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Messaggi Don Orione
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Nella foto: La chiesa parrocchiale di Ognissanti, quartiere Appio, Roma

L'Autore offre una lettura storica, con sensibilità pastorale, degli inizi e dei primi sviluppi della Parrocchia di Ognissanti, nel quartiere Appio di Roma.

SAN PIO X E SAN LUIGI ORIONE

FATTI E ORIENTAMENTI PASTORALI
AGLI INIZI DI OGNISSANTI

Lectio storico-pastorale di Don Flavio Peloso

 

Nell’animo di Don Orione, Roma centro della cristianità e del papato, suscitava un fascino speciale. Vi era venuto nell’ottobre 1892, ancora chierico, senza poter vedere il Papa. Vi ritornò, giovane fondatore di 28 anni, già per piantarvi una tenda della sua nascente Congregazione, nel febbraio 1901, una ‘colonia agricola’ in località Nunziatella.[1] In rapida sequenza seguirono le due colonie agricole, a Monte Mario, San Giuseppe al Trionfale, nell’aprile 1901,[2] e Santa Maria del Perpetuo Soccorso, il 23 giugno 1901.[3] Nel 1904, Pio X la chiesa di Sant’Anna dei Palafrenieri, in Vaticano. [4]


Pio X e Don Orione alle origini

Pio X (Riese, 2 giugno 1835 – Roma, 20 agosto 1914) portò in vaticano la sua esperienza pastorale molto ricca; fu parroco a Salzano, vescovo di Mantova, patriarca di Venezia. Questo influì sulle scelte del suo pontificato (1903-1914). Per indicare la sua linea di azione scelse il motto «Instaurare omnia in Christo». Roger Aubert ha definito Pio X «il più grande riformatore della vita interna della Chiesa dopo il Concilio di Trento».[5]  

Pio X, subito dopo la visita apostolica nel 1904-1907, avviò una profonda riforma giuridica e pastorale del Vicariato di Roma. Con Pio X, Roma assunse l’immagine di una diocesi: provvide a riorganizzare le parrocchie sopprimendone alcune nel centro storico e istituendone di nuove nelle popolate e sprovviste zone di periferia; diede maggiori poteri e autonomia al Cardinale Vicario.

Nel 1906, Papa Pio X, “che si può e si deve chiamare il Papa dei Figli della Divina Provvidenza… vero fondatore della nostra Congregazione”,[6] chiese a Don Orione di recarsi in missione in una periferia di Roma, “fuori porta San Giovanni”. Ciò avvenne in un’udienza fissata per il 9 dicembre 1906, alle 18.15. Don Orione conosceva già l’argomento: l’apertura di una Parrocchia a Roma. Don Orione riferì dell’udienza, subito, il giorno dopo, al suo vescovo Mons. Igino Bandi.

Gli ho detto le mie condizioni materiali, il poco personale che ho - tutto tutto tutto - come un bambino.  Il S. Padre pareva invece che ci godesse, e allora mi sono messo nelle sue mani perché si faccia la volontà di Dio, solo la volontà di Dio.
Il S. Padre vuole quest’opera, e per grazia del Signore sono pronto a morirvi su.  Adesso si è impegnato lui direttamente per l’area, ha fatto là il conto durante l’udienza. Sia fatta la volontà del Signore! Io non l’ho cercata quest’opera, credete non l’ho cercata, è Monsig. Faberi segretario del Vicariato. Sono già forse 12 mila anime, subito fuori Porta senza chiesa. Il S. Padre diceva che è un paese di missione.
Ho detto a S. Santità che mi dicesse che santo doveva pregare, a quale cioè volesse dedicare quella chiesa. E lui ha detto:
Deo optimo Maximo in honorem Sanctorum omnium. Una chiesa in Roma che sia dedicata a tutti i santi conosciuti e sconosciuti. Aggiunse che abbiamo bisogno di tutti i santi”.[7]

Don Orione raccontò molte volte quell’incontro con Pio X con i toni del fioretto.

Un giorno – era il 9 dicembre 1906 – il santo Padre mi disse: Sai che fuori porta San Giovanni si è come in Patagonia? Vedi, là molti sono cristiani, perché da piccoli li hanno portati a battezzare a San Giovanni in Laterano, ma nel resto c’è tutto da fare. (…) Fuori Porta San Giovanni, ancora qualche anno fa, non c’era alcuna chiesa aperta al culto, mentre la popolazione cresceva ogni dì più, e tocca oggi forse diecimila abitanti.[8] Per circa due chilometri è fiancheggiata da ville e da osterie, da case popolari e anche da alcuni palazzoni che sono veri vivai umani”.[9]

L’iniziativa di Papa Pio X di affidare la parrocchia a Don Orione si collocava nel più ampio progetto di cura pastorale delle zone limitrofe della Città, fino ad allora del tutto sprovviste.

Nel 1904, la diocesi comprendeva 58 parrocchie (oggi sono 334), per lo più nel centro storico. Per di più, divenuta capitale dello stato italiano, il 1° luglio 1871, Roma ebbe un aumento di popolazione notevole a causa della collocazione di molte nuove istituzioni politiche e amministrative, di ambasciate, di rappresentanze civili ed economiche. Ciò comportò una consistente immigrazione dal resto dell’Italia che andò a formare nuovi quartieri e nuove periferie.

Mons. Francesco Faberi, segretario del Vicariato, fu il regista dell’attuazione del progetto pastorale di Pio X, che si avvalse soprattutto dell’opera di Congregazioni religiose nuove, intraprendenti e particolarmente sensibili all’impegno sociale: Giuseppini (San Lorenzo) Salesiani (Testaccio), Orionini (Appio), Guanelliani (Trionfale) e altre. Il progetto portò alla soppressione di 15 parrocchie nel centro storico e alla costituzione di 16 nuove parrocchie in periferia e nei quartieri che si stavano sviluppando.[10]

A inizio ‘900, uscendo da Porta San Giovanni si era già in campagna con le caratteristiche della periferia abbandonata e disordinata, con un campionario di umanità che aveva in comune la povertà e la fatica di vivere. A parte la Via Appia, non vi erano strutture di urbanizzazione, di organizzazione civile, di cura religiosa.


1908: la capanna di Betlemme

Don Orione si occupò personalmente delle trattative per la costituzione della nuova parrocchia fin dal 1906. Don Sterpi fu a Roma soprattutto per l’acquisto di un vasto terreno prevedendo gli sviluppi futuri. Don Goggi si occupò delle pratiche civili ed ecclesiastiche.

Acquisto di terreni, piano regolatore, ingegneri dei vari enti interessati, intermediari e altro, richiesero un gran numero di pratiche e di colloqui. Fu così che, nell’udienza del 15 gennaio 1908, il Papa fece urgenza a Don Orione di aprire subito almeno una cappella, subito, “fuori porta San Giovanni”. Ai primi di marzo 1908, “venni a Roma – racconta Don Orione - e fui chiamato in udienza dal santo Papa Pio X. Appena mi vide, prima ancora che facessi la genuflessione di rito, mi disse: Entro otto giorni devi aprire una cappella”.[11]
Rinviando a un tempo successivo l’acquisto del terreno per la Parrocchia, “si poté affittare un locale ad un chilometro dalla Porta. Una doppia rimessa da cavalli venne ripulita e trasformata in chiesuola provvisoria e aperta al pubblico”.[12]

Il Papa mi aveva detto: Va’ in foreria (del Vaticano) e ti daranno tutto quello di cui abbisogni. E mi diedero panche – che ancora adesso portano le sigle dei palazzi pontifici –, un altare, delle biancherie. Così con la grazia di Dio, si incominciò la Parrocchia di Ognissanti”.[13] Mons. Pietro La Fontaine chiamò la prima chiesetta di Ognissanti “la capanna di Betlemme”.[14] Pio X fece giungere oggetti d’arredamento e il “gruppo in marmo bianco, fac-simile di quello della Pietà di Michelangelo, gruppo del peso di oltre sei quintali”.[15]

Si iniziò il 25 marzo 1908.[16] Don Orione raccontò: “Riempii i miei tasconi di soldini e caramelle, diedi di piglio ad un grosso campanello e percorsi le vie del quartiere: con una mano sbatacchiavo il campanello e con l’altra lasciavo cadere caramelle e qualche soldino. I ragazzini venivano incontro ed io continuavo imperterrito a suonare disperatamente e a gettare avanti e indietro caramelle e qualche soldino che cadeva anch’esso suonando, richiamando piccoli e grandi. Più mi avvicinavo alla chiesetta, più gente veniva dietro e faceva coda… Qualcuno sentivo che diceva: Quel prete deve essere un po’ matto”.[17]

L’inizio è pittoresco, ma il lavoro fu impegnativo. “Subito, in quelle prime settimane, feci settanta matrimoni in tre giorni e amministrai molti battesimi anche di adulti”. Questo ci dice che Don Orione si fermò a Roma per un tempo prolungato.

Intorno alla chiesetta si svilupparono le varie attività e prolificarono le iniziative.

Si cominciò con gli esercizi spirituali, che dapprima vennero disturbati da alcuni male intenzionati, i quali, per spirito settario, non volevano vedere i preti… Già si fanno all'anno dalle dieci alle dodici mila Comunioni che vanno a formare il fondo spirituale di altro lavoro che verrà: si istituì un circolo giovanile: la Compagnia dei Luigini, la fiorente Unione delle Madri Cristiane.[18] Si pubblica il bollettino quindicinale La Croce!”.[19]

Un Memoriale sulla Parrocchia di Ognissanti scritto nel 1918 da Don Orione per il Cardinale Vicario è fonte di notizie e dei criteri che ispiravano quel primo avvio.[20]

Il Quartiere Appio è dei più estesi: la nostra Parrocchia si estende va ai Cessati Spiriti[21] e oltre le “Capannelle. La chiesa presto diventò insufficiente e piccola diventò la nostra abitazione, sempre aperta ai ragazzi del quartiere, che si erano molto affezionati, e non avendo noi cortile, ci invadevano la casa.

Informa che, nel 1914, alla scadenza del contratto di affitto, “avendo le Suore di S. Caterina lasciato il locale che tenevano in Via Alba 5, l’ho affittato per lire 5.000 annue. La carità del Santo Padre mi aiuta ogni anno con lire 2.000. Si trasportò colà la chiesa provvisoria, nel cortile si inaugurò un Oratorio festivo, s’impiantò un teatrino, un cinematografo con proiezioni luminose per l’insegnamento della religione, e così si diede incremento impulso alle scuole di catechismo”.

Don Orione riteneva che per una efficace educazione religiosa e morale dei giovani era necessario, oltre al catechismo, anche un sano divertimento capace di elevare culturalmente sia i ragazzi che le loro famiglie.

E poi c’era il vasto campo della carità, dell’azione in favore del popolo umile. “Vi è bisogno di un’Istituzione che si prenda cura dei poveri, che visiti gli ammalati a domicilio, e, occorrendo, li assista e ne avverta il Parroco. È di necessità un asilo gratuito per bambini miseri, spesso abbandonati sulle strade: una Casa che accolga anche le ragazze del Quartiere, almeno le più bisognose di essere sottratte ai pericoli. Il campo di lavoro è vastissimo”. Dopo aver detto dei grandi bisogni e del lavoro della Parrocchia Don Orione nel Memoriale osserva: “Con l’aiuto di Dio, un po’ di bene si è fatto, specialmente con i catechismi, le prime Comunioni, col Vangelo ad ogni Messa festiva, e col promuovere la frequenza dei Sacramenti: le Autorità stesse riconoscono che c’è più moralità e meno lavoro per la Questura. Tuttavia è sempre poco al bisogno”.


1920: la nuova chiesa

La chiesa era piccola, ma crebbe la comunità cristiana.

Morto Don Goggi nell’agosto 1908, [22] fu Don Sterpi a occuparsi dell’acquisto del terreno per la Parrocchia di Ognissanti. Poi, la costruzione della chiesa fu un’impresa coraggiosa ed economicamente ardua in quel tempo di povertà per la Congregazione e per l’Italia, ma, come disse Don Orione ai suoi confratelli dovete sapere che è con la povertà e con la preghiera che si alzano gli edifici di Dio!”.[23]

Come fece sapere Don Orione: “Dopo alcuni mesi, Pio X venne a morire e il Successore trovò un plico sulla cui busta c’era scritto: ‘Per la chiesa di Don Orione’. Il Papa lasciava centomila lire. Essa però venne a costare tre milioni”. “Si fece la Chiesa, sebbene in tempi non troppo favorevoli, e si poté acquistare altro terreno per circa 14.000 metri quadrati”.[24] Si iniziarono i lavori il 10 marzo 1914[25]

       

Tra tante difficoltà economiche e sociali, l’interruzione durante la prima guerra mondiale, la splendida chiesa, opera dell’architetto e ingegnere Costantino Schneider finalmente fu ultimata.[26] “Il nuovo tempio di stile romanico ha il prospetto principale sulla via Appia Nuova. Copre una superficie di m. 24 di larghezza per m. 60 di profondità; ha la pianta a forma di croce latina suddivisa in tre navate. Per vastità e purezza di linee sarà opera veramente degna di Roma”.[27]

Il 4 novembre 1919, il nuovo pontefice Benedetto XV, con la bolla “Nihil Sedis Apostolicae”, eresse canonicamente la nuova Parrocchia che, su precedente indicazione di san Pio X, fu dedicata e intitolata a Tutti i Santi. Il 30 ottobre 1920, fu nominato primo parroco di Ognissanti Don Roberto Risi e il 31 ottobre successivo, si ebbe la solenne consacrazione della nuova Parrocchia.


Ognissanti, prototipo della Parrocchia orionina

Va tenuto presente che Ognissanti è la prima e l’unica Parrocchia che Don Orione fondò, ma anche formò e impostò pastoralmente.

Il Fondatore, parlando dell’“opera assai importante e desideratissima da compiersi in Roma, fuori Porta S. Giovanni Laterano”, la definisce “opera non solo, di culto, ma di tutto un lavoro pratico di formazione cristiana e per la gioventù, e a bene religioso, morale e civile d'una intera e considerevole popolazione”.[28]

Si noterà come Don Orione unisca sempre, nel pensiero e nella pratica, il bene religioso e civile da perseguire insieme. Questo orientamento è tipico del carisma che vede nell’azione caritativa e sociale il dinamismo per portare le Anime alla Chiesa e a Cristo. L’Instaurare omnia in Christo (Ef 1, 10) non aveva solo un senso religioso, ma, come in san Paolo, integrale di tutto ciò che è umano e civile, personale e istituzionale.

Vicino alla chiesa mi pare che la Divina Provvidenza si degnerà far sorgere un ampio oratorio popolare a bene della gioventù tanto insidiata nella fede e nei buoni costumi; annesse vi saranno le opere parrocchiali specialmente pei padri di famiglia e per le organizzazioni operaie cristiane: si apriranno scuole serali e di religione: vi sarà la biblioteca del popolo; vi sarà il teatrino, poi un bel cinematografo e quanto occorre ai giorni nostri per fare un po’ di bene e per salvare le Anime”.[29]

Come abbiamo visto, attorno alla originaria cappella di Ognissanti – anche prima della grande chiesa - si svilupparono iniziative sociali e pastorali d’ogni genere, con particolare attenzione a ragazzi, giovani e al mondo operaio. Don Orione poté informare il Vicario di Roma, card. Pompili: “Qui, durante la guerra (1915-1918), si impiantò un Segretariato del popolo, specialmente per i richiamati sotto le armi. Col concorso validissimo del Circolo S. Pietro si è anche aperta da circa tre anni una Cucina Economica, che è di grande sollievo per le famiglie povere del Quartiere, popolato da molti carrettieri, da tranvieri ecc. In certe stagioni, vi distribuiscono fin mille minestre a mezzodì, ed ora non sono mai meno di 600 minestre al giorno. È un’opera che dovrà continuare per tirare, con la carità, il popolo della Chiesa”.[30]

Poi, dal 1920 al 1945, si andarono costituendo tutte le varie branche dell’Azione cattolica, Associazioni caritative e ricreative, il Circolo Cattolico Giovanile, l’attività della stampa, del teatro, degli scouts e dell’Oratorio. La scuola crebbe fino alla costruzione del nuovo e grande Istituto San Filippo Neri (1938).

Altra caratteristica, dunque, degli inizi di Ognissanti fu l’attenzione e la cura dei vari momenti e modi di aggregazione di giovani e ragazzi, “specie di quella gioventù che è figlia del popolo, che più e necessita di e religione, di moralità e di essere salvata. Don Bosco diceva: “Volete salvare un paese, una città? Aprite un buon Oratorio Festivo”.[31]

Ancora oggi una delle caratteristiche della Parrocchia di Ognissanti è la vivacità e poliedricità delle attività.

Un’altra impronta di Don Orione sulla Parrocchia di Ognissanti fu la profonda e filiale comunione con il Papa, con il Cardinale Vicario e la Diocesi. La comunione e la collaborazione contraddistinsero anche il rapporto con altre realtà ecclesiali presenti nel territorio. Don Orione qui trovò le suore Salesiane che avevano un Oratorio e Laboratorio femminile. Favorì l’insediamento e coinvolse le Suore della Madre Michel; si instaurò la collaborazione con le Canossiane; la prima comunità delle Figlie della Chiesa – ospitate con le fondatrici (oggi venerabili) Maria Olivia Bonaldo e Olga Gugelmo presso le Canossiane – si formò apostolicamente nelle attività della Parrocchia di Ognissanti.


Conoscere gli sviluppi pastorali di Ognissanti aiuta a individuare gli orientamenti pastorali dati da Don Orione per la conduzione della Parrocchia:

1) l’impegno a rinsaldare l'unità pastorale interna della Chiesa;

2) la promozione di un'azione apostolica più penetrante verso i lontani (oggi si direbbe di “nuova evangelizzazione” o di “frontiera missionaria”);

3) la testimonianza della carità (spirituale e istituzionale) sempre accompagna l'azione pastorale.

A questi orientamenti pastorali corrispondono gli atteggiamenti identificanti da lui trasmessi ai sacerdoti orionini (e agli operatori pastorali), [32] riassumibili in tre slogans ben conosciuti: Preti figli e non servi (o funzionari); Preti fuori di sacrestia; Preti dalle maniche rimboccate nelle opere di carità.

Veramente si può dire che la Parrocchia di Ognissanti non solo fu la prima tra le parrocchie della Congregazione, ma fu e resta anche il prototipo.

 


[1] Vi fu invitato da mons. Radini tedeschi con lettera del 12 dicembre 1900.

[2] Nel 1903 passò alla Congregazione di Don Luigi Guanella.

[3] A. Belano, La Colonia S. Maria del Perpetuo Soccorso (Roma). Cento anni di storia (1901–2001), Roma, 2001.

[4] Primo Rettore, dal 1904 al 1908, fu il santo e dotto Don Gaspare Goggi F. Peloso, Gli orionini a Sant’Anna dei Palafrenieri in Vaticano, “Messaggi di Don Orione” 36 (2004), n. 114, 27–56; Idem, Don Gaspare Goggi, primo Figlio della Divina Provvidenza, Libreria Editrice Vaticana, 2019.

[5] Pio X tra restaurazione e riforma, in Il grande libro dei Papi, a cura di M. Greschat - E. Guerriero, Cinisello Balsamo 1994, p. 684.

[6] Parola di Don Orione del 30 ottobre 1938; IV 424 e anche IV, 94; X, 180.

[7] Lettera del 10 dicembre 1906; Orione Scritti 45, 49.

[8] Nel 1939, riferirà che c’erano 57.000 abitanti; Parola X, 38.

[9] Lettera confidenziale, Pentecoste 1912; Orione Scritti 82, 88. Parola di Don Orione V, 123; VI, 74-75 e 123. A Don Sterpi, precisò che l’udienza del Papa era fissata alle 18.15 del del 9 dicembre; Orione Scritti 10, 169f.

[10] Fortunato Iozzelli, Roma religiosa all’inizio del Novecento, Ed. Storia e Letteratura, Roma 1985. Roberto Regoli, Il Vicariato di Roma dopo il 1870, «Chiesa e Storia» 2 (2012), 231-253.

[11] Cfr Conversazione con amici e benefattori del 14 marzo 1934, a San Giacomo a Scossacavalli, VI, 74-75 e anche VIII, 94-96. Nel racconto, Don Orione aggiunse che il Papa gli chiese: “E dei soldi ce ne hai? Allora io risposi a Pio X: La Divina Provvidenza. Pio X sorrise, poi, battendo con le dita il cassetto: Anche qui, disse, c’è la Divina Provvidenza! Io osai dirgli: Oh, Padre Santo, ma noi possiamo fare lo stesso. Ma Pio X insistendo: Cosa credi, che la Divina Provvidenza ci sia solo per te? Ed aperto il cassetto, prese un plico e me lo mise ad ogni costo nelle mani”.

[12] Orione Scritti 82, 89.

[13] Parola di Don Orione VI, 75 e anche VIII, 94.

[14] Don Orione e la Piccola Opera, IV, 646.

[15] Così informa Don Orione, il 24 marzo 1908; Orione Scritti 53, 21.

[16] Don Orione e la Piccola Opera IV, 643-644.

[17] Il racconto, desunto dal nucleo di ricordo di Don Orione, è stato divulgato da A. Brocati Stradella, Don Orione, Ed. Messaggero, Padova, 1978, p. 54-60.

[18] Furono ricevute in udienza da Pio X il 5 dicembre 1909; “La Croce” del 24 dicembre 1909; ADO A, 62, f.44.

[19] Orione Scritti 82, 89. Fu uno dei primi bollettini parrocchiali di Roma, elogiato da L’Osservatore Romano.

[20] Il Memoriale è datato 4 novembre 1918; Orione Scritti 101, 115-119.

[21] Si trova nell’area della valle della Caffarella a ridosso della via Latina. Era chiamata "delli Spiriti", per incontri notturni non graditi, ladri e rumori attribuiti agli spiriti che infestavano la valle. Nel XIX secolo, per cacciare tali 'spiriti', fu posta una statuetta della Madonna sul fronte di una palazzina e si sparse la voce che gli spiriti fossero 'cessati', per cui un'osteria del luogo prese il nome di "Osteria dei Cessati Spiriti". Ebbene, qui, si aperse una chiesetta “per volontà del Papa a partire dal 29 giugno 1927, con il dono fatto da parte di Pio XI di un capannone per erigere una cappella sussidiaria ai Cessati Spiriti”; Scritti Don Orione 48, 35.

[22] Sull’attività di Don Gaspare Goggi per l’acquisto del terreno e l’apertura della prima chiesetta di Ognissanti si veda F. Peloso, Don Gaspare Goggi, cit., p. 225-229.

[23] Parola di Don Orione del 12 febbraio 1938, VIII, 94.

[24] Parola di Orione del 1° novembre 1930; IV, 387-389.

[25] Lettera a Don Silvio Ferretti dell’11 marzo 1914; Orione Scritti 24, 44.

[26] La torre campanaria sarà eretta nel 1927.

[27] L’Ossservatore Romano, 1° luglio 1914. Cfr Massimo Alemanno, Le chiese di Roma Moderna, vol. III, Roma, Armando Editore, 2004, p. 70-72.

[28] Lettera del 26 maggio 1912; Orione Scritti 82, 88.

[29] Orione Scritti 82, 90.

[30] Memoriale del 4 novembre 1918; Orione Scritti 101, 116.

[31] Orione Scritti 70, 203.

[32]  Don Orione: quale prete?, “Messaggi di Don Orione” 115 (2004), p. 57-72.

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