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Messaggi Don Orione
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Autore: Don Flavio Peloso
Pubblicato in: Don Orione oggi

Sì, e noi siamo i suoi figli.

Appena un mese fa, da queste colonne del Don Orione oggi, inviavo un saluto riconoscente e commosso a Benedetto XVI che terminava il suo servizio di Successore di Pietro, a capo della Diocesi di Roma e dunque della Chiesa.

Ora, sono qui per indirizzare al nuovo Santo Padre, il card. Jorge Mario Bergoglio, che ha preso il nome di FRANCESCO, il saluto e l’augurio, la preghiera e l’impegno di speciale fedeltà alla sua Persona e al suo ministero.

Il Conclave è iniziato proprio nel giorno della memoria liturgica universale di Don Orione, nel suo dies natalis, il 12 marzo. La fumata bianca dalla Cappella Sistina ha fatto esplodere la gioia di tutti il giorno seguente, 13 marzo alle ore 19.06.

C’ero anch’io in Piazza San Pietro con una buona rappresentanza della Famiglia Orionina, come c’era Don Orione alla fumata bianca del 2 marzo 1939, quando fu eletto Papa Pio XII.

La Piazza si è trasformata in una grande famiglia come già lo fu per l’ultimo saluto a Benedetto XVI, il 27 febbraio precedente. "Qui si può toccare con mano che cosa sia Chiesa – disse allora Benedetto XVI - non un’organizzazione, un’associazione per fini religiosi o umanitari, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti". Questo anch’io ho visto rinnovato nel momento della elezione e della prima benedizione del novello Papa. Quanta gente, come noi, è rimasta per 5 ore sotto la pioggia, paziente e felice, e soprattutto in preghiera.

Le campane di San Pietro hanno suonato a festa nel tripudio dei fedeli radunati in piazza. Ancora un po’ di attesa e, alla loggia centrale della Basilica di San Pietro, è apparso il Card. Tauran: “Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam!". 

Alle ore 20.22, il Santo Padre Francesco, preceduto dalla Croce, si è presentato alla Piazza San Pietro stracolma di fedeli, fino a Via della Conciliazione, con un familiare "fratelli e sorelle, buonasera". E qui, subito, un caloroso applauso ha sciolto l'emozione. Papa Francesco ha proseguito con parole semplici e immediate dicendo "Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un Vescovo a Roma e sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo alla fine del mondo, ma siamo qui''.

Gli applausi e gli sventolii di bandiere hanno commentato e scandito ogni parola dell'annuncio, sintonizzandosi poi in un "Fran-ce-sco, Fran-ce-sco" acclamato a una sola voce dagli oltre 100.000 fedeli presenti in Piazza San Pietro.

In genere, nelle famiglie, si festeggia l’arrivo di un nuovo figlio. Nella Chiesa festeggiamo l’arrivo di un nuovo Padre, il Santo Padre. Così vanno le cose che “nascono dall’alto”, dallo Spirito. Come esortava Don Orione: “I figli della Divina Provvidenza, che sono figli umili, fedeli e devotissimi del Papa, lo ameranno con tutto il loro cuore, con tutta la loro mente, con tutta la loro anima con tutta la loro vita!”.

Abbiamo il nuovo Santo Padre e questo è tutto per la nostra fede: è il Padre della Chiesa e il Vescovo di Roma, è il 'dolce Cristo in terra'. Una gioia in più è data dal fatto che Papa Francesco conosce bene e stima la Congregazione in Argentina; conosce ed è devoto di San Luigi Orione. 

L'abbiamo visto e ascoltato tutti nella sua prima apparizione, appena eletto. Questo sarà il suo stile: semplice, popolare, di comunicazione immediata, un anti-protagonista, un uomo di fede e di preghiera che prega e fa pregare la folla di San Pietro e del mondo per il Papa; chiede loro il silenzio e recita insieme il Padre nostro, l'Ave Maria e il Gloria, come fanno i buoni cristiani.

Ho ascoltato il Cardinale Bergoglio in alcune celebrazioni in ArgentinaIn Argentina c’è sempre stato affetto e grande ammirazione verso di lui. Volendo trovare delle somiglianze di Papa Francesco con chi l’ha preceduto, bisogna andare a Giovanni Paolo I: un fare dimesso e umile, di fede semplice e di dottrina solida, carattere libero e forte nel Signore, un vivo rispetto delle persone e zelo pastorale per il popolo e la gente umile". 

Il nome Francesco certo indica la scelta di una ripartenza della Chiesa dalla semplicità e essenzialità evangelica. Si è parlato molto in questi giorni delle sfide della Chiesa, del suo rinnovamento. Anche a questo Papa viene detto 'Va' e ripara la mia Chiesa'. Francesco, uomo semplice, non ha riparato la Chiesa con l'altisonanza di progetti e di attività vistose, ma con la testimonianza del Vangelo vissuto "sine glossa", nella povertà e nella fiducia nella Divina Provvidenza, andando all'essenziale dell'amore e della fraternità.

 

Ho scritto subito al Santo Padre un messaggio di augurio e di devozione a nome di tutta la Famiglia Orionina. Leggetelo qui ha fianco e alla fine dite il vostro Amen di consenso.

E ora avanti, nella fede che ci fa “guardare nel Papa Gesù Cristo, amare e seguire in lui Gesù Cristo – diceva Don Orione all’elezione di Pio XI -, con umile e piena adesione di mente, di cuore, di opere, e con un amore incorruttibile e dolcissimo e più che filiale: chiunque esso sia, il Papa, per noi è Gesù Cristo visibile e pubblico è il dolce Cristo in terra”.

Quanto è prezioso vivere e risvegliare ancora oggi questi vincoli di affetto, sostanziati di fede, che permettono di guardare alla Chiesa non come a una semplice organizzazione o a una società, per quanto nobile e impegnata in alti ideali umani e spirituali, ma come a una Famiglia riunita in Cristo, animata da quello Spirito di figli che fa invocare il Padre nostro che è nei cieli e fa amare i fratelli qui in terra.

Batta in noi, in questo importante e delicato passaggio della storia della Chiesa, un cuore di figli verso il Santo Padre. Sappiamo bene che questi sentimenti non ci ripiegano su noi stessi, in vani compiacimenti umani, ma ci elevano a Cristo che ha fatto della Chiesa il “sacramento universale di salvezza”, sgorgato dal suo Cuore misericordioso e diffuso dal suo Santo Spirito nella Pentecoste.

Mentre formuliamo i nostri voti augurali al Santo Padre Francesco, gli rinnoviamo il nostro affetto, certi che amare e seguire il Papa è – prendo ancora un’espressione di Don Orione - "sicurezza di battere le vie della Provvidenza".

            La nostra papalinità orionina ci impegna ad essere vicini, ad onorare e a servire Papa Francesco soprattutto con la nostra preghiera e la nostra vita buona, con la carità che è il sangue della Chiesa e che vivifica e fa l’unità della Chiesa.

Ave Maria e avanti!

Ave Maria e avanti con Papa Francesco!

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