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Messaggi Don Orione
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Nella foto: Suor Maria Plautilla Cavallo e sullo sfondo PIccolo Cottolengo Genovese
Autore: Flavio Peloso
Pubblicato in: Flavio Peloso, La Serva di Dio suor Maria Plautilla “incarnazione della carità” “L’Osservatore Romano”, 1.10.1998, p.6.

Morì il 5 ottobre 1947. Dichiarata "venerabile" il 1° luglio 2010.

SUOR MARIA PLAUTILLA
delle Piccole Suore Missionarie della Carità


Don Flavio Peloso


Lucia Cavallo nasce il 18 novembre 1913 a Roata Chiusani, una piccola frazione rurale in provincia di Cuneo. E' una figlia dei campi, di gente povera. I genitori sono contadini e i loro sei figli crescono tra molti sacrifici dei genitori e personali. Anche questa serva di Dio, dunque, è una figlia di quel Piemonte genuino, profondamente spirituale, sano e concreto. La cultura e la pietà religiosa, nutrite degli insegnamenti di S. Francesco di Sales e di S. Alfonso de' Liguori, alimentano un humus fertile nel quale, reagendo a tendenze gallicane e gianseniste, fiorisce tutta una serie di santi e sante che formano un saldo tessuto cristiano e civile: da Albert von Diessbach a Pio Brunone Lanteri, dal Guala al Cafasso e all'Allamano, fino alle tre grandi stelle piemontesi: il Cottolengo, Don Bosco, Don Orione.
Lucia Cavallo, fanciulla, apprende le cose di Dio in modo spontaneo, accudisce la casa, va al pascolo, pensa ai fratellini, frequenta la chiesa e ama pregare. Milita nell'azione cattolica ed è particolarmente devota e affascinata di una "santina locale", la serva di Dio Caterina Benso.
Morta la mamma, a 12 anni Lucia deve provvedere ai fratelli e alla casa. "Quando cominciò ad andare da serva in campagna - ricorda il fratello Giuseppe, anch'egli poi divenuto religioso - tutti i padroni la volevano a casa loro perché dicevano che non era una serva, ma era una mamma di famiglia".


A Tortona per farsi santa

Aveva nel cuore di darsi totalmente al Signore, di diventare suora, ma le difficoltà per mandare avanti la famiglia sembravano sbarrare questo orizzonte. "Chiuse tutte le vie umane - ebbe poi a scrivere Lucia - ricorsi al rifugio degli abbandonati: Maria SS.ma. Questa non solo mi consolò, ma mi fece godere di una grande pace. Pregavo volentieri e sempre più si faceva forte la vocazione di andare missionaria". Nel 1933, al parroco di Roata giunse la "lettera per la questua delle vocazioni" indirizzata dal giovane fondatore, il Beato Luigi Orione, a tutti i parroci d'Italia. Era l'ora segnata dalla Provvidenza. Il 3 novembre 1933, Lucia lascia tutto ed entra nella "casa madre" delle Piccole Suore Missionarie della Carità, a Tortona. Va a farsi santa: "Farmi santa a costo di qualunque sacrificio", ella scrive. La casa di Tortona è tutta infuocata dei santi esempi ed insegnamenti del Fondatore. "San Bernardino è una grande Una scuola di carità: chi si sente di amare Cristo in croce, venga; chi non si sente, non venga", é il ritornello di Don Orione. Lucia Cavallo accetta la sfida della carità. Non aspettava altro.

Per il periodo di probandato, Lucia viene inviata tra le ammalate del Piccolo Cottolengo di Genova-Marassi. Frequenta il corso di infermiera e si distingue per zelo e capacità. Rientrata nella "casa madre" di Tortona, riceve l'abito da suora e il nome "Maria Plautilla" nella notte di Natale del 1935. Dopo il primo anno di noviziato, viene destinata all'Istituto 'Paverano' ove resterà per il rimanente della sua vita. Il 7 dicembre 1937 emette i SS.Voti nelle mani del beato Don Luigi Orione.

Il martirio della carità

L'Istituto 'Paverano' era il nucleo centrale di un grosso complesso assistenziale, il Piccolo Cottolengo di Don Orione. Ospitava oltre 500 malate fisiche e psichiche ed un gruppo di orfanelle. Nel reparto infermeria di quel Piccolo Cottolengo, Suor Maria Plautilla trascorse tutta la sua vita. Sapeva unire alla solerzia e competenza tecnica delle cure la soave dolcezza e carità premurosa. Sempre con il sorriso e la preghiera sulle labbra, attenta, intraprendente, aveva parole di incoraggiamento e di fede per malate, parenti e consorelle. Generosissima e dimentica di sé, prolungava liberamente il suo servizio e trascorreva molte notti a vegliare sulle ammalate. Si dedicò pure alla catechesi per minorati con buoni risultati ed edificazione di tutti. Non mancò chi, al vederla, la definì "Don Orione in abito da suora" tanto lo spirito di Don Orione trovò in lei una interpretazione femminile fedele, eloquente, emblematica.
Ha lasciato scritti semplici e profondi: alcuni quaderni di appunti e lettere a familiari e consorelle.
"Facciamoci sante. In tutti dobbiamo vedere Gesù": era la intenzione che raccoglieva tutte le energie spirituali e le attività pratiche di Suor M. Plautilla. La sua volontà di olocausto aveva sorgenti mistiche. Ne abbiamo una traccia in una delle pochissime lettere scritte e conservate, indirizzata al suo direttore spirituale: "Da circa tre anni in Congregazione, è sorta una 'Lega di Lampade viventi', ossia di Piccole Suore Missionarie della Carità che consacrano la loro vita, preghiere, lavoro e sofferenze per la prosperità della comunità e la santità dei loro membri: sacerdoti e suore. Confidando nell'aiuto di Dio, e guidata da lei, vorrei farmi "lampada".

Il tono "sacrificale" della sua vita, che già si manifestava nell'obbedienza precisa e serena e nel servizio alle malate alienate e ripugnanti, venne assumendo sempre più marcatamente i caratteri del martirio, fino all'epilogo della sua morte.
Una sera dell'autunno 1945, Suor M. Plautilla, rientrando in clausura dopo una giornata di intenso lavoro, ebbe un collasso cardiaco e si accasciò. Forse i disagi durante il periodo della guerra, le ansie per i bombardamenti e soprattutto la sua dedizione senza calcolo minarono la sua salute. Le fu riscontrata una poliartrite reumatica. Fu curata, ma le condizioni generali restarono compromesse, soprattutto il cuore ne restò ferito.
Appena ristabilitasi un poco, Suor M. Plautilla ottenne di poter ritornare tra le ammalate. Riprese il suo canto di carità generosa. Ma il cuore silenziosamente e inesorabilmente continuava ad indebolirsi.

Sul finire del 1946, un eroico gesto di carità venne a tingere di martirio della carità la sua vita. Accadde che una delle malate mentali raggiunse, non si sa come, il balcone esterno della finestra, con grave rischio di precipitare. Suor M. Plautilla, accortasene, dominando la forte emozione, raccolse le sue poche forze e raggiunse con prontezza la sventurata riuscendo a trarla in salvo.
Subito dopo però, subì un nuovo e più debilitante collasso. Fu costretta a letto, e questa volta definitivamente. Curata con premura dalle consorelle, non accennava a migliorare. Spesso aveva degli sbocchi di sangue, e con l'infermiera preoccupata minimizzava dicendo "Fosse almeno sangue di martire!". Ma la battuta aveva la sua verità nel desiderio autentico e nella donazione spirituale.
Il suo letto di inferma divenne cattedra e altare per la variopinta comunità del Piccolo Cottolengo. Sacerdoti, suore, medici, dipendenti e, soprattutto, le sue care malate vanno per una visita, per avere una parola, un sorriso, per dire una preghiera o anche solo farsi il segno della croce. Il 14 agosto del 1947, Suor Plautilla riceve l'Unzione degli infermi e il giorno seguente emette la Professione perpetua.

Nel suo piccolo e brevissimo diario, un'altra mano poi scrisse: "5 ottobre, festa della Madonna del S.Rosario, ricevette il S.Viatico, alle 8. Verso le 10 dello stesso giorno, assistita da tre Sacerdoti, da tutte le Consorelle, le bambine e alcune ricoverate, salì al Cielo cessando di soffrire".


La spiritualità dello straccio

Di questa suora esemplare non restò solo il ricordo e il rimpianto, ma anche l'edificazione di santità che suggerì la devozione nel cuore di molti che conobbero questo fiore nascosto in una casa di carità. Conoscendo questa suora, molte consorelle e persone d'ogni ceto compresero cosa significasse la "spiritualità dello straccio" trasmessa da Don Orione come via di santificazione. "E' un fatto che a volte sotto questi stracci - osservava Don Orione - si nascondono delle anime elette, anime generose, capaci di grandi sacrifici e che operano un gran bene nel campo della carità" (Parola IV, 347). E quando, ancora, egli diceva che "tra le Suore abbiamo delle eroine, per cui il più grande sforzo è tenerle ferme e moderate" (Parola VI, 140) faceva una constatazione che egli, tanto sensibile e acuto nelle cose di Dio, andava verificando. Non faceva nomi, ma certo Suor M.Plautilla era tra queste.

Il 2 ottobre 1986, a Genova, davanti al Card. Siri, venne aperto il processo di canonizzazione di Suor M. Plautilla. Conclusosi positivamente il 5 ottobre 1989, gli atti processuali sono stati trasferiti presso la Congregazione per le Cause dei Santi, che ha emesso il Decreto di validità del processo il 1 febbraio 1991. Esaminati gli scritti, di modesta entità, e raccolta ulteriore documentazione nella Informatio super vita e virtutibus, la Chiesa ha espresso il giudizio sulla eroicità delle virtù. Il 1° luglio, Papa Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto che riconosce le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Plautilla Pertanto, a Suor Maria Plautilla è attribuita la qualifica di "Venerabile".


BIBLIOGRAFIA


Isola Domenico, Post nubila Phoebus, Scuola Tipografica Don Orione, Borgonovo Valtidone (PC), 1955, p.88-97.

Terzi Ignazio, Suor Maria Plautilla: l’incarnazione della carità, Edizioni Don Orione, Tortona, 1986, p.196.

Peloso Flavio, La Serva di Dio suor Maria Plautilla, “incarnazione della carità”, “L’Osservatore Romano”, 1 ottobre 1998, 6.

Bizzotto Maria Irene, Scritti della Serva di Dio Suor Maria Plautilla, “Messaggi di Don Orione” 33 (2001), n. 104, 45–70.

Fusi, Aurelio, Suor Maria Plautilla. Un riflesso del volto di Don Orione, Paoline, Milano, 2011, p.282.

Fusi Aurelio, Il processo diocesano di Beatificazione–Canonizzazione della Venerabile Suor Maria Plautilla Cavallo, “Messaggi di Don Orione” 46 (2014), n. 143, 95–108.

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