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Messaggi Don Orione
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Nella foto: Mons. Clemente Riva
Pubblicato in: Messaggi di Don Orione, n.99, 1999.

Il Vescovo Clemente Riva, rosminiano, Ausiliare di Roma e presidente della Commissione per l’Ecumenismo e il Dialogo.

CLEMENTE RIVA

DON ORIONE, UNA SORPRESA ECUMENICA[1]

 

            L’edizione dello studio “Don Orione, un vero spirito ecumenico” è un segno della nostra attuale stagione di maturazione dell’ecumenismo, che da fatto di pochi, di élite, diventa un fatto popolare, di Chiesa, il cammino di una Famiglia religiosa che comprende religiosi, sacerdoti, suore, laici. L’interesse di questo studio va oltre la stretta cerchia degli estimatori del “santo della carità” (1872-1940) sia per i contenuti e sia per l’esemplarità.

            La sorprendente presenza della finalità ecumenica nella spiritualità e nell’apostolato di Don Orione fin dagli inizi della fondazione, in tempi in cui di ecumenismo e di unità dei cristiani quasi non si parlava nella Chiesa cattolica, rivela che per lui ciò fu veramente un “dono dall’Alto”, un carisma. Non fu il semplice frutto di sue intuizioni o di strategie umane. E volle chiedere il giudizio di Papa Leone XIII sull’opportunità di mettere nelle costituzioni l’impegno “per l’unione delle Chiese separate”. Il Papa incoraggiò il Fondatore, ancora trentenne, con il suo “altissimo consiglio”.

            Con accenti a volte profetici Don Orione animò a non rassegnarsi alla divisione tra Chiese cristiane, alla “confusione dei tabernacoli”: “Felici gli occhi che vedranno l’Occidente e l’Oriente unirsi per formare i bei giorni della Chiesa!” (Don Orione)

            Fin dai primi abbozzi delle Costituzioni – eravamo nel 1900! – scrisse che la nascente Congregazione si consacrava “in particolarissimo modo, con ogni studio e sacrificio di carità, ad ottenere l’unione delle Chiese separate”. Questo è assai singolare nella storia della Chiesa nell’ultimo secolo. Sono ben pochi i fondatori e fondatrici che, prima e dopo di lui, abbiano avuto questo ideale da trasmettere ai loro discepoli.

            Certo il contesto di Don Orione era ben diverso dall’attuale. Molto è superato nel concetto e nella pratica dell’ecumenismo, ma si resta beneficamente impressionati dalla passione per l’unità vissuta da Don Orione. E’ vero quanto è riferito del pastore valdese Paolo Ricca: chi aveva ed ha una vera passione per l’unità sa cambiare le forme di pensiero e di rapporto con i fratelli non cattolici. E’ la passione per l’unità in Cristo l’anima dell’ecumenismo!

            Don Orione ha solo intravisto e aperto dei cammini. Non ha goduto della primavera ecumenica del Vaticano II. Una ragione in più per ammirare e imitare questo santo pioniere dell’ecumenismo.

            Nel cammino ecumenico, io credo che i religiosi, le congregazioni religiose possono dare molto perché hanno maggior libertà di movimento, sono meno legati ad un luogo, hanno maggiori possibilità di incontro con le varie comunità dei fratelli di altre Chiese. In genere, hanno anche una maggiore elasticità di adattamento, di capire situazioni ed esperienze diverse. Molte posizioni di avanguardia sono venute dai Religiosi; molte volte la Gerarchia stessa, poi, ha fatto propri certi aspetti ecumenici realizzati dalle Congregazioni religiose.

            Tra i grandi protagonisti dell’ecumenismo, troviamo molti religiosi; pensiamo ad esempio, all’Abbé P. Couturier, al Cardinal A. Bea, al Padre Y. Congar. Forse ciò si spiega perché hanno più tempo per studiare, per lavorare, per dedicarsi a pieno a questa causa… Sta il fatto che i grandi personaggi dell’ecumenismo cattolico sono in gran parte Religiosi. Ma non vorrei suscitare confronti e gelosie… contrarie all’ecumenismo!

            E’ bello scoprire che gli Orionini, eredi della preziosa eredità del Fondatore, hanno sancito l’impegno ecumenico anche nelle loro Costituzioni: “E’ proprio del nostro Istituto l’impegno di pregare, lavorare e sacrificarsi per ripristinare nella Chiesa l’unità spezzata e favorire con ogni mezzo quello slancio ecumenico che lo Spirito ha suscitato nella sua Chiesa” (art. 8)

            Sappiamo che l’ecumenismo cammina su tre grandi vie. La via della preghiera; la via del dialogo dottrinale, e infine, la via della carità, intesa come benevolenza, stima reciproca, aiuto, ma anche collaborazione in alcune opere di carità

            La “via caritativa” all’ecumenismo, principalmente additata da Don Orione, è di grande attualità ed efficacia. Certo, unita alla “scienza caritativa”, come egli ebbe a scrivere. Egli voleva i suoi Piccolo Cottolengo e le istituzioni caritative, “aperte ai poveri di qualunque credo e anche senza credo"” Il campo della solidarietà sociale, delle opere assistenziali, del volontariato penso sia da meglio aprire alla collaborazione ecumenica.

            Se Giovanni Paolo II, durante il rito di beatificazione, ha ricordato il “vero spirito ecumenico” di Don Orione, ritengo sia proprio perché, con pensiero illuminato e con azione instancabile, egli ha percorso la via della “carità che non serra porte, come direbbe Dante nostro; una carità divina, che edifica e unifica in Cristo” Una via da tutti percorribile.

 

    A colloquio sull’impegno ecumenico[2]

 

D. Eccellenza, come ha conosciuto l’Opera di Don Orione?

R. Conosco e stimo l’Opera di Don Orione. Conosco la ammirazione e la devozione di Don Orione verso il Rosmini: ho ordinato vari gruppi di diaconi e di sacerdoti; ho visto alcune sue opere; il vostro Don Giuseppe Sorani è presente e attivo nel cammino ecumenico italiano.

D. Ha avuto modo di venire a conoscenza degli insegnamenti e delle iniziative ecumeniche di Don Orione. Ha trovato qualche aspetto particolarmente interessante?

R. In Don Orione fa meraviglia che appaia il concetto della  “riparazione” nei confronti degli altri cristiani e Chiese. Oggi è abituale il “chiedere perdono” per proprie – e della Chiesa -  responsabilità e anche colpe. Il Papa molte volte l’ha già fatto. Si parte dall’esame di coscienza sugli eventi capitati, per poi sfociare nel pentimento, nel chiedere e dare perdono reciprocamente. La riparazione è il frutto pratico e duraturo che consolida la comunione. Altro punto dell’esperienza di Don Orione molto illuminante per l’ecumenismo attuale è la sua visione mistica della Chiesa, cioè la visione spirituale, vivente, incarnata, misterica. Questo è il presupposto per sentirne e volerne l’unità.

D. Don Orione scrisse fin dai primi abbozzi di Costituzioni, che la sua Congregazione si sarebbe “consacrata con ogni studio e sacrificio di carità, ad ottenere l’unione delle Chiese separate” Contemporaneamente pure fin dagli inizi, impegnò i suoi religiosi con un “quarto voto di speciale fedeltà al Papa” E’ una combinazione ardua se pensiamo a come il “Papa” sia proprio il tema più delicato e controverso nella ricerca dell’unione delle Chiese.

R. Voi fate un quarto voto di “fedeltà al Papa” che vi impegna a cercare l’unità ben compaginata della Chiesa-popolo di Dio, con i suoi  Pastori e il Papa in primis. Il problema del ministero petrino, già Paolo VI lo diceva,  è il punto più difficile dell’ecumenismo, il punto  critico. Ne parla anche Giovanni Paolo II nell’enciclica “Ut unum sint”. E chiede di rivedere, fatta salva la sostanza immutabile, il modo storico di esercitare il primato, se questo può aiutare il cammino verso l’unità. Ma il primato del Papa e l’unità dei cristiani non sono in contrapposizione.

D. Don Orione citò varie volte il suo fondatore, il Rosmini, proprio formando i suoi religiosi alla capacità di adattamento, di valorizzazione e di assunzione di valori e costumi, “purché non apertamente contrari a ciò che è fede e dogma” di persone e di popoli.

R. La formazione e la conversione ecumenica della persona è altro tema importante. Don Orione parla di adattamento, di farsi inglese con gli inglesi, argentino con gli argentini, di stimare usi e costumi locali, ecc. La conversione personale rappresenta certamente uno dei punti chiave dell’ecumenismo. Ne parla con semplicità e chiarezza anche un documento di “Propaganda Fide”, già nel 1659. Dando istruzioni ai missionari cattolici mandati in Cina raccomandava “di farsi cinesi in modo tale per cui  costumi, mentalità, non fossero più quelli di Francia, Spagna, o Italia in tutto quello che non era contrario al Vangelo”. Tanto più oggi.

 


[1] Il Vescovo Clemente Riva, rosminiano, è nato a Medolago (Bergamo), il 5.6.1922. Fu a lungo Ausiliare di Roma e presidente della Commissione per l’Ecumenismo e il Dialogo. Il testo è tratto dalla Prefazione al libro di Flavio Peloso, Don Orione, un vero spirito ecumenico, Ed. Dehoniane, Roma, 1997.

[2] Intervista a Mons. Clemente Riva pubblicata con il titolo Ecumenismo: in cammino con Don Orione in Don Orione oggi, 1998, n.1, p.12-13.

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