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Messaggi Don Orione
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Nella foto: Il Card. Saraiva Martins, dopo la celebrazione al Santuario della Madonna della Guardia di Tortona.
Autore: Jos? card. SARAIVA MARTINS

Presentazione al volume di Giorgio Papasogli, Vita di San Luigi Orione (Ed. Gribaudi, Milano 2004)

L’UOMO DELLA CARITÀ

Card. José Saraiva Martins

 

“Per fare di un uomo un santo occorre solo la Grazia. Chi dubita di questo non sa cosa sia un santo né cosa sia un uomo”, ha affermato con la sua caratteristica lapidarietà Pascal nei Pensieri. Prendo questa osservazione per introdurre la biografia di San Luigi Orione, nella quale Giorgio Papasogli, con grande sensibilità di credente e di storico, lascia intravedere sia l’azione di Dio (la Grazia appunto) e sia il valore dell’uomo, ben riconoscibili nella filigrana del tessuto della sua vita.
Concordo con il Card. Giuseppe Siri il quale, nella prima Presentazione della biografia (1974), manifestava la sua ammirazione verso Giorgio Papasogli perché “Cosa difficile scrivere la vita di Don Orione!”, diceva. “La vita di Don Orione ha caratteristiche singolari, pressanti, pressoché uniche nel nostro tempo. La santità può esistere con tutte le condizioni e non è dato a noi giudicare il più e il meno. Ma in Don Orione la vita pare un fiume, nato tale, limpido, che ha defluito sempre impetuoso, senza perdere la cristallina semplicità e chiarezza e che, senza adagiarsi in nessuna molle pianura, così impetuoso è entrato in mare. Fin dagli inizi è tutto originale, tutto provvidenziale. Ed è vissuto in buona parte tra gravi sconvolgimenti: il radicalesimo in Italia, i disastri, le due guerre, il modernismo, le dittature inumane. Il fiume ha proseguito imperterrito, ha irrorato; nessuno ha potuto fermarne l'impeto o intorbidarne le acque”.

Ho avuto modo di conoscere la personalità di San Luigi Orione, perché ho seguito da vicino, e anche con personale coinvolgimento di stima e devozione, le ultime fasi del suo processo di canonizzazione. Penso che Don Orione sarà probabilmente ricordato come il “santo della carità”. Questa è la nota che con più continuità gli è stata riconosciuta, anche pubblicamente, dai Pontefici a lui vicini. “Un martire della carità”, l’ha definito San Pio X, mentre Giovanni Paolo I l’ha identificato come “lo stratega della carità”. Quando, il 12 marzo 1940, Don Orione morì, Pio XII lo definì “padre dei poveri e insigne benefattore dell’umanità dolorante e abbandonata”. Il beato Giovanni XIII ha testimoniato: “Don Orione era l’uomo più caritatevole che io abbia mai conosciuto. La sua carità andava oltre i limiti normali. Era convinto che si potesse conquistare il mondo con l’amore”. Giovanni Paolo II, nell’omelia della beatificazione, l’ha qualificato come “una geniale espressione della carità cristiana”.
La presente biografia costituisce un vivace e organico documento di quanto il processo di canonizzazione ha accertato con tanta dovizie di testimonianze: San Luigi Orione ha vissuto eroicamente la carità nell’intimità crocifissa per Dio e in tutte le 14 espressioni delle opere di misericordia corporale e spirituale. Il suo dinamismo, che lo rese infaticabile e geniale artefice di tante relazioni e di tante opere, fu mosso dalla “charitas”, cioè dallo zelo per la “gloria di Dio”e il “bene delle anime”. Don Orione fu una delle personalità più grandi e incisive del secolo XX per le sue forti esperienze, per i suoi solidi valori, per le sue significative relazioni, in una parola, per la sua santità. Egli si interessò di persone e di molti problemi vitali, sociali e religiosi, sempre in vista del bene delle persone, con una carità che egli avvertiva come “passione”, “martirio”, “musica soavissima”.
Il santo tortonese offre alla Chiesa del III millennio, impegnata nel cammino di fedeltà evangelica e di evangelizzazione, un messaggio antico e sempre nuovo: niente come la carità introduce noi e chi incontriamo all’esperienza di Dio. Spesso egli affermava: “La nostra predica è la carità”; “La carità apre gli occhi della fede”. “Le opere della carità sono la migliore apologia della fede cattolica”. Ciò è profondamente vero: sono le opere della carità che fanno sperimentare la Provvidenza di Dio (“Ubi charitas, Deus ibi est”) e rendono viva la Chiesa (“Da questo vi riconosceranno”).

Giorgio Papasogli, proprio per la cura e l’aderenza storica nella stesura di questa pregevole biografia, ci mostra un Don Orione in tutta la sua dinamicità apostolica, l’intelligenza nel comprendere problemi e sviluppi del suo tempo, la libertà coraggiosa nell’occuparsi di situazioni cruciali e di persone controverse per la comunione della Chiesa. L’Autore, come molti contemporanei e storici del Santo, non nasconde la propria meraviglia di fronte a una tale figura e cerca una spiegazione. Trova le sorgenti dell’azione audace e apostolicamente fruttuosa di Don Orione nella dilatazione e urgenza prodotte in lui dalla carità di Dio e dalla “fede papale”.
La “fede papale” è il secondo filo conduttore del tessuto della vita di San Luigi Orione. “La mia fede papale – egli confidava – è ciò che ho più amato e amo: il Papa, i Vescovi, la Chiesa di Gesù Cristo”. Con tale espressione indicava la fiducia filiale, l’adesione di mente e di cuore, la cosciente e libera consegna di sé a colui cui Gesù disse: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” e, in lui, alla Chiesa tutta. La “Piccola Opera della Divina Provvidenza (la famiglia di religiosi, religiose e laici da lui fondata) – spiegava il Fondatore – “ha un’opera sola determinata”, e questa è “la santificazione dei membri con lo spargere nel popolo cristiano un amore dolcissimo al S. Padre”, come a dire che la finalità unificante e dinamica di tanto agire – e non poche volte di tanto patire – fu l’amore al Papa e la passione per l’unità della Chiesa attorno al suo “centro visibile”.
I santi ci lasciano “un'eredità da non disperdere, ma da consegnare a un perenne dovere di gratitudine e a un rinnovato proposito di imitazione” (Novo Millennio Ineunte n.7). Dell’eredità di Don Orione beneficiarono soprattutto i suoi discepoli di ieri e di oggi. La vita di un buon manipolo di Servi di Dio e di Venerabili, formatisi a Tortona accanto a Don Orione, sono oggetto dello studio della Congregazione delle Cause dei Santi, che sono onorato di presiedere: il beato Francesco Drzewiecki, i venerabili Don Carlo Sterpi e Frate Ave Maria, i Servi di Dio Don Gaspare Goggi, Padre Riccardo Gil e Suor Maria Plautilla. Tale schiera di candidati al riconoscimento ecclesiale della santità è un eloquente segno della buona qualità della scuola e, in particolare, del loro maestro.
Un grande filosofo francese del XX secolo, Henry Bergson, ha osservato che “i più grandi personaggi della storia non sono i conquistatori ma i santi”. Mentre Jean Delumeau, uno storico del cattolicesimo del Cinquecento ha invitato a verificare come i grandi risvegli nella storia della cristianità siano stati caratterizzati da un ritorno alle fonti, cioè alla santità del Vangelo, provocata dai santi e dai movimenti di santità nella Chiesa. In tempi più recenti, il Card. Joseph Ratzinger ha giustamente affermato che “Non sono le maggioranze occasionali che si formano qui o là nella Chiesa a decidere il suo e nostro cammino. Essi, i Santi, sono la vera, determinante maggioranza secondo la quale noi ci orientiamo. Ad essa noi ci atteniamo! Essi traducono il divino nell'umano, l'eterno nel tempo".
In un mondo che cambia, i santi non solo non restano spiazzati storicamente o culturalmente, ma – mi pare di dover concludere – stanno diventando un soggetto ancor più attendibile. In un’epoca di caduta delle utopie, in un’epoca di diffidenza e di inappetenza di quanto è teorico e ideologico sta sorgendo una nuova attenzione verso i santi, figure singolari nelle quali si incontra non una teoria e neanche semplicemente una morale, ma una storia da narrare con la parola, da scoprire con lo studio, da amare con la devozione, da attuare con l’imitazione.
San Luigi Orione è modello e intercessore sicuro. Soprattutto dopo la canonizzazione, è di tutti, è una ricchezza per la Chiesa, è un patrimonio dell’umanità, perché si è spinto oltre se stesso in uno sviluppo che mentre onora l’uomo rende gloria a Dio, “mirabile nei suoi santi”. Auguro a ciascun lettore di poter passare dalla parola, illuminata e affascinante del libro, allo studio, alla devozione e, con la grazia di Dio, all’imitazione del “santo della carità”.

 

 

 

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