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Don Orione: da Tortona al mondo (Atti del Convegno storico, 14-16 marzo 2003)

Mattone su mattone: tracce urbanistiche nel territorio tortonese dell'attivit? di Don Orione

Il tempio votivo della vittoria alla Regina della pace o Santuario della Guardia, in Tortona?

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Nella foto: MARZIANO e INNOCENZO nelle vetrate del Santuario della Madonna della Guardia di Tortona.
Autore: Flavio Peloso
Pubblicato in: Marziano e Innocenzo. Tortona paleocristiana tra storia e tradizione, Tortona, 2013; "Settegiorni a Tortona", p. 3 del n. 9 del 7 marzo e del n. 10 del 13 marzo 2020.

Si tratta della relazione di Don Flavio Peloso al simposio dedicato ai santi Marziano e Innocenzo, primi Vescovi della diocesi di Tortona, 15 maggio 2013.

Don Orione: da Tortona al mondo (Atti del Convegno storico, 14-16 marzo 2003)

Mattone su mattone: tracce urbanistiche nel territorio tortonese dell'attivit? di Don Orione

Il tempio votivo della vittoria alla Regina della pace o Santuario della Guardia, in Tortona?



Don Orione cultore delle origini cristiane di Tortona.

Don Flavio Peloso

È messo a tema il collegamento tra i due santi delle origini della Chiesa tortonese e un santo contemporaneo, quasi a significare l’ieri, oggi e sempre di Cristo e della sua Chiesa che camminano nel tempo.

Questo collegamento di vita, implicito nel titolo, costituisce già un significativo messaggio, valido sul piano personale e comunitario, per il nostro cammino sia di Chiesa che di Città, alla luce dell’Anno della Fede. Ci porta a considerare come la storia e l’attualità siano il risultato oltre che dell’intelligenza, del cuore e delle mani degli uomini anche dell’azione provvidente di Dio. È tanto concreto il protagonismo divino che non si può fare compiutamente opera storica senza considerare almeno le tracce (eventi, persone, parole, reperti) che le Mani della Divina Provvidenza lasciano nella storia degli uomini.

 

Don Orione cultore della tortonesità

È importante che continuino oggi le lodevoli iniziative di carattere culturale, come questa dedicata ai santi vescovi Marziano e Innocenzo. Tortona ha una bella e importante tradizione di ricerca, di presentazione e di culto delle sue memorie storiche, culturali, civili e religiose, che fu promossa fin dall'inizio del Novecento ed ebbe nella Pro Julia Derthona l’organismo propulsore.

È da ricordare che Don Orione fu socio sostenitore e collaboratore della Pro Iulia Dertona e fu amico dei pionieri della tortonesità: l’avvocato Domiziano Soncino e  il generale Aristide Arzano. Erano i due che guidavano la Pro Iulia Dertona coordinando studio e sostegno alle attività pubbliche culturali e sociali intraprese dal Comune.

Don Orione ebbe tratti di grande cordialità e di stima soprattutto con Aristide Arzano[1]per il culto che ella ha per la nostra città amata”.[2] Ebbe a scrivergli: “Nessun tortonese, degno di questo nome, potrà mai dimenticare quanto ella ha fatto per questa nostra città. E, lo creda, tutti abbiamo vera ammirazione ed alta stima di lei”.[3]

Il progetto del Tempio della Pace sul Castello, una iniziativa cittadina a cui Don Orione collaborò e per la quale ebbe anche a soffrire, fu pensata quale “monumento migliore della comune riconoscenza ai caduti per la Patria, ed il ricordo più durevole del  XVIII Centenario del martirio del gran Padre della chiesa tortonese S. Marziano”.[4] Doveva sorgere sul colle Vittorio o Castello, nel luogo dell’antica cattedrale, perché “Là vi pregarono i vescovi S. Innocenzo e S. Marziano; là i crociati e i prodi della lega lombarda attinsero coraggio alla difesa della religione e della patria”.[5]

Fu un tema spinoso per Don Orione e per la Città che si divise tra chi voleva il santuario della Madonna a San Bernardino, secondo il voto fatto, e chi sosteneva il progetto del Tempio della pace dedicato alla Regina della pace sul Castello. La faccenda era diventata un problema cittadino e dava adito a commenti e divisioni. “Una parte voleva il Santuario sul Castello; una parte qui (a San Bernardino) – ricordava Don Orione commentando quegli eventi -. Ed allora io, avendo visto che la matassa si imbrogliava, pensai: Non è meglio che mi levi dai piedi? E me ne andai in America (1921).[6]

Don Orione mise nel cassetto il progetto del Santuario di San Bernardino. Dopo 10 anni, dati gli esigui fondi raccolti, il progetto del “Tempio della pace” fu abbandonato e, solo allora, Don Orione diede avvio al Santuario della Madonna della Guardia che, in tre anni, fu finito e inaugurato il 29 agosto 1931.

Un segno dell’interesse di Don Orione per la cura città è una lettera dell’8 agosto 1922 ad Aristide Arzano. Era stata posta una lapide commemorativa sulla casa ove nacque il maestro Lorenzo Perosi, già mondialmente famoso. Don Orione scrive all’Arzano: “L’epigrafe però che viene riportata dallo stesso nostro Popolo, dice che «Don Lorenzo vi nacque» etc. Ora scrivo a lei… per farle rilevare che il don Lorenzo non è già nato in quella Casa «che fu già dei Perosi», ma nella casa di fronte, che era dei Remotti. La famiglia Perosi nel [18]72, anno di nascita del don Lorenzo, non abitava ancora nella casa che poi fu dei Perosi, ma stava in affitto nella casa prospiciente. Questo io so in modo da non ammettere nessun dubbio; poiché da anni vo raccogliendo memorie di Tortona, e proprio il padre di don Lorenzo come la madre di lui sempre mi dissero che egli nacque non nella loro casa, ma nella casa davanti, e così mi disse anche ultimamente Mg.r Carlo; nacque gemello, l’altro morì”.

 

San Marziano e le origini della Piccola Opera

“Ricordo che quando avevo appena incominciato a raccogliere i primi ragazzi dell’Oratorio veniva il Padre dei Perosi ad insegnare musica e tra l’altro insegnò a cantare un mottetto da lui musicato: dove c’era questa invocazione al Santo Protomartire della Diocesi: “O San Marziano non abbandonare i tuoi figli… Filios tuos, Marciane ne deseras”.

Allora il maestro Perosi, padre dei Perosi, fece cantare in quel primo anno e poi anche in seguito queste parole musicate da lui: Filios tuos, Marciane, ne deseras! San Marziano, non abbandonare, non dimenticare i tuoi figli! Oh! quanto sarei contento se potessi ancora avere dalla Famiglia Perosi la musica di quel mottetto musicato dal padre dei Perosi perché ancora potesse risuonare in questa festa come risuonava ai primi tempi!”.

Don Orione incluse il nome di San Marziano e di Sant’Innocenzo nella formula di Professione religiosa

Il voto del 19 agosto 1918 fu fatto davanti all’urna di San Marziano
“Fu là, davanti alle Ossa di San Marziano, che io, sentendo di interpretare l’anima tortonese, ho fatto il voto a nome del popolo tutto, di innalzare a S. Bernardino un Santuario alla Madonna della Guardia, se la guerra fosse tosto finita con la vittoria delle nostre armi. E la vittoria arrise tosto all’Italia. E Tortona, nobile sempre, tenne fede al suo voto”.

 

Le vetrate del Santuario

“Quando sono tornato dall'America e ho veduto che Don Sterpi mi ha preparato, tra l'altro, la gradita sorpresa delle vetrate”.

“V’è nel nostro Santuario una vetrata dedicata a San Marziano, riproduce un’immagine pubblicata per il centenario del Santo; e sotto ho letto queste parole: Filios tuos, Marciane, ne deseras!”.

 

La Colonia Agricola Sant’Innocenzo

“A ricordare il 40mo Anno della Piccola Opera della Divina Provvidenza, convennero a Tortona, in maggio, molti antichi allievi di Don Orione. In quella adunata fu deciso - a perenne memoria - la istituzione in Tortona di una Colonia Agricola, secondo i più moderni sistemi di cultura razionale: essa prenderà nome da Sant’Innocenzo, Vescovo e patrizio Tortonese”.[7]

La Società storica Tortonese fu sollecita ad esprimere a Don Orione il suo compiacimento e il plauso, tramite il presidente Aristide Arzano: “Per esprimere in qualche modo il proprio sentimento di ammirazione e di collaborazione la Società storica d'un mese prega volerle permettere di offrire alla nuova colonia la statua di Sant'Innocenzo, da collocarsi a decorazione della cappella del nuovo importante impianto, destinato ad essere onore e vanto di Tortona agricola”.

 

Promotore del culto di San Marziano

Scrive dal terremoto della Marsica, nel marzo 1915. “Il 6 marzo abbiamo celebrato tra queste macerie, la festa di S. Marziano con molta commozione. Oh quante volte in quel giorno io sono venuto con tutta l’anima intensamente piena di ricordi nel nostro Duomo, e ai del nostro Santo! Ah io sono tortonese, e voglio essere figlio di San Marziano da per tutto!”.

“Spero di ritrovare vostra Eccell.za rev.ma in buona salute, e tutta Tortona e la diocesi nel fervore delle feste del centenario di S. Marziano”.

Chiedeva l’indulgenza per i pellegrini che portava a venerare il corpo di San Marziano, “pregando secondo le intenzioni del S. Padre e di vostra Eccellenza Rev.ma davanti al corpo benedetto di S. Marziano: sarà anche un rendere più popolare il culto del primo Vescovo Martire della Diocesi Tortonese”.

“È da qualche tempo che penso di far fabbricare e di lavorare perché sulle ruine del nostro castello di Tortona s’innalzi una cappelletta dedicata a S. Marziano, al quale non esiste in Tortona nessuna chiesa, e vorrei che sotto ci fosse uno scurolo dove collocarvi la Madonna Mora, che è in Duomo, e che prima anticamente era già sul castello sotto  la Cattedrale”.

“Noi, eredi della fede delle Catacombe di S. Marziano e di S. Innocenzo”.

“Mi parrebbe di venir meno a qualche cosa, ad un dovere, se non vi dicessi qualche cosa su San Marziano, anche un pensiero brevissimo. Sant'Agostino quando parla dei martiri di Cristo dice così: Martyrem dixi predicavi satis: ho detto martire, e ho detto abbastanza”.

“Sempre, nella nostra Piccola Opera, è stato vivo il culto, la devozione verso i Santi e specialmente verso San Marziano”.

 

DON ORIONE RACCONTA SAN MARZIANO E SANT’INNOCENZO

Don Orione parlò spesso e scrisse di San Marziano e di Sant’Innocenzo per divulgarne la conoscenza, intendendo così spronare a vita alta di fede e a ravvivare il senso di appartenenza civile e religiosa di Tortona.
Innanzitutto vorrei segnalare due piccoli contributi bibliografici provenienti dall’Archivio Don Orione di Roma.

San Marziano e l’origine della Chiesa tortonese di Rinaldo Aldini, Tortona, Tip. Rossi, 1914, p.62.
Don Orione lo presenta così: “Pel centenario di San Marziano, il Dott. Aldini aveva scritto meravigliosamente di Lui; il suo volume, che giunse tanto opportuno, è, mi si passi il vocabolo, materiato di fede e di amore; non un panegirico, no, è il lavoro di uno storico che rivela tutto il valore dell’Aldini anche in questo campo, ma che pur fa sentire il cuore del tortonese autentico, di un figlio di questa città illustre e della illustre Chiesa di Tortona, chiesa e città che mi danno l’impressione d’essere un po’ dimenticate. In quel lavoro la fede avita scaturisce limpida, romana e tortonese insieme, attraverso ogni pagina, sgorga quasi, si potrebbe dire, ad ogni riga. I commenti alle fonti storiche si svolgono chiari, sereni, con induzioni precise, senza enfatiche esaltazioni, ma con procedimento sensato, calmo, riflessivo”.
“Questo bellissimo articolo lo abbiamo tolto, quasi di pianta, dall’ultimo capitolo del libro su San Marziano, scritto dal compianto Dott.r Cav.r Rinaldo Aldini, di benedetta memoria”.

Cenni biografici di S. Marziano M.re, primo Vescovo di Tortona, Tipografia S. Giuseppe, (senza data, sostituita da “XVIII Centenario del martirio di S. Marziano”), p.56. In ultima di copertina si legge: Pro Tempio Votivo “Regina Pacis”.
Si tratta di una iniziativa di Don Orione e della sua Tipografia di Don Orione per la diffusione del culto di San Marziano. Da notare anche la destinazione degli utili “Pro Tempio Votivo “Regina Pacis”, progetto che al Fondatore tortonese aveva arrecato qualche sofferenza e incomprensione.

Sappiamo che la ricerca e il dibattito storiografico riguardanti le figure dei due santi Vescovi tortonesi Marziano Innocenzo è stato ed è assai vivace ed ha prodotto importanti approfondimenti per giungere al nucleo più essenziale e certo delle notizie storiche.

Secondo la tradizione, la comparsa del messaggio cristiano nel territorio tortonese risale a San Marziano, il proto vescovo martirizzato all’epoca dell’imperatore Adriano (117-138 a.C.), e più probabilmente tra il 120 e il 122 d.C. Però, siamo in assenza di dati e di documenti storici relativi all'opera di Marziano.

Certamente, la Chiesa tortonese è documentata a partire dal IV secolo (con Sant’Esuperanzio) come già consolidata e organizzata e, pertanto, è condivisa la convinzione che in Tortona e nel suo territorio si ebbe una evangelizzazione precoce, risalente al II secolo, certamente favorita dal fatto che Dertona sorgeva ad un incrocio strategico della rete viaria romana. Tortona, con i suoi moltissimi i reperti archeologici è considerata il più importante sito paleo-cristiano del Nord Ovest. Ma solo nel suo culto e nella sua tradizione viva si rilevano le tracce della effettiva esistenza del primo vescovo San Marziano.

Di fronte a San Marziano e, in parte, anche a Sant’Innocenzo si rinnova il classico problema storiografico della individuazione della reale figura storica dei santi testimoniati che è possibile solo attraverso la decodificazione dei dati devozionale e cultuali. Nel fare questo, ci vuole molta acribìa e prudenza. Gli storici hanno criteri e filtri a volte molto diversi. C’è chi, a certe condizioni, accredita la tradizione di valore storico e altri meno. Ad esempio, Fedele Savio (1899) e Francesco Lanzoni (1927), basadosi solo sui documenti conosciuti e per nulla sulla tradizione, comunque rilevabile e certa, mettono in dubbio la storicità di San Marziano.

Non entro in queste problematiche, per altro bene approfondite anche recentemente in studi molto competenti e documentati.[8] Vorrei semplicemente offrire un saggio di come Don Orione presentava San Marziano e Sant’Innocenzo alla gente. Mi servo in particolare di due suoi discorsi,[9] diretti a Confratelli e Suore di Tortona, con i pregi e i limiti di una esposizione orale, per quanto con trascritta con cura.

Possiamo vedere come Don Orione fosse bene informato degli studi del suo tempo e come egli sappia ravvivare il racconto con la sua parola calda di fede.

La storia certo non dice molte cose sicure per la sua vita.[10] Non si sa dove sia nato. Si sa che a Tortona Egli vi trovò la fede, che si vuole sia stata qui predicata dall’Apostolo San Barnaba.

San Marziano, primo Vescovo di Tortona è nostro Padre Spirituale, perché fu uno dei primi predicatori della Fede.

Un’antica tradizione narra che egli fu uno di quei piccoli bambini che Gesù accarezzò durante la sua vita mortale e che ebbero da Lui una benedizione speciale. E’ certo che questo Santo visse ai tempi Apostolici e fu martirizzato nel 122. Fu contemporaneo di San Giovanni Evangelista e morì quasi alla stessa epoca. [11]

Non si sa precisamente di dove fosse San Marziano ma si sa che era della famiglia romana dei Marzi, della stirpe Marciana.[12] Da questa famiglia prende il nome il più grande acquedotto di Roma detto appunto dell’acqua marcia.

Molte terre e provincie erano allora sotto Tortona che era città molto più importante di adesso, era una città di prim’ordine. Non si trovava dove è ora, ma sul Castello, dove ancora si vedono i resti dell’antica Dertona colla vecchia torre.

Ancora oggi in alcuni orti si trovano giacenti grandi massi dell’epoca romana, e sulla via che va a Milano si vedono due grandi rogge di quell’epoca. In Tortona si trova pure la tomba di un generale romano (Maiorano) che fu ucciso qui.

Di San Marziano si trovano tracce antichissime in varie Chiese di questi dintorni perché con la carità e lo zelo che contrassegnano i santi, San Marziano andava spiegando il Vangelo di Gesù in tutti i paesi vicini.[13]

Le sue giornate erano piene come le spighe del grano maturo: “Dies plenus”. Per questo la fama del Santo Vescovo si diffuse moltissimo.

            Vi era[14] in Asti un nobilissimo cavaliere, Secondo, giovane ardente ed intrepido soldato, che avendo udito parlare di San Marziano, ebbe vivo desiderio di conoscerlo per farsi da Lui istruire nelle verità della Fede e ricevere il santo Battesimo.

            Essendo grande amico del Prefetto di Tortona, Sapricio, venne qui e conobbe San Marziano. Illuminato ed istruito fu mandato dal Santo a Milano per essere battezzato da due altri Santi che si trovavano prigionieri colà e da Essi miracolosamente ricevette il Santo Battesimo.

            San Giovita e San Celso, perché così si chiamavano i due Santi, fecero conoscere a Secondo, il giovane cavaliere astigiano, che fu poi San Secondo,[15] che Sapricio, Prefetto di Tortona, aveva fatto imprigionare San Marziano, in odio alla religione Cattolica. Gli diedero la SS. Eucaristia da portare come viatico al Santo Vescovo e Secondo si valse dell’amicizia sua col Prefetto, per arrivare sino a Lui.

            Il giorno dopo l’arrivo di Secondo, San Marziano, dalla sua prigione, che si trovava al Castello, venne trascinato fin presso alla Scrivia,[16] dove gli venne troncato il capo.[17] Prima di essere decapitato, fu martirizzato con lamine infocate messegli sul petto, e con vari altri tormenti da cui sempre uscì illeso.

San Secondo ottenne da Sapricio di avere il corpo del Santo Martire e, presa una spugna, la inzuppò nel sangue che sgorgava dal collo e la rinchiuse poi in una ampolla, e seppellì il santo corpo, non nello stesso luogo dove fu martirizzato, ma più in avanti.

            Le persecuzioni poi, che si succedettero per molti anni, fecero smarrire le tracce del sacro deposito, non cessarono che circa il 315, sotto il regno dell’Imperatore Costantino, figlio di Sant’Elena.

            Quando era Vescovo di Tortona Sant’Innocenzo,[18] viveva un santo Sacerdote chiamato Giacomo, molto devoto di San Marziano, il quale passava le notti in preghiera davanti al SS. Sacramento, nell'ampia  Cattedrale di Tortona vecchia, al Castello. Questo santo Sacerdote pregava sempre Nostro Signore a fargli conoscere il luogo dove era sepolto il corpo del Santo Martire.

            Una notte, mentre come al solito stava assorto in orazione, gli apparve una visione circonfusa di luce che disse: “Non temere, sono Marziano”, e gli fece vedere il luogo dove si trovava il suo corpo.[19] ”Va, gli disse, e dì ad Innocenzo di mettere in onore le mie ossa: Nostro Signore lo desidera onde aumenti la fede nei popoli”.

            Il Vescovo di Tortona obbedì subito, ed accompagnato dal Clero e da numeroso popolo, andò, e nel luogo preciso, indicato loro dal Santo Sacerdote, trovarono il corpo, l’ampolla del sangue e la spugna.[20]

            Unito a questo si trovò pure un laterizio sul quale, secondo l’uso romano di quei tempi, stava scritto: “Corpus Beati Marciani Episcopi et Martiri”.[21] Allora Dio glorificò quel santo Corpo col dono dei miracoli ed i popoli venerarono colui che ben a ragione si può chiamare il padre della Chiesa Tortonese.

            Il corpo del Santo Martire fu trovato sotto un cumulo di rottami ed un grosso albero di sambuco stendeva i suoi rami fronzuti, quasi a proteggere quella tomba. Sant’Innocenzo non lo tolse da quel luogo ma, datogli onorevole sepoltura, fece innalzare su di esso una splendida basilica che resistette fino al 1331, poi cadde. Io ne ho visto ancora le rovine scomparse ora per dar luogo ad altre fabbriche.

            La via che dal Castello mena a Tortona porta ancora il nome di Via San Marziano.[22] Il sito dove fu martirizzato il Santo è al presente proprietà del Barone Garofoli, e mi glorio, si così, mi letifico nel Signore, di aver cooperato, anzi di aver quasi obbligato quella famiglia, che è una delle prime famiglie di Tortona, a costruirvi una Cappella, ove spero tra non molto celebrare la Santa Messa.[23]

            Preghiamo San Marziano: preghiamolo, perché ottenga a noi, successori di quei popoli, per insegnare ai quali il Vangelo diede il sangue e la vita, la fede, ma una fede viva, ardente, sincera. E se oggi non è necessario suggellare questa fede col sangue, lo sarà forse domani; abbiamo perciò bisogno di fede, di forza per vincere le grandi lotte che ci attendono.[24]

 

A conclusione, vorrei evidenziare le motivazioni profonde di Don Orione nella promozione della conoscenza e del culto dei Santi Marziano e Innocenzo. Perché tanto fervore? Per due ragioni: perché aiutano coltivare la vita cristiana e perché aiutano a coltivare la vita civile di Tortona, la tortonesità.

Questa parola l’ho imparata da un grande cultore della tortonesità, il compianto sindaco di Tortona Giuseppe Bonavoglia. Egli ripeteva quasi come un ritornello “Tortona deve riappropriarsi di Don Orione”, ritenendo che Don Orione ancora molto potesse dire e fare per il bene civile, religioso, culturale e sociale della città.

Desidero allargare l’espressione del caro Bonavoglia, dicendo “Tortona deve riappropriarsi dei propri santi”. Non vanno lasciati né in uno scaffale di archivio, né in una vetrina di museo, né in una nicchia di chiesa. Sono un bene civile e politico perché sempre chi innalza il livello spirituale di una città sommamente contribuisce alla sua unità e al suo progresso.

 


[1] Nato a Tortona nel 1866, percorse tutta la carriera militare nei Bersaglieri fino a raggiungere il grado di generale. Si può dire, però, che Arzano abbia speso la sua in­tera vita a favore di Tortona: dinamico, instancabile, tenace, estroso, promosse iniziative in tutti i campi della vita culturale, sociale ed economica per oltre mezzo secolo, fino alla morte, avvenuta a Milano nel 1943. Si veda Fausto Miotti, Le origini della Società Storica e la figura di Aristide Arzano, “Iulia Dertona” n. 88, LI, 2003, 2, p. 55-68.

[2] Lettera del 30.12.1922; Scritti 40, 156.

[3] Lettera del 17.10.1932; Scritti 40, 170. Cfr. Flavio Peloso, L'ambiente di Tortona nella formazione giovanile di Luigi Orione, “Iulia Dertona”, n. 83 (XLIX), 2001, II-1, p.7-26.

[4] Copia in ADO.

[5] “Il popolo”, 12 agosto 1923.

[6] Discorso a un gruppo di pellegrini genovesi, il 29.5.1938; Parola IX, 277. In realtà il viaggio di Don Orione in America Latina (Brasile, Uruguay, Argentina) era da tempo programmato e più volte rimandato.

[7] Il 29 giugno 1934, la famiglia Ferretti cedeva a Don Orione la “Calvina vecchia”, situata sulla strada per Castelnuovo, a due chilometri da Tortona.

[8] Mi riferisco all’importante Introduzione (p.34) e alla Postfazione (p.48) di Ugo Rozzo alla riedizione anastatica della storica Historia della vita, martirio e morte di S. Martiano, e di santo Innocentio primi vescoui di Tortona, et altre cose partenenti, si all'antichità, della religione come ad essa città, raccolte da diuersi autori per Gio. Liuggi da Milano stampata a Milano nel 1599 (Antichi e Rari della Biblioteca Civica di Tortona, 2013); agli contributi di Luciano Maffi, Il primo cristianesimo nel Tortonese, Dertona. Histoia Patriae. Storia di Tortona presistoria ad oggi, p. 311-337; ancora di Luciano Maffi e Marco Rochini (p.11-20) e di  Maurizio Ceriani (p.21-40) in Marziano e Innocenzo. Tortona Paleocristiana tra Storia e Tradizione, Tortona 2013.

[9] Il primo è rivolto alle sue Suore, il 18 febbraio 1918, mentre il secondo – riportato nelle note integrative al primo, è rivolto a Confratelli e Chierici della Casa Madre di Tortona, il 19 ottobre 1937.

[10] Effettivamente, le passiones e lectiones non abbondano di particolari miracolosi e strabilianti come si soleva fare in questo genere letterario.

[11] Don Orione qui accenna a notizie attinte da sermoni dei predicatori tortonesi recenti, ma senza traccia in testi antichi.

[12] Tito Livio annovera la gens Marcia tra le 100 gentes originarie di Roma.

[13] Si vuole che San Marziano abbia predicato l’Evangelo nel suo paese, a Mortara, a Salice, a Tortona e anche a Milano…”, “in tutte queste zone, e anche nell'Insubria e nelle plaghe circostanti, fino nell'Astigiano dove si invoca ancora San Marziano e dove sorgono cappelle e chiese in onore di San Marziano”. È dell’836 l’atto di dedicazione a San Marziano della Pieve di Alfiano, ai confini con l’astigiano; sono sorte molte chiese in onore di Marziano anche in Liguria, nel Piacentino, in Lomellina, nel Milanese.

[14] Don Orione attinge ai più solidi e comuni studi su San Marziano. Qui viene ripreso il classico racconto, testimonianto dal Carme dell’836 di Valafrido Strabone, abate dell’abazia di Costanza in Svizzera: epoca dell’imperatore Adriano, il prefetto Sapricio, i ferri roventi sul corpo, Marziano definito “praesul Terdona primus in urbe” cioè protovescovo di Tortona. WALAHFRIDI STRABI, Carmina, (a cura di Ernst Dümmler), Berlino, 1884, p. 409. Traduzione di Maurizio Ceriani: “Marziano primo vescovo nella città di Tortona, brillò distinguendosi per costumi e meriti. Fu celeberrimo conoscitore del santo dogma, dolce nell’eloquio e ovunque custode della legge del Signore. Si adoperò per estirpare l’errore dalle popolazioni ignoranti ed unirle al gregge del proprio creatore. Ma Satana non sopportando che gli fosse arrecato tanto danno, spinto dalle fiamme dell’invidia prende le armi. Mentre per ampie regioni (dell’impero) vigevano le leggi dell’imperatore Adriano, Satana inviò da Roma Sapricio a fare le sue vendette; e questi, bruciando con blocchi di ferro arroventati i visceri del Santo, fece si che l’anima ne lasciasse il corpo”.

[15] Patrono di Asti. La città di Tortona era legata alle città longobarde di Asti e Brescia.

[16] “Il martirio del Santo avvenne vicino allo Scrivia: forse andando a passeggio avrete visto una Cappelletta in mezzo ai campi… Ve ne ho parlato molte volte… Voi vedete là delle pietre; là si crede sia il luogo del martirio del Santo. Il corpo di San Marziano venne sepolto non molto lontano dal luogo dove ricevette il martirio: infatti al Ronco deve esserci una chiesetta; quando la vidi io era piena di paglia e di attrezzi rurali. Era innalzata proprio sul luogo dove San Secondo seppellì o meglio nascose il corpo di San Marziano”.

[17] “Io appena sacerdote, fui ad Asti e ad Asti visitai la secreta della tomba di San Secondo, e potei avere tra le mani una spada adoperata per martirizzarlo”.

[18] “Sant’Innocenzo, era nato nella valle di Sant’Innocenzo, dove la famiglia di questo Successore di San Marziano aveva possedimenti, tanto che ancora adesso il popolo la chiama appunto  Valle di Sant’Innocenzo”. Innocenzo Quinzio; anche la gens Quinzia era nel numero delle gentes (clan familiari) originarie di Roma. La famiglia di Quinzio abitava nella Villa Floriaca, presso il torrente Grue, accoglieva e proteggeva i cristiani tortonesi durante la persecuzione.

[19] “Un Sacerdote ebbe una visione: vide il Santo e la tomba del Santo – era forse un sogno, come quello che fece San Giuseppe quando l’Angelo gli disse di fuggire in Egitto”.

[20] In tutti i documenti che lo riguardano è ricordato il merito di avere ritrovato il sepolcro di Marziano. Un importante codice dell’Abbazia di San Gallo (prima del 925) riporta la Vita di Sant’Innocenzo, la Passio e l’Inventio di San Marziano. Se in Svizzera celebravano i Santi tortonesi, significa che avevano attinto a fonti più antiche. Le fonti fanno risalire al VII secolo, in epoca longobardica.

[21] “Il laterizio che si trova ancora, non è più quello per dirvi la verità perché io l’ho avuto tra le mani: è una copia di quello; invece l’ampolla voi altri la potete vedere nell’urna di San Marziano; deve contenere un po’ di sangue e un po’ di spugna”.

[22] A Tortona, fuori delle mura della città sul Castello, sul luogo del ritrovamento del corpo di San Marziano sorse una Abbazia che ebbe il suo massimo splendore tra l’XI e il XIII secolo. Qui fu elaborato e ordinato il culto e il calendario dei santi Marziano e Innocenzo: furono composti gli Inni e le Lectiones e stabilite le feste liturgiche. San Marziano era celebrato il 6 marzo (giorno del martrio), il 20 ottobre (giorno dell’inventio corporis); Sant’Innocenzo, il 17 aprile (dies natalis), 24 settembre (giorno dell’ordinazione episcopale) e 22 maggio (giorno della traslazione delle reliquie).

[23] “La casa dei Baroni Cavalchini Garofoli conserva nel proprio palazzo la pietra su cui sarebbe stato decollato e martirizzato San Marziano; là ha eretto una Cappella, non sono molti anni, e un altare su cui oggi si celebra la Santa Messa. E sotto l'altare c'è la pietra su cui  il Santo ha immolato la propria vita, olocausto vivo di fede a Cristo”.

[24] “Raccomandiamoci a San Marziano che dia a me e a voi una grande fede e la fortezza della fede!”.

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