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Messaggi Don Orione
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Nella foto: Tortona, 22 maggio 1939.

Considerazioni di Don Carlo Matricardi sul Convegno "Don Orione e il Novecento", tenuto all'Università Lateranense nei giorni 1-3 marzo 2002.

CONVEGNO "DON ORIONE E IL NOVECENTO"

ROMA 1-3 MARZO 2002 - UNIVERSITÀ LATERANENSE

La rivincita degli archivi

 

 

Non è un Don Orione diver­so: non è un altro Don Orio­ne, quello che emerge dalle re­lazioni di questo Convegno. E sempre lui, è quel Don Orione che conosciamo tutti: fondato­re ispirato ed esigente, spirito profetico, portatore di un cari­sma e di una spiritualità fatta su misura per il cristiano, anzi per l'uomo d'oggi.

Eppure una sensazione di novità trapela da tutto il conte­sto. Lo scenario che questo Convegno ci apre sulla figura di Don Orione, tutto imposta­to su un piano di riscontri d'ar­chivio, ci propone una serie di elementi che lo proiettano al di là della sua famiglia religiosa. Avevamo da sempre collocato la sua personalità sul piano della spiritualità, del carisma di fondatore, del modo originale di coniugare il ruolo del Papa e la missione della Chiesa con il servizio della carità. Sembrava che in questo ambito si esau­risse - e non era poco - l'e­spressione del suo compito nella Chiesa. Del resto, è que­sta la prospettiva, più o meno, in cui vengono collocati tutti i santi. Ogni aspetto della loro storia si riconduce nell'alveo fondamentale della loro mis­sione di maestri di spiritualità.

In verità qualche cosa trape­lava anche prima. Trapelavano notizie - vaghe purtroppo e senza conferme - di cose e fat­ti non ordinari, che non riguar­davano la comunità e conferi­vano un certo alone al fonda­tore, ma restavano nel campo dell'indeterminato, del sentito dire. Mancavano non solo le conferme, ma anche quelle informazioni che avrebbero dovuto dare i contorni dei fatti.

Viceversa, questo Conve­gno mano mano che si svolge­va al ritmo delle conoscenze - e qualche volta proprio al rit­mo di scoperte - ci ha messo davanti un Don Orione che si arricchiva di qualche cosa di nuovo, che lo faceva più com­plesso, più vasto, non più mo­nocorde e racchiuso nel mon­do esclusivo della sua Congre­gazione religiosa. Al ruolo di fondatore, di maestro spiritua­le dei suoi figli, di guida per anime dentro e fuori della Congregazione si aggiungeva ora tutta un'attività esterna che fa di lui, se non un prota­gonista, certamente un perso­naggio di notevole rilievo, al­l'interno di un tessuto storico relativo a singoli personaggi, ma anche a vicende importanti per la Chiesa e la società, nei primi decenni del ventesimo secolo, specialmente in Italia.

Ripercorriamo, rapidamen­te le fasi di questo Convegno, che ci ha rivelato un Don Orio­ne proiettato in vicende e pre­senze, di cui al massimo avremmo potuto intuire una piccola parte.

Il primo intervento in questa prospettiva è stato quello del Prof. Roberto de Mattei, del­l'Università di Roma, con la re­lazione Don Orione negli anni del Modernismo, titolo che ri­pete quello del volume pre­sentato alla stampa in apertura del Convegno. In questa mate­ria, lo sappiamo, il terreno del­le conoscenze è già dissodato, ma le dimensioni e il significato della presenza di Don Orione all'interno di quelle vicende ecclesiali vanno ben oltre i confini delle comuni conoscen­ze storiche.

Una serie di altri interventi (pomeriggio di sabato 2 marzo) era costituita da un ricco "excursus" sugli incontri che Don Orione ha avuto con uo­mini di cultura (Prof. Casoli), con uomini politici (Prof. Mar­chi), con donne del Novecento (Prof.ssa Fossati) e con il mon­do degli educatori (Prof. Bian­chi). Forse è stata, questa, la fase del Convegno dove la ri­cerca d'archivio è risultata più fruttuosa e significativa, come testimoniavano gli applausi di apprezzamento dell'uditorio, costituito da varie centinaia di presenze, che in nessun mo­mento ha dato segno di stan­chezza o disinteresse.

L'ultima mattinata, domeni­ca 3 marzo, è stata monopoliz­zata - tolta, si capisce, la pa­rentesi della tavola rotonda - dall'intervento di più alto spes­sore di tutto il Convegno dal ti­tolo Don Orione, Papa e Papa­to del Prof. Zambarbieri. Non si trattava solo di rievocare la storia dei Papi con i quali Don Orione ha avuto rapporti signi­ficativi: una cosa già importan­te, perché è una trama di rap­porti che dicono tante cose. Ma si trattava anche - e questo tentativo è fondamentale, per "definire"' un Don Orione ne­gli elementi storici ma anche teologici del suo carisma - del­la sua scelta centrale del Papa e della Chiesa.

È inevitabile a questo punto rispondere a un paio di solleci­tazioni che scaturiscono da quel poco che siamo venuti di­cendo. Posto che questo Don Orione "pubblico", se ci è con­sentito dire così, costituisce in buona sostanza una sorpresa vera e propria - ed è anche una bella sorpresa - la doman­da è: come si spiega che ci vo­gliono gli archivi per dissep­pellire i fatti? Che siano gli ar­chivi a rivendicare una compo­nente storica della sua figura, una componente che la sola tradizione orale è così insuffi­ciente a darne la dimensione? A nostro modesto parere già questo sarebbe da scandaglia­re. Ma a occhio e croce ci sem­bra di non andare molto lonta­ni dalla realtà se diciamo che Don Orione era il primo a non dare risonanza a certe cose, per due buone ragioni, di cui la prima dice che il bene non fa rumore e il rumore non fa be­ne. La regola della discrezione era troppo importante per lui, quando specialmente si tratta­va di cose in cui uno stile di mi­sura era il metodo indispensa­bile per il successo. E l'altra ra­gione è che Don Orione rifug­giva come la peste dal rischio di richiamare risonanze sulla sua persona, di finire sotto le luci della ribalta. L'umiltà era la sua regola, e conosciamo di lui momenti di vera sofferenza quando qualcuno tirava in bal­lo pubblicamente i suoi suc­cessi, le sue realizzazioni, le sue virtù.

Meno male dunque che la traccia di certi fatti è rimasta negli archivi, e ora gli archivi parlano e, in certo senso, si prendono una bella rivincita sul rischio delle memorie che si cancellano, sulla volontà di na­scondimento dei santi. E meno male che l'amore a Don Orio­ne induce a scoprirne affettuo­samente ogni vestigia, non ap­pena emergono indizi di me­morie che rischiano altrimenti di rimanere sopite.

D. M.

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