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Messaggi Don Orione
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Autore: Don Flavio Peloso
Pubblicato in: Don Orione oggi

In 20 paesi (islamici) non c’è libertà di religione. In molti altri c’è libertà di bestemmia e di diffamazione della religione. Tra autarchie collettive e individualismo liberal come si farà strada una società di fratelli?

Ancora oggi, in 20 Paesi del mondo, cambiare religione è reato. 

Il centro di ricerca americano Pew Research Forum on Religion & Public Life ha pubblicato una “Relazione sulla libertà religiosa” dalla quale risulta che in 20 Paesi – tutti a maggioranza islamica – sono ancora in vigore leggi che considerano la conversione dall’Islam a un’altra religione un reato, punito spesso severamente fino alla pena di morte.

I Paesi in questione sono Egitto, Iraq, Giordania, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita, Sudan, Siria, Emirati Arabi Uniti, Yemen, Afghanistan, Iran, Malaysia, Maldive, Pakistan, Isole Comore, Mauritania, Nigeria (per la parte del Paese a maggioranza islamica), Somalia.

È un dato di cui prendere atto e su cui riflettere. In questi Stati, il cittadino non può “convertirsi” e cambiare religione. Di conseguenza, nemmeno si può fare evangelizzazione e opera di proselitismo.

In alcuni di questi Stati 20 Paesi islamici, però, come la Giordania in cui è presente anche la Congregazione orionina, c’è libertà di culto, anche se riservato ai soli fedeli cristiani. Quindi c’è libertà di culto ma non di religione. E' solo un primo passo di convivenza tra cittadini di diverse religioni. 

Detto questo, merita di essere riportata anche una osservazione di Massimo Introvigne, responsabile dell’Osservatorio della Libertà Religiosa promosso dal Ministero degli Esteri italiano, di fronte ai dati del Pew Research Forum.

«La ricerca – afferma Introvigne – ha punti di forza e di debolezza. È tipicamente americana, nel senso che critica anche 32 Paesi che hanno norme, alcune delle quali comportano sanzioni solo amministrative, contro la blasfemia o la bestemmia, Italia compresa, e 87 Paesi che puniscono la diffamazione della religione. Finiscono così nel mirino dell’Istituto di ricerca americano anche Paesi dove la libertà religiosa è pienamente garantita, ma che hanno un tradizionale divieto della bestemmia e dell’offesa a intere comunità che è estraneo al diritto statunitense, il quale insiste sulla libertà di espressione più assoluta»

I reati di "diffamazione della religione" e di "bestemmia" non sono  reati contro la libertà, ma contro il rispetto civile delle persone che la professano.

Libertà, libertà, così cara e così malintesa e malpraticata: o troppo poco libera, o troppo liberal

           

            Dalla padella alla brace

Non so quale delle due forme di mancanza di libertà sia più minacciosa nel mondo attuale. Certo la mancanza di libertà proveniente dalle autarchie collettive organizzate (economiche, politiche, religiose) è più vistosa nelle forme e nelle conseguenze. Ha prodotto e continua a generare guerre, persecuzioni, emarginazioni, ingiustizie. Generalmente, però, l’intolleranza delle autarchie collettive crea reazioni intellettuali e morali che possono anche portare all’evoluzione dei rapporti civili fino a modificarne le leggi.

A mio avviso, oggi, sono ancor più devastanti le conseguenze provocate dall’autarchia dei singoli individui promossa dalla cultura liberal. L’individualismo radicale distrugge le relazioni, le rende inutili, le considera una minaccia alla libertà individuale. Esalta e immiserisce la persona, la chiude in stessa, la rende apatica o intollerante – socialmente e psicologicamente - verso qualunque altra libertà che chieda spazio e regole di convivenza.

 

            Libertà fa rima con fraternità

Ogni ragione è irragionevole per chi ha per unica ragione se stesso. Ogni legge diventa sopruso per chi ha per unica legge se stesso. Ogni altra persona diventa minaccia o preda: homo homini lupus. In regime di individualismo liberal, governa la dittatura del più forte e non la democrazia tra uguali… e tra “fratelliaggiunge il cristiano che conosce Padre nostro.

Quante onde di pensiero, di costumi e di progetti sociali si sono succedute con i loro dogmi e le loro devastazioni da quando l’illuminismo ha preteso estromettere Dio dalla casa dell’umanità: dal marxismo al capitalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo liberal o radical

Attualmente, nel mondo globalizzato, si è costituita una “dittatura del relativismo”, ha osservato Benedetto XVI. “Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”, poi facilmente pilotabili e dominabili dai furbastri e dai prepotenti di turno, spesso all’insaputa dei singoli individui.  

 

            Quale fraternità senza padre?

La risposta al relativismo non può venire dall’integralismo autarchico, sia collettivo che individualista, ma da una società di fratelli adulti e responsabili, che siano tali non perché fanno quello che vogliono, ma perché si riconoscono figli dello stesso padre.

Già, ecco il punto. Come potrà affermarsi la fraternità nel vivere sociale – valore pur riconosciuto dall’illuminismo laico e dalla “Dichiarazione universale dei diritti umani” dell’ONU – se non viene riconosciuta la paternità, che è inclusa nell’esperienza-concetto di fraternità?       

Sappiamo bene cosa ha prodotto la rivoluzione francese in nome della fraternité, dove è arrivato il comunismo in nome dell’égalité e quale inequità/iniquità abbia instaurato nel mondo il capitalismo in nome della liberté economica. 

Se va in crisi la fraternità, crollano anche uguaglianza e libertà, i capisaldi della democrazia e della convivenza civile.

È per tale ragione che, nella società attuale, presentare e aiutare a riscoprire il “Padre nostro che è nei cieli” è opera altamente civile e socialmente salvifica.

Quando Don Orione insisteva – in decine di suoi documenti – La nostra politica è la politica del Pater noster diceva qualcosa di vero e di profondo. Non era un bel modo clericale per tirarsi fuori dalla mischia politica, in quel tempo fortemente segnata dal fascismo e dai molti focolai socialisti.  No. Era, ed è oggi, la via per dare il cuore alla politica, per darle il fondamento imprescindibile, la sorgente della fraternità.

Senza il Padre nostro che è nei cieli, ogni politica qui sulla terra diventa settaria, violenta e ingiusta.

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