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Messaggi Don Orione
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Nella foto: Mario Ivaldi

Alla ricerca del nucleo originario dei fatti riguardanti l’incontro del chierico Luigi Orione, con il ragazzo Mario Ivaldi nella Quaresima del 1892.

L’INCONTRO CON MARIO IVALDI

 

Don Flavio Peloso


Quale è il nucleo originario dei fatti riguardanti l’incontro del chierico Luigi Orione, custode del Duomo di Tortona, con il ragazzo Mario Ivaldi nella Quaresima del 1892?

Dell’episodio c’è un testo di Mario Ivaldi, del 1920, e ci due racconti dettagliati di Don Orione, del 2 luglio 1928 e del 3 luglio 1932. Ci sono particolari diversi non secondari. Ci sembra che si debba dar credito alla versione di Don Orione, perché molto più dettagliata e ricca di precisi riferimenti a luoghi e persone. Di fatto al racconto di Don Orione si rifanno le narrazioni delle biografie del santo.

 

Testimonianza di Mario Ivaldi nel 1920.

L’anno 1892, il chierico Luigi Orione, custode in Duomo, concepì l’idea di fondare un oratorio per i fanciulli di Tortona, dopo uno di quegli episodi che accadono spesso nelle sacrestie frequentate da ragazzi.

Il sacrista del Duomo, aveva maltrattato un chierichetto il quale, piagnucolando, s’era nascosto in un angolo della sacrestia. Il custode Orione gli si avvicinò confortandolo con dolci parole e regalandogli una medaglia. Fu la prima pietra dell’edificio. Quel fanciullo, affezionatosi al suo benefattore ne condusse seco altri e ben presto il nome di Orione corse benedetto sulla bocca delle madri e dei fanciulli della città.

Era e doveva essere davvero il piccolo granellino di senapa quello che noi, un po’ meravigliati per la novità del fatto è un po’ attratti da benevola ammirazione, or sono circa 28 anni, ogni giorno notavamo verso sera ripetersi nelle adiacenze del Duomo di Tortona: un chierico di soli 19 anni circondato da un piccolo stuolo di giovinetti rumorosi e piuttosto birichini. Era Luigi Orione, il quale in allora essendo addetto al servizio del Duomo, pur frequentando regolarmente la scuola del seminario, nei momenti liberi dedicava tutto sé stesso nel radunare fanciulli quanti più poteva.

E questi non mancavano mai; che anzi se andavano per un lato rinnovandosi, dall’altro si moltiplicavano, perché ciascuno pensava a condurne dei nuovi.

Testimonianza riportata in Nella prima giubilare ricorrenza della fondazione della piccola Opera della divina provvidenza e del 25º dimessa del direttore Don Luigi Orione. 13 aprile 1895-1920 (Tortona tipografia San Giuseppe, p.11).

Molto probabilmente la testimonianza è di Mario Ivaldi, perché nella medesima pubblicazione del 1920, a p. 15, ne è riportata la foto con la didascalia “Primo giovane del Ricreatorio Festivo”

 

Don Orione racconta, la sera del 2 Luglio 1928 (Parola 3, 142-143).

Una volta, era verso sera, scorsi nel Duomo, di cui allora ero custode, un ragazzo che piangeva, un certo Ivaldi Mario, sfuggito questi dalle mani di quel chierico manesco, dal quale era stato maltrattato, veniva da me a cercare rifugio.

Io lo accolsi nella mia camera, sopra le volte del Duomo, lo acquietai… lo feci contento con qualche piccolo dono… Lo invitai a venirmi a trovare in seguito, negli altri giorni; e fu questi il primo giovane dell’Oratorio… Divenuto poi adulto si sposò, ebbe dei figli, visse sempre cristianamente, ed abita ora lungo la Scrivia!

Il giorno dopo lo stesso fatto si era ripetuto in San Michele e un altro ragazzo si era allontanato da quel chierico, ed era venuto da me nel Duomo. Fu questo il secondo giovane dell’Oratorio: divenuto poi adulto, fu Sindaco, impiantò numerose fornaci, ed è tuttora Podestà dello stesso Paese, ben voluto da tutti.

La stessa storia si ripeteva nei giorni seguenti. Ma venne un terzo, un quarto: si formò un gruppetto di giovani, e tutti li raccoglievo nella mia stanza; insegnavo loro un po’ di dottrina cristiana, li tenevo allegri con raccontini, si passava insomma quel po’ di tempo in santa letizia.

I giovani intanto crebbero: divennero tanto numerosi, che la mia piccola stanza più non bastava a contenerli tutti; e dovevo stare attento che qualcuno dei più vispi, causa la ristrettezza del luogo, non mi facesse qualche salto giù dalla finestra… Chiesi allora al Vescovo un luogo dove potessimo fare la nostra adunanza, senza pericolo di rompersi la testa o di cadere dalla finestra. Ed il Vescovo ci assegnò lo stesso suo giardino.

 

Altro racconto di Don Orione del 3 Luglio 1932 (Parola Va, 87-88)

Oggi, 3 luglio è l’anniversario dell’apertura del primo oratorio di Tortona. Ero Chierico a custodire il Duomo (sorride per la frase usata). In quella Quaresima incominciarono a venire i primi ragazzi. Il primo di questi fu un certo Mario Ivaldi, che ora si trova a Rivalta Scrivia.

Durante la Quaresima insegnava il Catechismo nella Parrocchia di San Michele un chierico del Seminario, Luigi Gatti, morto pochi anni fa, Sacerdote a Voghera. Egli batté questo ragazzo, che scappò. Vidi in Duomo, dalle 11 alle 12 questo giovane che vagolava. E gli domandai:

Non vai al catechismo?
No.
E perché?
Mi hanno battuto.
E chi ti ha battuto?
Un prete.
Ritorna al catechismo! Sta buono, va’ al catechismo.
No, no!

Capii proprio che non c’era verso di farlo tornare a San Michele. Allora incominciai io a fargli un po’ di Catechismo.

Il secondo ragazzo fu Tani, ora Podestà di Albenga, proprietario di varie fornaci e anche questo è stato battuto da un altro prete: fuggì a casa, non voleva andare. Incontratosi con Ivaldi, questi gli dice: Vieni in Duomo e il chierico che fa catechismo a me, ti insegnerà anche a te.

Così dopo i primi due vennero altri e altri, condotti dai primi.

Ricordo un certo Mietta, Domenico Ivaldi di Cerreto Grue, Luigi Oddone, Pollastri, Medico Barbieri, poi Parroco di Santa Maria Canale, e così tanti altri. Li portai tutti in una cameruccia sotto il voltone del Duomo con pericolo che cascassero dalle finestre che sono nella parte tra il Duomo e il Vescovado. Siccome i ragazzi erano tanti, ho chiesto allora al Vescovo di darmi un altro posto più vasto.

Egli rispose: - Se dopo Pasqua, cioè, se finito il Catechismo, verranno ancora, vedremo. Ora, siccome non solo venivano sempre ancora i medesimi, ma a questi se ne aggiungevano altri, il Vescovo di allora, Monsignor Bandi, ci concesse il suo giardino, dove ora stanno le cucine economiche “Principessa Jolanda”.

Era dunque un giorno di Domenica, 3 luglio, e presenti Monsignor Vescovo Bandi, il Canonico Daffra, già eletto Vescovo di Ventimiglia, l’Abate Doria e i Chierici del Seminario, che in quell’anno avevano prolungato di qualche giorno l’andata in famiglia, fu aperto il primo Oratorio nel giardino del Vescovo.

Sapete, era un bellissimo giardino, con pini, aiuole e schienali di mirto e anche con piante di albicocche che allora avevano i frutti maturi. Ebbene, due settimane dopo non si conosceva neanche più dove c’erano le aiuole: avevano fatto piazza pulita. Si mise su anche un altare, che alcuni anni fa era ancora al Dante.

All’apertura vi era anche il padre di Lorenzo Perosi, vi era Lorenzo Perosi e il fratello Marziano e ci cantò: O Luigi, vago giglio…

Da questo Oratorio uscirono tanti figli, buoni padri di famiglia; e quando vado per Tortona, mi vedo circondato da tanta buona affezione da parte di tanti uomini, padri di famiglia; molti non li conosco più, ma pure sono quasi tutti alunni del primo nostro Oratorio.

Nei nostri Collegi si fa del bene, ma con gli Oratori festivi se ne fa molto di più; infatti alla sera, quando ritornano in famiglia raccontano le cose che hanno udito e visto e così il bene si moltiplica.


Quel ragazzo Mario Ivaldi dovette conservare un carattere piuttosto inquieto e difficile se in una minuta di Don Orione (del 1902) leggiamo: “Mio caro Ivaldi, ricevo la tua buona lettera e ti ringrazio dei sentimenti di gratitudine che dimostri verso l’Opera della Divina Provvidenza. Sarà difficile metterti ancora a Torino, perché sai che nelle nostre Case abbiamo bisogno di spirito buono di carità, non di divisioni e acredini continue”. (Scritti 77, 203)

 

Don Giovanni Venturelli, nella sua testimonianza al Processo Apostolico Tortonese, 1965, riassunse l’episodio (Summarium super vita et virtutibus, p.801).

Un episodio, che richiama quello di Don Bosco e Bartolomeo Garelli, diede l'avvio ad un più vivo interessamento del chierico Orione per certi giovinetti più lontani dalla pratica religiosa.

Dalla parrocchia di San Michele, il 2 marzo 1892, Mario Ivaldi, che evidentemente era stato cacciato perché disturbava la lezione di catechismo, ivi tenuta, in inizio di quaresima, dal seminarista Luigi Gatti, si ridusse piangendo in duomo dove lo vide vagolare il Servo di Dio. Chiestogli il motivo di quelle lacrime, e di quel cruccio, lo esortò vivamente a tornare al catechismo: ma quegli, di carattere permaloso, forte e vivace, protestò di non voler ritornare a San Michele, sua parrocchia, dicendo che era stato picchiato...

“Allora il Servo di Dio, calmatolo con buone parole e offrendogli qualche leccornia, lo pregò almeno di venire da lui che gli avrebbe insegnato la dottrina cristiana, fatta ripetizione di scuola e insegnato altre cose buone, dandogli modo di passare qualche ora in gioia serena e nei giochi; fattagli quindi vedere la sua umile stanzetta sui voltoni del duomo e un vicino locale dove avrebbe potuto farlo un poco divertire, lo invitò a portare altri compagni.

Il protagonista di questo episodio narrava poi che parlò con entusiasmo del chierico Orione a sua madre, la quale lo volle conoscere l'indomani, dicendosi ben lieta che il figlio si adoperasse a farlo incontrare con altri ragazzi...”.


L’episodio fu ripreso in tutte le biografie di Don Orione, con variazioni e accentuazioni in genere rispettose del nucleo narrativo che viene da Don Orione stesso.

 

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