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18.1.1905: L'indulgenza per il motto "instaurare omnia in Christo"

21 marzo 1903: cronaca di una grazia




" /> Messaggi Don Orione
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11.2.1903: Piano e programma della Piccola Opera 21.3.1903: Decreto di approvazione della Congregazione 12.4.1903: Lettera con cui Don Orione comunica l'approvazione vescovile dell'Opera 1904: Prime Regole manoscritte. 18.1.1905: L'indulgenza per il motto "instaurare omnia in Christo"

21 marzo 1903: cronaca di una grazia






PIANO E PROGRAMMA DELLA PICCOLA OPERA



11 febbraio 1903 - Festa dell'Apparizione della SS. Vergine Immacolata

Mio veneratissimo Padre in Nostro Signore Gesù Cristo Crocifisso e nella Madonna Santissima.

Prostrato ai piedi Vostri, siccome a Padre nel Signore e Pastore dolcissimo dell'anima mia e delle anime di tanti che lavorano con me in questa minima Opera della Divina Provvidenza: dopo avere pregato Nostro Signore e invocata con tutto il cuore di figliuolo la Santissima Vergine Immacolata, Madre buona della Divina Provvidenza, Madre di misericordia, Madre e Signora di tutti noi e di ogni cosa nostra: invocato il glorioso S. Giuseppe, Sposo purissimo di Maria Vergine e Patrono Universale della Santa Chiesa Cattolica: I'Arcangelo Michele, il grande S. Giovanni Battista e i nostri Santi Protettori e i Beati Apostoli Pietro e Paolo e Giovanni e gli altri Beati Apostoli: i Santi Vescovi di Tortona Marziano e Innocenzo e tutti gli altri miei carissimi Santi e Sante Protettori e Protettrici dell'Opera, nonché i Venerabili Giuseppe Benedetto Cottolengo e Giovanni Battista Vianney, Curato d'Ars: i Santi, i Beati e i Servi di Dio di questa Vostra Santa Chiesa di Tortona e quelli le cui Sante Ossa riposano nelle chiese e nelle terre della diocesi: gli Angeli e i Santi Protettori delle diocesi in cui vi hanno Case dell'Opera della Divina Provvidenza: confortato sommamente dalla paterna benedizione che, nella venerata Vostra lettera del 28 gennaio u.s., avete dato all'Opera « perché prosperi, si propaghi al bene delle anime e alla maggior gloria di Dio », supplico umilmente nella carità del Cuore SS. di Gesù che vi degniate, o mio veneratissimo Padre, di emettere il Decreto di approvazione all'Istituto detto a L'Opera della Divina Provvidenza, sorto primamente in diocesi con la Vostra benedizione e ai Vostri piedi.

Tale grazia, come specialissimo favore di Dio, per l'intercessione della SS. Vergine Immacolata, Madre di questa Opera, per l'aiuto degli Angeli e Santi Protettori nostri, e come il più grande pegno del Vostro affetto di Padre, umilmente e istantemente imploro:
1) per essere più attaccato a Voi, mio veneratissimo Vescovo e Padre nel Signore Nostro Gesù Cristo Crocifisso, e per Voi al Santo Padre;
2) per regolarizzare meglio, nello spirito e negli intendimenti della Santa Chiesa, la posizione dell'Istituto secondo le leggi ecclesiastiche, affinché l’Istituto - già propagato in diverse Diocesi pei desideri e le richieste dei Vescovi con varie Case, tra le quali due aperte nella Terra del Beato Pietro, per facoltà ottenute ex audientia Sanctissimi - , prosperi ogni dì meglio secondo la Vostra parola e la volontà espressami ripetutamente dal S. Padre, e, cogliendo frutti sempre più copiosi, possa, con la divina grazia, estendersi pel bene delle anime e per la maggior gloria di Dio, eziandio ad altri paesi, se così fosse nei disegni della Divina Provvidenza;
3) per iscarico di mia coscienza, per quanto può riguardare le vocazioni che Nostro Signore si degnasse di suscitare.

* * *

Il piano dell'Istituto è quello che venne umiliato a Vostra Eccellenza nel 1899, e i principi fondamentali costitutivi sono i medesimi presentati la festa della SS. Vergine Immacolata, 8 dicembre dell'Anno Santo 1900, e che brevemente qui compendio, dopo averli esposti ed umiliati al Nostro Santo Padre Leone XIII nell'Udienza privata del 10 gennaio dell'anno scorso, e averne avute parole di ineffabile conforto, e ampia approvazione e benedizione, - approvazione e benedizione ultimamente confermate da una lettera del Card. Rampolla nella recente data 26 dicembre 1902

* * *

1. L'opera della Divina Provvidenza, nei secoli avanti la nascita di Nostro Signor Gesù Cristo, era coordinata a disporre l'umanità a ricevere Gesù Cristo Redentore; e, dopo la venuta di Nostro Signore nel corso dei secoli nei quali la Santa Chiesa milita sulla terra, l'opera della Divina Provvidenza consiste nell'instaurare omnia in Christo: illuminare cioè e santificare le anime nella conoscenza e nella carità di Dio, e instaurare successivamente tutte le istituzioni e tutte le cose, anche appartenenti alla società esterna degli uomini, in Nostro Signore Gesù Cristo Crocifisso, facendole entrare nello spirito e nella vita del Cattolicesimo, perché abbiano a prendere in esso il loro posto, abbiano a portare un ordine perfetto nella umana società e riuscire alla divina gloria, unendo tutta la umanità in un corpo solo, la S. Chiesa Cattolica costituita da Nostro Signore Gesù Cristo sotto la divina potestà dei Vescovi, in unione e dipendenza con la divina e suprema potestà Apostolica del Beato Pietro, che è il Romano Pontefice, perché appunto di tutte le umane creature e le umane istituzioni si faccia un solo ovile, sotto la guida di un solo Pastore: « ut fiat unum ovile et unus Pastore ».

2. E perché Nostro Signore Gesù Cristo designò propriamente nel Beato Apostolo Pietro chi doveva farsi servo dei servi di Dio, e su Lui fondò la Sua Chiesa, e a Lui commise l'unità del governo visibile che avvicinasse sempre più gli uomini a Dio, e, per la assistenza dello Spirito Santo, diede in Lui ai Suoi successori sino alla fine dei secoli le parole infallibili di vita eterna, onde riuscire allo scopo della Redenzione, che è rinnovare in Gesù Cristo tutto l'uomo e tutti gli uomini, e il regno sociale di Gesù Cristo: « instaurare omnia in Christo », il nostro minimo Istituto che, per bontà del Signore, sorse sotto la denominazione di Opera della Divina Provvidenza, riconoscendo nel Romano Pontefice il cardine dell'opera della Divina Provvidenza nel mondo universo, siccome in Lui venera il Successore del Beato Pietro, il Vicario in terra di Nostro Signore Gesù Cristo, questo ha per fine suo precipuo:

3. di « compiere, con la divina grazia, la volontà di Dio nella volontà del Beato Pietro il Romano Pontefice, e cercare la maggiore gloria di Dio con attendere alla perfezione dei suoi membri, e impiegarsi, con ogni opera di misericordia, a spargere e crescere nel popolo cristiano e specialmente nell'evangelizzare i poveri, i piccoli e gli afflitti da ogni male e dolore un amore dolcissimo al Vicario in terra di Nostro Signore Gesù Cristo che è il Romano Pontefice, Successore del Beato Apostolo Pietro, coll'intento di concorrere a rafforzare, nell'interno della Santa Chiesa, l'unità dei figli col Padre e, nell'esterno, a ripristinare l'unità spezzata col Padre ».
La cui parte attiva più ampiamente è:
- per una azione interna nella S. Chiesa: lavorare e togliere la confusione delle idee e, con le opere di misericordia, ravvivare, stringere e mantenere l'unità dei fedeli col Beato Pietro, penetrando in prima di un vigoroso ed operoso amore al S. Padre:
a) la educazione della gioventù dalla scuola ai campi; b) la evangelizzazione degli umili, secondo i princìpi sociali cristiani; c) gli afflitti dei tanti mali e dolori, e ogni istituzione a favore del popolo.
Sì che Nostro Signore Gesù Cristo entri pel Suo Santo Vicario in tutti i cuori, e nel cuore specialmente di quelli che il Divino Maestro ha mostrato di amare tanto i piccoli di età e di condizione, che sopra tutti tanto bisogno hanno del conforto di conoscerlo e di seguirlo; e, per questi, entri in tutte le manifestazioni di ciò che il cristiano e come individuo e come popolo pensa, vuole ed opera.
Per volontà espressa del Santo Padre poi, è proprio di questo Istituto di coadiuvare, nella sua piccolezza, I'opera della Divina Provvidenza col faticare e sacrificarsi a togliere la confusione dei tabernacoli, e a far ritornare alla piena dipendenza e unità col Beato Pietro le chiese separate; sì che, per l'unità col B. Pietro, che è il Romano Pontefice, e per la attuazione delle Sue volontà cioè di quello che per tutto e pei vari Stati va col nome di programma papale, arrivi a tutti e dappertutto la Carità soavissima del Cuore SS. di Gesù, e per essa le genti e le nazioni stabiliscano un giusto ordinamento sulla terra, e vivano e prosperino in Nostro Signore Gesù Cristo Crocifisso: « Instaurare omnia in Christo».

4. Questo fine - unire al Papa per instaurare omnia in Christo - , che è proprio di nostra azione, pone Opera della Divina Provvidenza ed ogni suo membro alla pronta ed assoluta obbedienza del Vicario di Nostro Signore Gesù Cristo, il Romano Pontefice - Padre, Pastore e Maestro supremo, universale ed infallibile dell'unica vera, santa, cattolica ed apostolica Chiesa di Dio - , per eseguire, sempre con la divina grazia e secondo gli ordini e i desideri che Egli si degnerà manifestare al Superiore dell’Istituto, in qualsiasi parte del mondo, in ogni ordine di idee e di fatti, con ogni attività e sacrificio delle sostanze, dell'intelletto, del cuore e della vita, tutto quello che a Lui, Vescovo e Papa della Santa Chiesa Cattolica e delle anime tutte, piacerà di comandare, o mostrerà desiderare, alla massima gloria e dilatazione del Regno di Dio, e per il bene delle anime e dei popoli.

5. Epperò, in prima, accesa di grandissimo e filiale amore al Vicario in terra di Nostro Signore Gesù Cristo, l'Opera della Divina Provvidenza gode di obbligarsi con vincolo speciale alla Cattedra del Beato Pietro, pronta a recarsi ovunque al Santo Padre piacesse di inviarla.

6. Va inoltre gloriosa di poter prestare ogni sua opera e servizio ai Vescovi, cui lo Spirito Santo pose a governare la Chiesa di Dio.

7.I Fratelli di questa Congregazione vanno distinti in due classi, quella dei laici e quella dei sacerdoti.
I fratelli laici saranno chiamati col semplice titolo di fratelli; i sacerdoti col titolo di Coadiutori dell'Opera della Divina Provvidenza. I membri dell'Opera, dopo un congruo tempo di Noviziato - il quale, secondo le norme date dalla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari, deve durare non meno di un anno-, saranno ammessi ai voti temporanei annuali di castità, povertà ed obbedienza per un intero triennio, dopo il quale potranno fare i voti perpetui; e solo dopo questi conseguire, nulla ostando, l'Ordine del Suddiaconato. Questi sacerdoti poi che, emessi i Voti perpetui come sopra, saranno creduti degni dal Superiore, potranno far parte di una Sezione speciale avente obbligo speciale, senza voto però, di servire in tutto e per tutto il Romano Pontefice, e avuti siccome servitori fino alla morte e figli del Papa.
Questi debbono aver fatto un sacrificio continuo e totale di se stessi alla volontà dei Superiori: non vivono che per la S. Chiesa, pronti per essa sempre a morire.

* * *

Questi sono i sommi principi dell'« Opera della Divina Provvidenza »; e qui mi pare bene nel Signore dichiarare che, eccettuato il voto col quale l'Opera è legata al Sommo Pontefice, e i tre altri voti essenziali di castità, di povertà e di obbedienza, se nella Regola o in qualche ordine del vivere dell'Opera havvi o vi avesse in futuro cosa che abbia ragione di precetto positivo e non sia già compresa nella legge di Dio, essa non possa indurre obbligazione veruna sotto pena di peccato mortale o veniale, se il Superiore non la comandi in nome di Gesù Cristo Signor Nostro o in virtù di obbedienza.
Perocché, quantunque l'Opera della Divina Provvidenza desideri, e con lei ogni suo membro debba desiderare, che la sua Regola e l'ordine del vivere si osservi in tutto secondo che è proprio dell'Istituto, senza mancare in nulla; tuttavia, desidera pure che, invece del timore dell'offesa, sia sprone a questa piena osservanza l'amore e il desiderio di ogni perfezione; di modo che ognuno con gran libertà di coscienza faccia tesoro della grazia che ha ricevuto dal Signore Iddio suo, e, per l'aiuto di Maria SS. Immacolata, Madre dell'Opera, « con cuor puro e buona coscienza e fede non finta » (1 Timot., 1) operi quella carità immensa che è vincolo di ogni perfezione, e fine di tutta quanta la legge, a maggiore gloria e lode di Gesù Cristo, Creatore e Signore Nostro e per la esaltazione della S. Madre Chiesa. Amen.

* * *

E perdonate, o mio Veneratissimo e dolcissimo Padre nel Signore, alla mia libertà, se ancora qui, prima di finire, umilmente Vi prego e, prostrato ai piedi Vostri, Vi supplico di approvare questo minimo Istituto da cui, per la grazia di Dio, mi pare potrà venire un gran bene alla Santa Chiesa.
Non abbiate timori e confortatevi anzi nel Vostro cuore, o mio buon Padre: vedrete che questa incipiente Congregazione, perché votata tutta al Santo Padre e alla Santa Chiesa, germoglierà continuamente sul Calvario tra Gesù Cristo Crocifisso e Maria SS. Addolorata; - e in un Istituto, che nasce per stare di proposito sul Calvario, c'è da confortarsi sempre.
Lo stare sul Calvario servirà all'Opera a non farle perdere lo spirito onde è nata, a non dimenticare che Gesù non patisce solo sul Calvario, e a crescere in essa quella Carità del Cuore Sacratissimo di Gesù che vorrebbe soavemente stretti tutti gli uomini in un sol corpo, qualunque siano le differenze loro d'ogni maniera.
Non perché io non avessi tutta la fiducia in Voi e non Vi amassi tenerissimamente nel Signore ho tardato per tanti anni a farVi questa supplica; ma perché non aveva fiducia di me, e anche perché, volendo essere cosa tutta del S. Padre, mi pareva anzi tutto necessario interpellare e conoscere in proposito il giudizio del S. Padre stesso.
E andava pregando, quando la grande Provvidenza di quel Dio, Qui facit mirabilia solus, mi ha portato ai piedi del Beato Pietro, e a diffondere l'Opera sui Suoi stessi beni. Ora tremo ancora, ma mi attacco a Voi e al Beato Apostolo Pietro, che mi ha benedetto, e, con l'aiuto della Madonna SS., confido che Nostro Signore Gesù Cristo, che ha cominciato l'Opera, Egli la perfezionerà.

Al Santo Padre, che mi diceva di portare il piano dell'Istituto alla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari, ho umilmente risposto che era andato solo per consultarlo, ma che sarei venuto da Voi, che siete il mio Vescovo; - e a Voi vengo oggi, festa della Apparizione di Maria SS. Immacolata, e, pienamente affidato in Voi mio Padre, mi pongo ai Vostri benedetti piedi: sia fatto di me e di tutti gli altri che sono con me secondo la Vostra parola!
E pur lietissimo in Domino di ogni contraria disposizione, permettetemi tuttavia che, con tutto il cuore di vostro povero figliuolo nel Signore, Vi preghi di degnarVi - e per l'amore che portate alla Madonna SS., Madre di questa Opera, e per l'amore che portate al Papa - di approvare e benedire, con una approvazione e benedizione grande grande grande, questo Istituto della Divina Provvidenza, che pregherà sempre per Voi, che è nato ai Vostri piedi, che è lo spirito Vostro, che è e sarà sempre dovuto a Voi, e Vi avrà quale Padre, e sarà l'opera più bella, con la grazia del Signore, del Vostro Episcopato.
Io affido questa supplica alla Madonna Santissima Immacolata, e prego tutti i miei carissimi Santi Protettori e le Anime Sante del Purgatorio di accompagnarla.
Mi inginocchio ai Vostri piedi con tutti i miei: per me e per tutti Vi domando perdono di ogni cosa: benediteci proprio con tutto il Vostro Cuore: - fiat voluntas Tua, et sit Nomen Domini benedictum nunc et semper et semper et semper! -Amen!






 

 

Decreto di approvazione della Congregazione
“L’OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA”

Traduzione dall’originale latino ripresa da un notes di Don Sterpi; riportato in "Don Luigi Orione e la Piccola Opera Della Divina Provvidenza", vol. 3° (1901–1903), pag. 423, nota 78. Cfr. Scritti 69, 367.


Igino Bandi
per grazia di Dio e della Sede Apostolica
Vescovo di Tortona e Principe di Cambiò

Da alcuni anni il diletto Figlio Nostro Don Luigi Orione Sacerdote di questa nostra Diocesi, confidando soprattutto nella misericordia del Signore, raccolti intorno a sé alcuni compagni, diede principio, col nostro consenso, ad una Congregazione Religiosa, nella quale i membri, facendo vita comune sotto il governo di un legittimo Superiore, per mezzo dei tre voti di povertà, ubbidienza e di castità – da emettersi prima ad tempus, poi perpetui – attendono con tutta diligenza ed alacrità alla propria santificazione.

La nuova Congregazione – che i precitati membri si sono scelta - si chiama: “L’OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA” ed ha per fine di unire per mezzo di tutte le opere di misericordia – e specialmente attendendo all’educazione sinceramente cattolica della gioventù, predicando il Vangelo ai poveri, sollevando e confortando nella carità di N.S.G.C. quelli che sono afflitti e faticati – con strettissimo e dolcissimo vincolo di tutta la mente e di tutto il cuore il popolo cristiano alla Santa Sede, nella quale – come si esprime il Crisologo – “Beatus Petrus vivit et praésidet, praestat quaerentibus fidei veritatem (Ep. Ad Eutip. N. 2) - il Beato Pietro vive e presiede, offrendo la verità della fede a quanti la cercano”.

Premurosissima sopra tutte le altre infatti è, nella predetta Congregazione, la cura di accrescere nell’animo dei fedeli l’amore e l’ubbidienza al Romano Pontefice, con tanto maggiore intensità quanto più accanita è la guerra che al medesimo Vicario di Gesù Cristo si combatte oggidì dai suoi nemici; e nessun desiderio è più vivo nel cuore dei suoi membri che di ricondurre – quando Iddio lo concederà – alla primitiva unità della Chiesa “(eos) qui Jesum Christum Filium Dei Eundemque Salvatorem humani generis agnoscunt et fatentur, sed tamen vagantur ab Eius Sponsa longius” (Enc. Leonis Pp. XIII, De unitate Ecclesiae, 29 Junii 1896) coloro che conoscono e confessano Gesù Cristo Figlio di Dio e Salvatore del genere umano, pur vagando lontano dalla Sua Sposa”. Proposito quest’ultimo che, esposto a Sua Santità Leone XIII, ne fu ampiamente lodato e, col più benevolo compiacimento da parte del medesimo Sommo Pontefice, confortato dall’apostolica benedizione.

Avendo ora il prelodato Don Luigi Orione, a nome suo e dei suoi compagni, fatta umile supplica a Noi, perché, con l’Episcopale Nostra Autorità, approvassimo detto Istituto ed avendo, in pari tempo, sottoposto al nostro giudizio le Costituzioni sommarie del medesimo: Noi – dopo maturo esame della santità del fine e dei mezzi e delle doti dei richiedenti, a norma della Costituzione di Leone XIII “Condita” (8 dicembre 1900) – approviamo e confermiamo il sopradetto Istituto come Congregazione di voti semplici, come lo dichiariamo approvato e confermato dal presente decreto.
Tuttavia vogliamo che siano osservate le seguenti cose: 1° che sia sottoposto alla nostra approvazione il testo delle Costituzioni finito in tutte le sue parti, appena sarà possibile; 2° che Superiore generale, al quale tutti i membri religiosamente obbediscano, sia il diletto figlio Don Luigi Orione; 3° che nessuno dei membri venga promosso ai Sacri Ordini, se non ha prima emesso i Voti Perpetui, e sia addetto stabilmente all’Istituto. Inoltre, a norma del Decreto S. Congr. E. E. e R. R. “Auctis admodum” (del 4.11.1892), coloro che sono da promuovere ai Sacri Ordini, oltre quanto stabilito dal Diritto, esibiranno lettere testimoniali che, almeno per un anno, abbiano atteso allo studio della Sacra Teologia, se si tratta del Suddiaconato; almeno per un biennio, se per il Diaconato; e per il Presbiterato, almeno per un triennio, premesso il regolare corso degli altri studi.

Intanto di tutto cuore raccomandiamo al SS. Cuore di Gesù l’Istituto da Noi approvato, affinché possa ogni giorno fare frutti nella vigna del Signore: e preghiamo pure supplichevolmente la Beata Vergine Immacolata, pietosissima Madre di Misericordia e di Provvidenza, affinché prenda sotto la sua protezione questa religiosa famiglia, la conservi e l’accresca e col suo Buon Consiglio la diriga e con la sua santissima intercessione faccia sì che continuamente lavori ad instaurare omnia in Christo.

Tortona, il 21 marzo 1903, nella festa di S. Benedetto Abate
+ Igino Vescovo».







LETTERA CON CUI DON ORIONE COMUNICA L'APPROVAZIONE VESCOVILE DELL'OPERA
 

Tortona, 12 aprile 1903
G.P.A.M.

“ Instaurare omnia in Christo ” (San Paolo)
Ai carissimi Aspiranti e Novizi della nostra minimissima Congregazione, ai carissimi e venerandi miei fratelli e figli nel servizio della Divina Provvidenza, Coadiutori, Eremiti e Chierici, e anche a Voi, veneratissimi Sacerdoti dell'Opera, compagni e fratelli soavissimi nel divino servizio e nelle viscere del cuore Sacratissimo del caro Signore e Padre Nostro Gesù Cristo Crocifisso, vita e misericordia delle anime nostre, e in Maria Santissima Immacolata, dolce Madre nostra.
Pax vobis! La pace del Signore sia con voi, con voi tutti, con voi ora e sempre, o miei carissimi.

Gaudium magnum annuntio vobis. L'Opera della Divina Provvidenza è stata canonicamente approvata in Congregazione religiosa, come vi ha scritto a nome mio il fratello Gaspare Goggi; ed oggi festa della Santa Pasqua di Risurrezione di Nostro Signore, e anniversario della mia Prima Santa Messa ho avuto la grandissima e veramente santa e celeste consolazione di fare i Santi Voti religiosi di povertà, castità e ubbidienza nelle mani del nostro venerato Vescovo.
Sia dunque benedetto il Nome Santo del Signore ora e in eterno, qui facit mirabilia solus. Sit Nomen Domini benedictum! Sit Nomen Domini benedictum! Sit Nomen Domini semper benedictum!
Vi ringrazio tanto delle orazioni fatte sempre per la povera anima mia e specialmente di quelle dei passati giorni dei miei Esercizi Spirituali in preparazione ai Santi Voti, nei quali, per le vostre caritatevoli suppliche, il Signore, Pater misericordiarum et Deus totìus consolationis, si è degnato farmi sentire tutta la soavità del Suo santo Servizio. Cercherò di ricompensarvi pregando sempre e tanto per voi, e prendendo maggior cura, con la divina grazia, delle anime vostre e delle Case dell'Opera.
Pregate di più per me oramai come ora sento la mia nullità, perchè corrisponda meno indegnamente alle grazie di Nostro Signore et gaudium maneat et sit plenum, sì che Colui che ha cominciato l'opera della perfezione, ipse et perficiat. Io confido tanto tanto nelle vostre sante orazioni.

Oh come avrei voluto avervi tutti presenti, se fosse stato possibile, e avere tempo di potervi scrivere! Ma, appena ricevuto il decreto, sono entrato subito nei Santi Esercizi. Che conforto sarebbe stato l'avervi tutti presenti, testimoni della mia piena e totale consacrazione al Signore e quale consolazione grande anche per voi, che tante volte avete purtroppo dovuto assistere alle mie ingratitudini e indolenze alle Sue grazie!
Ed ora che consolazione sarebbe mai stata anche per i nostri cari fratelli che sono già morti, il piissimo Ottaggi, il piissimo Montagna e l'anima bella di frate Igino, e tanti altri che si sono dati all'Opera e sono morti prima di vedere questo giorno. Oh certamente essi dal Paradiso, dove li crediamo, hanno affrettato questo giorno e saranno discesi con lo spirito insieme a Maria Santissima, nostra Madre, e ai nostri Angeli e Protettori dell'Opera ed ai vari altri Chierici che sono, come speriamo, in Paradiso.
Io però vi aveva presenti, come ho sentito di essere stato presente a voi nelle vostre orazioni in quel momento solenne.
Spero, tuttavia, vedervi presto, desiderando, quanto più presto mi sarà dato, di trovarmi con voi.

Intanto benediciamo e ringraziamo insieme il Signore della grazia concessa alle anime nostre e all'Opera preghiamolo di dimenticare le nostre ingratitudini passate, per l'intercessione della nostra Madre del Paradiso, la Madonna Santissima; supplichiamolo, con umili, intensissime preghiere, di riceverle in odore di soavità di confortare la nostra debolezza, annientandoci davanti a Lui e dandoci come morti a Gesù Cristo, per vivere unicamente di Lui e per Lui, e di darci la grazia di rimanere fedeli nella santa vocazione, perchè niuna delle prime pietre sia rigettata dal celeste fabbricatore.
Comunico alle singole Case copia del Decreto di approvazione, con unita la versione italiana; e sarà letto in chiesa, in latino e poi in italiano, la mattina del 19 aprile, domenica in Albis, dopo la S. Mes-sa, nella quale possibilmente si faccia la S. Comunione, e si faccia fare dai ragazzi -e, alla sera, Vespri della festa di S. Innocenzo, Vescovo di Tortona, e si preghi prosperità per il Santo Padre, per Monsignor Vescovo, per l'Opera e per me, che per obbedienza sono deputato alla santificazione delle anime vostre.
Si canterà il Te Deum. E, in segno di prestata obbedienza, data la lettura del decreto dal Sacerdote della Casa, Coadiutori, Eremiti e Chierici andranno subito a baciare la mano del Sacerdote.
Oh felice l'uomo che rinunzia alla propria volontà e a tutte le cose per Gesù Cristo! Felice quegli che, per amore di Gesù, diventa fanciullo! Qui, o cari figli e fratelli, qui deve rivolgersi tutto il nostro studio e tutti i nostri sforzi e le nostre orazioni: a sapere impicciolire noi stessi ai piedi di Gesù e per amore di Gesù fino all'ubbidienza dei fanciulli, a rinunziare alla nostra volontà: - allora sentiremo quanto è soave servire il Signore; e il cuore fedele proverà la dolcezza di Dio...

Vostro aff.mo nel Signore e nella Madonna Santissima

Don Luigi Orione
della Divina Provvidenza

 

 

Prime Regole manoscritte del 1904

(a scrittura di Don Goggi)

 

Instaurare omnia in Christo!
(S. Paulus ad Eph. 1 – 10)


REGOLA DELLA CONGREGAZIONE
“L’Opera della Divina Provvidenza”

 

1 – La Congregazione “ l’”Opera della Divina Provvidenza” dedicata al Nostro Redentore Gesù Cristo, alla beata sempre Vergine Maria, a S. Giuseppe – Patrono della Chiesa - al Beato Arcangelo Michele, ai Beati Apostoli Pietro e Paolo e a tutti i Santi, si compone di fedeli cristiani, che accesi di ardente desiderio del discepolato dello stesso Divino Maestro e Signor Nostro Gesù Cristo, confortandosi e aiutandosi a vicenda attendono alla propria santificazione.

2 – Per la qual cosa i Membri, facendo vita comune, sotto l’ubbidienza del legittimo Superiore, coi tre voti di povertà, di ubbidienza e di castità, da emettersi prima ogni anno per tre anni, poi in perpetuo, attendono con cura alla propria santificazione.

3 – Il fine della Congregazione è questo: “unire con un vincolo dolcissimo e strettissimo di tutta la mente e del cuore il popolo cristiano alla Sede Apostolica nella quale, secondo le parole del Crisologo, il Beato Pietro vive, presiede e dona la verità della fede a chi la domanda (Ep. Ad Euntes 2°) per mezzo delle opere di misericordia e principalmente coll’informare l’animo dei giovanetti al puro spirito della fede cattolica coll’evangelizzare i poveri e confortare per la carità di N. S. Gesù Cristo gli affaticati e gli aggravati”.
Niente perciò sta più a cuore ai Congregati che accrescere ognor più negli animi dei fedeli, specialmente dei piccoli e dei poveri, i sensi della divozione e dell’ubbidienza verso il R. Pontefice, quanto più accanita è la guerra che contro di lui si combatte, e niente cercano con maggiore impegno, che ritornare quando piacerà al Signore, alla primitiva unità della Chiesa coloro i quali, pure conoscendo e confessando essere G. Cristo Signor Nostro, Figlio di Dio e il Salvatore dell’uman genere, pure vanno errando lontano dalla sua Sposa: la S. Madre Chiesa.

4 – I Membri di questa Congregazione sono o Laici, o Sacerdoti: i Laici si chiamano “Fratelli”; i Sacerdoti “Figli della Divina Provvidenza”.

5 – Quei Sacerdoti poi, che emessi i voti perpetui, come sopra, saranno creduti degni dal Superiore, potranno far parte di una sezione speciale, avente speciale obbligo, senza voto però, di servire in tutto e per tutto al R. Pontefice e avuti siccome servitori fino alla morte e figli del Papa. Questi debbono aver fatto un sacrificio continuo e totale di se stessi alla volontà dei Superiori: non vivano che per la S. Chiesa, pronti per essa sempre a morire.

6 – Chi chiede di essere annoverato tra questi Congregati si interroghi accuratamente sui vincoli da cui potrebbe essere legato per ragione di giustizia o di carità, sia per patto che per naturali condizioni di stato, di guisa che altri avesse diritto a qualche parte della libertà o dell’opera sua, ed egli dovesse prestare questa a vantaggio altrui, nel qual caso nessuno si ha da ammettere alla professione dei voti della Congregazione.

7 – Ciononostante, affinché coloro che sono legati dai predetti impedimenti non siano privati di quel vantaggio che loro potrebbe provenire nel Signore dall’ascrizione alla Congregazione, e siano di aiuto alla medesima nell’esercitare le opere di carità, parve ottima cosa lo stabilire che questi fedeli cristiani, quelli cioè che lo desiderano e lo domandano venissero stretti alla Congregazione col vincolo dello spirito e colla comunione dei beni spirituali, e che quelli fra essi che bramano con tutto l’animo di seguire la perfezione e sarebbero disposti di fare i voti, se fosse loro dato, si tenessero come “Figli adottivi”; che tutti gli altri poi che hanno buon nome si chiamassero Ascritti all’Istituto, ossia “Terziari”.

8 – La prima prova di quelli che credono di entrare in questa Congregazione, consta di esame, di istruzione e di esercizio. Perocché il Postulante vuol essere primieramente esaminato per conoscere se abbia qualità e doti che convengono a chi entra in questa Congregazione secondo la diversità dei gradi ed uffizii della medesima. Quindi deve essere istruito sulla natura di questa Congregazione, e le obbligazioni che contrae in essa, perché ci entri con piena cognizione e di sua libera volontà. E finalmente vuol essere esercitato alcun poco nelle opere di pietà, acciocché entri nel Noviziato colla coscienza purificata, o trovato degno, sia ricevuto nel numero degli Ascritti.

9 – Quelli poi che dalla prima probazione passano alla seconda, che è il Noviziato, affinché possano sempre perseverare e crescere sempre più in virtù e coll’aiuto di N. Signore Gesù Cristo essere promossi alla perfezione, e in essa raffermati, riescano indifferenti ad ogni cosa di questo mondo, solleciti di un solo affare, cioè di servire Dio nella carità secondo l’ubbidienza per tutta la loro vita ed eziandio nella stessa morte, abbisognano di molte cure e di santa disciplina, che li adduca soavemente nel Signore a purgarsi vieppiù di giorno in giorno da ogni difetto, a ornarsi di virtù ed unirsi più intimamente a Dio.

10 – Quantunque il Superiore sia il Padre Spirituale di tutti quelli che vivono in Casa, sotto pia disciplina, e sia il loro Maestro, siccome quegli che fa le veci del Signore e quindi debba amare nel Signore i novizi con singolare dilezione; tuttavia, perché occupato e distratto da altre cure, non può ad ogni istante essere presto a dar loro quella direzione e quegli aiuti che si richieggono, sarà necessario avere in casa un uomo fedele e di tutti il più degno, a cui il Superiore possa affidare queste sue viscere, perché tenga sue veci, conversando sempre coi novizi, ammaestrandoli in ogni tempo della regola di loro vita sì interiore che esteriore, esortandoli a praticarla, riducendola loro a mente e con ogni dolcezza ammaestrandoli.

11 – Siavi alcuno in Casa che sopravvegga a tutto che concerne la salute del corpo, sia per conservarla nei sani e specialmente in quelli che per l’età o per altre cause sono più deboli, sia per restituirla agli ammalati; e lui rendano avvisato tutti quelli che si sentono male fuori del solito, affinché come vuole la carità, si provvegga l’opportuno rimedio.

12 – Per ciò che riguarda la conservazione dei beni temporali, oltre la cura a tutti imposta dalla carità e dalla ragione, sarà bene che quest’ufficio sia ad uno peculiarmente commesso, affinché ne abbia cura come di beni di G. Cristo Signor Nostro. È anche da costituire il numero conveniente di persone destinate agli altri uffici necessari, specialmente a quelli che più acconciamente si eseguiscono in casa che fuori.

13 – Conviene poi, anzi è necessario, che ognuno abbia l’arte sua, in cui lavori assiduo ed indefesso, anche per amore della parola di Dio: “Mangerai il pane nel sudore della tua fronte” (Genesi 3) la quale può dirsi legge costitutiva del genere umano decaduto, e altresì per dare buon esempio agli esterni.

14 – I chiamati agli studi ecclesiastici devono essere tali, che ragionevolmente si possano credere idonei a coltivare coll’esempio e colla dottrina la vigna di Cristo N. S. i quali, quanto più saranno di buon ingegno e sani di corpo a sostenere la fatica degli studi, ma principalmente quanto più daranno segno di avere indole contemplativa, tanto più saranno idonei alla vita Sacerdotale.

15 – Importa assaissimo che nulla si faccia in questa Congregazione per pura forma od apparenza, perché le vane apparenze non hanno alcun valore e quel che è più, tal maniera di fare si oppone all’Eterna ed Onnipotente Verità; e però coll’aiuto di Dio e di N. S. vuolsi con ogni cura provvedere, perché ad onore e gloria Sua, posta da parte ogni accettazione di persone ed ogni fallace speranza di vantaggi maggiori, niuno venga mai ammesso nella Congregazione che non sia stato dinanzi a Dio giudicato veramente degno del grado al quale si assume e che non abbia in qualche modo la perfezione che a quel grado si addice. Ché per fermo andrebbe ingannato chi pensasse che per accrescere il numero dei Membri della Congregazione, se ne dovessero ammettere di non bene formati ancora al grado a cui si destinano. È meglio di certo e deve credersi più conforme alla divina volontà, perché più conforme all’eterna verità e giustizia, che questa Congregazione, la quale vuole formarsi unicamente sulla bontà della Divina Provvidenza, si componga anche di pochissimi, o al tutto non esista, anziché riempirsi di religiosi di solo nome, i quali colle opere e collo spirito punto non corrispondano alla vocazione e perfezione proposta loro a professare nella Congregazione.

16 – La facoltà di ammettere alunni nella Congregazione risiede principalmente nel Capo della Congregazione. Ma perché il Superiore Generale non può in ogni luogo trovarsi presente, perciò egli potrà delegare ad altri della Congregazione quella porzione di sua autorità che parrà meglio condurre al bene di tutta la Congregazione.

17 – Siccome la perfetta povertà evangelica consiste in questo, che ognuno rinunzi a quanto possiede per seguire Cristo, secondo l’esempio degli Apostoli, che dissero: “Ecco noi abbiamo abbandonato tutto, e ti abbiamo seguito” (Matteo 19) perciò appunto questa povertà illimitata è quella a cui si volge l’animo e l’intenzione dei Membri di questa Congregazione e che abbracciare vogliono ed abbracciano di modo che ciascuno tutto intento, per quanto è possibile in questa vita, alla contemplazione, e sciolto da ogni altra cura mondana, possa dire con verità a Gesù, suo Dio e Suo Salvatore: “O Signore, porzione di mia eredità e di mio calice, Tu sei quegli che mi restituirai la mia eredità (Salmo XIV).

18 – Ma professano benissimo la povertà evangelica anche quelli che con voto semplice di povertà rinunciano al dominio delle cose temporali per tal guisa che a tempo ritengono ancora la sostanza di questo mondo, non per affetto ad essa, né per loro propria volontà (colla quale dettero l'addio a tutte le cose), ma puramente per obbedienza e solo per quanto riguarda l'esterno dominio. Il perché i Membri di questa Congregazione si persuasero che, considerata la natura e lo scopo del loro Istituto, giovi meglio che sia data al Superiore Generale la facoltà di determinare quali membri e fino a quando abbiano a ritenere il legale dominio di alcuni beni, senza però poterne usare e disporre a loro talento come di proprii, acciocché giusta l’obbedienza del Superiore Generale li distribuiscano in opere pie secondo il consiglio evangelico e come beni di Gesù Crocifisso a cui donarono ogni cosa. Quindi per ubbidire potranno pure disporre per testamento dei beni di cui godono il legale dominio, ma tali disposizioni si dovranno rivocare e commutare al cenno dello stesso Superiore.

19 – I Membri poi nella stessa professione abbracciano collo spirito e colla volontà tutti i gradi della povertà evangelica, e si professano pronti non solo a mendicare per amore di Dio, ma anche a rinunciare al dominio legale e di fatto, obbligandosi a ciò anche con voto semplice, quando così paresse al Superiore.

20 – Ma oltre a ciò vi sono alcune cose che sempre si devono osservare riguardo alla povertà, contro le quali niuno può operare e neppure il Superiore Generale dispensare senza violazione di voto, le quali sono comprese in questi cinque capi:
1) La Congregazione stessa non potrà possedere nulla da cui tragga frutto; ma solo accettare beni che le verranno dati o legati, con questa condizione, che, mentre essa li ritiene, non ne percepisca alcun frutto; ma subito li trasferisca in dominio di un membro del Corpo della Congregazione o di una Chiesa, o di qualche opera di carità, come le scuole, gli Spedali e simili, divise dal Corpo della Congregazione, quantunque abbia l’amministrazione di tutti questi beni e ne goda l’uso ed il frutto, tuttavia avrà cura che i beni stabili vengano inscritti nei pubblici registri, non in proprio nome, ma in nome dei predetti proprietarii.
2) I Membri, che per ubbidienza al Superiore della Congregazione possono possedere a tempo, non accetteranno, dopo pronunciati i voti perpetui, beni di sorta, a qualunque titolo potessero loro toccare, eccetto che non fosse loro ingiunto dal Superiore: e tutti i beni da loro in tal modo posseduti per dominio civile, si amministreranno in comune e ne disporrà la Congregazione.
3) Nessun Membro potrà possedere per più di un anno alcun bene che porti frutto, senza che questo frutto venga applicato al sostentamento di qualche membro o ad altra opera di carità.. Il Superiore Generale poi, determinerà la rendita necessaria al sostentamento dei singoli Membri, tenuto conto dei luoghi, tempi, ed altre circostanze. Ma quando i predetti beni ed i loro frutti siano stati una volta per decreto del Superiore generale applicati a qualche opera di carità, a questa debbono rimanere stabilmente applicati, fintantoché dura l’opera stessa, a meno che qualche urgente e manifesta ragione non persuada il contrario al Superiore Generale e a tre altri dei suoi quattro più prossimi Consiglieri, il voto dei quali in questo caso particolare, è necessario sia conforme al suo, perché l’autorità di lui in ciò valga.
4) Non siavi nelle Case o nei luoghi della Congregazione oggetto prezioso in materia solida di oro o di argento, che sia di nostra proprietà, eccetto i vasi sacri e quelle cose che servono immediatamente al SS. Sacramento dell’Eucaristia, o a custodire le reliquie dei Santi, salvo pure ciò che dal Superiore Generale sarà reputato necessario per uso dei forestieri, o per aiuto degli studi, o per altra cosa.
5) Ogni cosa, per quanto spetta all’uso, si abbia come comune, né alcuno possa fare uso di nulla, che non abbia ricevuto dal Superiore.

21 – E i Superiori tutti, nella casa di loro pertinenza, osservino con amore la povertà, sicché nulla appaia di superfluo nelle case e sconvenevole ai poveri di Cristo, ma che tutto a chi entra predichi: “Morituro satis”. Tutti poi i Membri amino la povertà come saldo muro della Congregazione e quanto è possibile, aiutando la divina grazia, la osservino perfettamente.
Ma poiché il nemico dell’umana natura per far cadere questo propugnacolo e rifugio eretto,, per consiglio di lui e degli altri nemici della perfezione, suol fare ogni sforzo perché i buoni ordinamenti dei primi fondatori svigoriscano mediante dichiarazioni ed innovazioni punto consentanee al loro primo spirito; noi volendo provvedere per quanto ci è dato, anche in questa parte al bene della Congregazione, stabiliamo che ogni Membro della medesima, che viene ascritto alla speciale sezione, nell’atto che viene ascritto a questo grado, prometta davanti al Superiore Generale, o a chi ne tiene le veci, ed a quelli che saranno presso di lui, e protesti al Cospetto del Creatore e Signor Nostro che non darà mai assenso, perché si rilassi nulla di quanto la Regola stabilisce circa la povertà, né procurerà ciò per niuna ragione né da solo, né nel Capitolo della Congregazione.

22 – Il voto di castità che i Membri di questa Congregazione emettono, in quanto alla materia, vogliamo sia inteso nella stessa maniera che la Chiesa intende il voto di quelli, a cui nella Sacra Ordinazione ha proibite per legge le nozze, affinché in avvenire mantengano animo e corpo sacrati a Dio Solo.

23 – Poiché lo stato che i Membri di questa Congregazione si eleggono e amare debbono sinceramente, è uno stato privato nella Chiesa, né deve alcun fedele mettersi da sé in nessun pubblico grado, sempre abbiano dinanzi agli occhi che essi appartengono e vogliono appartenere, fintantoché rimangono in quello stato, alla Chiesa discente, e quindi non vogliono mai arrogarsi nella Chiesa l’Ufficio di maestri, ma umili si sottomettono in tutto ai maestri e giudici stabiliti da Gesù, Dio e Salvatore Nostro, ed ai Pastori della Chiesa.

24 – Quelli poi che nella Congregazione tengono il luogo di sudditi, vengono a conoscere con certezza la volontà e la missione di Dio, ogni qual volta ricevono l’ubbidienza dai Superiori coll’intenzione di riceverla da Gesù, Dio e Signor Nostro, che sempre onoreranno nei Superiori, e questa via dell’ubbidienza costantemente è chiamata dai Padri la via più sicura e regia.

25 – Se mai desiderassero qualche cosa, la domandino al Superiore, né alcun privato senza la facoltà o l’approvazione di lui o direttamente o indirettamente chiegga o faccia chiedere ad altri, fuori della Congregazione qualche grazia per uso proprio od altrui; e si persuada che quando per mezzo del suo Superiore, o col consenso di Lui, non ottiene quello che desidera, quella cosa non gli conviene in ordine al divino servizio, e che se gli conviene, la otterrà col consenso del Superiore, come quello che tiene verso di lui luogo di Cristo Signore Nostro.

26 – Il Membro che entra in questa Congregazione propone a se stesso, e col voto della S. Ubbidienza promette a Dio e a tutta la Congregazione di essere indifferente a tutti gli uffici di carità che i Superiori gli comanderanno di esercitare, gravi o lievi che paiano, o siano, in guisa che sia disposto colla divina grazia a spendere anche la propria vita ove lo richiedesse la maggior gloria di Dio e il servizio del prossimo, ad imitazione di G. C. Redentore e Signore Nostro: i Superiori infatti lo hanno ricevuto ed aggregato alla Congregazione dopo che si sono persuasi per via di esperimenti, che egli davvero si è procacciato animo sì forte da osservare fedelmente coll’aiuto della Divina Misericordia l’indifferenza promessa.




DON ORIONE CHIEDE L’INDULGENZA PER IL MOTTO “INSTAURARE OMNIA IN CHRISTO!”


Da Tortona il 18 gennaio 1905,
festa della Cattedra di S. Pietro Apostolo
in Roma.

Veneratissimo Padre mio in Nostro Signor Gesù Cristo Crocifisso (Mons. Bandi)
Da oltre dieci anni, cioè fin dai suoi inizi, l'umile Congregazione 1' “Opera della Divina Provvidenza”, che la bontà di Dio ha fatto nascere ai Vostri piedi e in questa città di San Marziano, prese, crediamo per disposizione del Signore, come suo motto e programma 1' “Instaurare omnia in Christo ” dell'Apostolo (Eph., cap. I, v. 10).
Questo motto diventò il nostro timbro, venne stampato in testa alle nostre carte e scritto a caratteri purpurei e fulgidissimi sugli orifiamma e sulle bianche bandiere che adornano e sventolano sulle Case della Divina Provvidenza nei giorni di maggior festa.

L' “Instaurare omnia in Christo ”, posto a base, dirò così, della Regola che Vostra Ecc.za Reverendissima si degnava approvare, è, per la grazia di Dio, nel cuore di quanti sono Figli della Divina Provvidenza: vien ripetuto ogni giorno in questa e nelle altre Case dell'Opera dai membri della Congregazione e dai giovani alunni degli Istituti nostri di educazione cristiana e delle Colonie Agricole, prima e dopo il lavoro e negli esercizi stessi di pietà. Poiché l' “Instaurare omnia in Christo ” fu per sempre quasi una invocazione, l'idea che tutta assomma la missione dell'Opera e i suoi sacrifici; la parola d'ordine, la luce che vivifica, rialza e tutto segna il fine del nostro vivere e operare in comune, e il sospiro della nostra vita e della nostra morte; con esso specialmente intendendo rivolgere a Dio un voto, un'aspirazione, una preghiera, un desiderio ardentissimo che in Gesù Signor Nostro tutto l'uomo si rinnovi e si rinnovi tutta l'umanità.

Il giorno in cui, per divina grazia, mi venne dato di emettere i santi voti religiosi nelle mani venerate di Vostra Eccellenza (aprile 1903), io Vi supplicava, o mio carissimo Padre nel Signore, di rendere più efficace e meritorio per noi e per le anime l' “Instaurare omnia in Christo ” indulgenziando questo detto di S. Paolo fatto nostro, come aspirazione scritta già dall'Apostolo, sotto la ispirazione dello Spirito Santo. E Vostra Eccellenza si mostrò allora assai ben disposta; ma dovetti poi assentarmi quasi subito, e non se ne fece più nulla. Pochi mesi dopo, però, 1' “Instaurare omnia in Christo ” veniva assunto, con grande indicibile consolazione di noi della Provvidenza, dal nostro S. Padre Pio X, e veniva lanciato al mondo sospeso come la prima parola e il programma di tutto il suo glorioso pontificato.

Da quel giorno 1' “Instaurare omnia in Christo ” venne illustrato da pagine splendide di dotti e piissimi uomini di fede, i quali ne mostrarono la divina sapienza. I Pastori della Santa Chiesa poi, e Vostra Eccellenza non ultimo, le ripeterono ai loro popoli, e fu un grido festoso di novella vita per tutto il mondo cristiano.
Eccellenza, permettete che, inginocchiato ai piedi Vostri a nome mio e di tutti i miei fratelli di religione, a nome dei nostri giovani e di tanti amici e benefattori dell'Opera, ripeta umilmente l'antica preghiera, e istantemente e focosamente Vi supplichi per la carità di Nostro Signore Gesù Cristo Crocifisso e per la misericordiosissima nostra Madre la Madonna SS., di degnarVi arricchire di tutti i tesori spirituali, dei quali Vi è dato disporre, le parole “ Instaurare omnia in Christo ” dell'Apostolo Paolo, - si pronuncino esse da una sola o più persone con frase unita, o si pronuncino staccate e da più individui- come si suole nelle Case della Congregazione, dicendo: Instaurare omnia e rispondendosi: in Christo!, avendole come una aspirazione e un voto delle anime nostre che Cristo risusciti in tutti i cuori e rinnovi in Sè tutto l'uomo e tutti gli uomini.

Vi ringrazio, o mio veneratissimo Padre, di questo atto di paterno affetto verso l'Opera della Divina Provvidenza, e del conforto segnalatissimo che per esso darete agli amici e benefattori nostri e a tante anime pie della diocesi, e non della diocesi sola!
E dirò anzi, o mio buon Padre, che la ispirata espressione dell'Apostolo, diventando aspirazione di fede e di religiosa speranza, arricchita di spirituali tesori- mentre espone il più grande bisogno che ha il mondo-, confido diventerà quasi un'eco del cuore dei figli ai desideri del Santo Padre Pio X, e li unirà di più a Lui, come appunto è negli intendimenti della Congregazione nostra.
Instaurare omnia in Christo! esprimerà tutta la nostra fede, la nostra speranza, il nostro amore: sarà il saluto augurale dell'alba di Dio sopra di noi, alba di giorni migliori nei quali Cristo in tutti e per tutto viva e regni e trionfi!
Con riverenza e affetto di figlio in Gesù Cristo, Vi bacio il Sacro Anello.

Vostro dev.mo
Sac. Luigi Orione
dell’Opera della Divina Provvidenza

NOTA. - Il dì seguente il Vescovo Mons. Bandi concedendo l'indulgenza rispondeva:
“Vista la sopraestesa domanda del M. R. D. Luigi Orione, Direttore dell'Opera della Divina Provvidenza già da noi canonicamente approvata, concediamo l'Indulgenza di 50 giorni per la recita dell'invocazione: "Instaurare omnia in Christo", sia che si reciti da una sola o più persone, con fede tutta unita o separata, e ciò toties quoties nella giornata, purché recitata devotamente.
Tortona, 19 gennaio 1905, celebrandosi la festa del SS. Nome di Gesù.
+ IGINO, Vescovo ”.

 

 



21 marzo 1903: CRONACA DI UNA GRAZIA

21 marzo 1903:
approvazione canonica
della Piccola Opera della Divina Provvidenza
di Don Luigi Orione

 


1872, 23 giugno Giovanni Luigi Orione nasce a Pontecurone (Alessandria) ed il giorno seguente viene battezzato.

1885, 14 settembre è accolto tra i Francescani di Voghera; viene dimesso nel giugno del 1886 a causa di una malattia che l’aveva ridotto in fin di vita.

1886, 4 ottobre entra all'Oratorio di Valdocco (Torino) vivente Don Bosco; vi rimane tre anni.

1889, 16 ottobre entra nel seminario della sua diocesi, Tortona (AL). Lo accoglie Mons. Ambrogio Daffra, poi vescovo di Ventimiglia, e Mons. Novelli. Vescovo è Mons. Igino Bandi. Frequenta con profitto gli studi e per pagarsi la retta fa da sacrestano in Duomo. Ha come compagni Lorenzo Perosi, il grande musico, Alberto Vaccari, grande biblista gesuita, Carlo Sterpi, suo stretto amico e collaboratore.

1892, 2 marzo inizia l'apostolato in favore della gioventù, radunando ragazzi per il gioco e il catechismo, prima nella sua stanzetta sui voltoni del duomo, poi nella piazzetta del Crocifisso. Il 3 luglio successivo, inaugurazione dell'Oratorio San Luigi nel cortile dell’episcopio.

1893, 15 ottobre il chierico Orione, 21 anni, apre il primo Collegio nel rione San Bernardino di Tortona.

1894, 15 ottobre il Collegio viene trasferito nel più spazioso e centrale “Santa Chiara” .

1895, 13 aprile Don Luigi Orione è ordinato sacerdote. Nello stesso giorno a sei dei suoi ragazzi viene dato l’abito clericale.

1895, 31 agosto: pubblica un giornale di collegamento dal titolo La Scintilla; già vi si presentano i seguaci di Don Orione con il nome di “Figli della Divina Provvidenza” .

1896, ottobre apre una nuova casa a Mornico Losana, e qui raccoglie i giovinetti con segni di vocazione religiosa; ne invia un gruppetto a studiare a Genova, affidandoli a Gaspare Goggi. Non è solo un’opera, ma… una congregazione che nasce.

1898, 5 agosto inizia la pubblicazione del Bollettino “L'Opera della Divina Provvidenza” .

1898, settembre: è chiamato a Noto (Siracusa) da Mons. Bandini; qui accetta il Collegio vescovile San Luigi e successivamente la Colonia Agricola.

1899, 30 luglio: a Stazzano (AL) avviene la vestizione dei primi Eremiti della Divina Provvidenza.

1899, ottobre: apre a Sanremo il Collegio San Romolo.

1901-1902 Dà inizio alle Colonie agricole di Bagnorea, Cegni di Varzi e, in Roma, della Nunziatella, di S. Giuseppe alla Balduina, di Santa Maria a Monte Mario.

1903, 11 febbraio: Don Orione presenta al vescovo di Tortona, Mons. Igino Bandi, la domanda di approvazione della Congregazione esponendo “il piano dell’Istituto” , che denomina “Opera della Divina Provvidenza” .

1903, 21 marzo: Decreto di approvazione diocesana della Piccola Opera da parte di Mons. Igino Bandi, vescovo di Tortona. La notizia dell’evento arriva due giorni: “Erano le dieci della mattina – ricorda don Contardi - Don Orione ordinò che andassimo nella cappella e ci parlò del grande avvenimento. Cantammo il Te Deum con benedizione solenne. Vedevamo Don Orione sommamente contento” .
Don Orione: “Gaudium magnum annuntio vobis. L’Opera della Divina Provvidenza è stata canonicamente approvata in Congregazione religiosa” .

Al momento dell’approvazione, nel 1903, la Piccola Opera della Divina Provvidenza era pianta fragile ma pronta al futuro: con Don Orione c’erano 4 sacerdoti (Lorenzo Piana, Roberto Risi, Carlo Sterpi, Gaspare Goggi), 3 chierici (Silvio Ferretti, Felice Taverna, Giuseppe Zanocchi), 4 eremiti (Fra Basilio Bibanel, Fra Colombano Buscaglia, Fra Romualdo Capettini, Fra Igino Nascimbene); un gruppo di chierici erano stati voluti in seminario dal Vescovo l’anno precedente. Le case di quella “Piccola Opera” erano 8: i convitti-collegi Santa Chiara di Tortona, San Romolo di Sanremo e San Fogliano di Torino; le colonie agricole di Mornico (PV), Noto (SR), la Petrara di Bagnoregio (VT), San Giuseppe alla Balduina e Santa Maria a Roma.

Il sogno della Piccola Opera della Divina Provvidenza sotto il gran manto azzurro della Madonna si realizzava.

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