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Nella foto: Mussulmani e cristiani insieme, in chiesa.
Autore: Flavio Peloso

Domenica 31 luglio 2016, una data da ricordare. Un impegno da continuare.

Imam in chiesa per assistere alla Messa e per dire no alla violenza dopo il barbaro omicidio il 26 luglio di padre Jacques Hamel nella parrocchia di Saint-Étienne a Rouen in Francia.
Sarà anche solo un gesto simbolico, ma dobbiamo proprio rallegrarci di questo evento.

Mi sono venuti istintivi, al cuore prima che alla mente, i versi iniziali della poesia di Giovanni Pascoli, "L'aquilone".

"C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d'antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole.
     Si respira una dolce aria che scioglie
     le dure zolle, e visita le chiese
    di campagna, ch'erbose hanno le soglie".

Quanto avvenuto oggi è solo un'aquilone, un segno bello nel cielo attaccato a un filo?
E se fosse il primo segnale di fraternità, in controtendenza proveniente dalla base del mondo islamico, al cui interno continuano a germinare forme aggressive e pazze di fondamentalismo?

Viene riferito che c'è stata una notevole partecipazione di mussulmani ad incontri di solidarietà nelle chiese cristiane dopo l'appello lanciato dal Centro per il culto musulmano francese: "I musulmani vadano a messa domenica mattina per dare ai cattolici un segno di solidarietà".
E similmente risulta sia avvenuto in Italia, dove le Comunità Religiose Islamiche Italiane hanno deciso di partecipare alla testimonianza di fratellanza spirituale con i cristiani con saluti e gesti di pace durante le celebrazioni domenicali.

Sono state circa 25 mila i mussulmani che in Italia "hanno risposto all'appello di recarsi oggi nella chiesa più vicina, salutare il sacerdote e dire che il mondo musulmano condanna il terrorismo e saluta il mondo cristiano portando il nostro slogan: preghiamo tutti insieme". Lo ha detto Foad Aodi, presidente delle Comunità del Mondo Arabo in Italia. 

Che bello venire a sapere che l'imam Ahmed El Balazi di Vobarno, un paese del Bresciano, abbia definito "criminali e falliti" i terroristi che pur inneggiano al Corano: “Non ho paura. Come me la pensano gli altri Imam con i quali sono in contatto. Questa gente sporca troppo la nostra religione ed è brutto sapere che tanti considerano tutti i musulmani terroristi, non è così”.

Altri Iman di Milano hanno dichiarato semplicemente: "Qui siamo a casa", qui nelle chiese cattoliche. "Oggi la nostra presenza è simbolica per mandare un messaggio, ma la collaborazione esiste da tanto tempo". "Tutte le religioni sono religioni di pace, fratellanza e uguaglianza".

In una chiesa di Ventimiglia, una donna si è tolta il velo in segno di rispetto verso i fedeli cristiani, ha preso la parola e ha raccontato che quando lo porta sul lungomare qualcuno le grida "terrorista", poi ha invitato musulmani e cristiani a non avere paura gli uni degli altri "perchè siamo tutti fratelli e sorelle".

Durante la Messa a Santa Maria in Trastevere, a Roma, tre Iman hanno detto: "Dobbiamo avere coraggio noi Imam per affrontare il terrorismo. Voi persone di fede siete pronte a collaborare con noi per evitare questa maledizione".  Ricordiamoci che il fondamentalismo islamico sta facendo più stragi e vittime tra gli stessi mussulmani prima ancora che fra cristiani o civili non credenti.
"Siamo qui per testimoniare solidarietà dopo l'attentato di Rouen - ha detto Mohammed ben Mohammed entrando in chiesa a Trastevere - per esprimere vicinanza e unità. Nel discorso di venerdì ho invitato i fedeli a denunciare chiunque sia intenzionato a fare un danno alla società. Tra i fedeli sono sicuro che c'è chi è pronto a denunciare. Le moschee non sono luoghi in cui i fanatici si radicalizzano, le Moschee fanno il contrario del terrorismo: diffondono pace e dialogo".
Non è che tutti i mussulmani si siano convertiti d'un tratto in pacifisti. Saranno anche solo un pugno di lievito nella massa. Ma è lievito. Nel bene c'è sempre la forza di Dio. 

Queste parole fanno bene ai mussulmani, e a noi cattolici, per non entrare nella spirale della contrapposizione e, invece, per incamminarci su sentieri di rispetto e fraternità.

Della novità di quanto avvenuto in questa domenica 31 luglio – da ricordare! – se ne è fatto interprete, da Cracovia, il cardinale Angelo Bagnasco: “Non sempre abbiamo sentito una reazione corale, ora questo invece si sta creando”.

Don Flavio Peloso

 

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