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14 giugno 2015. La Lettera "Iuvenescit Ecclesia" della Congregazione per la Dottrina della Fede, presentata in Sala Stampa Vaticana. In attesa delle "Mutuae Relationes" tra Vescovi e Religiosi.

È importante per il mondo della Vita Consacrata la Lettera "Iuvenescit Ecclesia" ("La Chiesa ringiovanisce"), pubblicata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e presentata in Sala Stampa Vaticana il 14 giugno scorso. Il documento – a firma del cardinale prefetto, Gerhard Ludwig Müller, e dell’arcivescovo segretario, Luis Ladaria – è rivolto ai vescovi della Chiesa cattolica.

Punto centrale del documento è senz’altro l’affermazione della coessenzialità fra doni gerarchici e carismatici, una coessenzialità che appartiene “alla costituzione divina della Chiesa fondata da Gesù” (n. 10). Di qui deriva la relazione, non priva di vitale tensione, tra doni gerarchici e doni carismatici.

I doni gerarchici sono quelli conferiti dal sacramento dell’Ordinazione (episcopale, sacerdotale, diaconale), mentre i doni carismatici vengono liberamente distribuiti dallo Spirito Santo. La loro coessenzialità non solo è costitutiva nella vita della Chiesa ma è preziosa perché “la Chiesa ringiovanisca in forza del Vangelo”, rinnovata, edificata e guidata dallo Spirito “con diversi doni gerarchici e carismatici”. È in riferimento alla vita e alla missione della Chiesa che i doni gerarchici e i doni carismatici trovano il loro valore e ruolo, la loro relazione ma anche la loro relativizzazione.

Il Card. Müller, nella conferenza stampa di presentazione, dopo avere richiamato “il sorgere di tante nuove aggregazioni, associazioni e movimenti ecclesiali, così come di tanti nuovi Istituti di vita consacrata, dopo il Concilio Vaticano II”, fenomeno “inatteso e dirompente”, ha affermato che “ora, per tutte queste aggregazioni ecclesiali, si è ormai aperto il tempo della «maturità ecclesiale» (IE, 2".

È a questo contesto ed obiettivo che Iuvenescit Ecclesia principalmente si rivolge. Infatti, come ha informato ancora il Card. Müller, “il presente testo, giunto ormai ad una sua fisionomia definitiva dopo tanti anni di rielaborazione - lo studio iniziò nell’anno 2000 - intende inserirsi all’interno di tale considerazione dei carismi, come momento autorevole che traccia alcune linee fondamentali, per rilanciarne in modo corretto ed adeguato la riflessione”.
Questo documento, dunque, ha una lunga storia, ma è stato pubblicato ora, nel 2016. Nel frattempo, è intervenuto un fatto nuovo. Papa Francesco ha cercato e sta cercando di equilibrare il baricentro dell’attenzione, prima (troppo) enfatizzato sui nuovi carismi e movimenti, tenendo in maggior conto i carismi incarnati negli Istituti di vita consacrata.

Proprio la coessenzialità che ispira Iuvenescit Ecclesia è stata più volte indicata da Papa Francesco come principio e criterio guida anche per la revisione del documento Mutuae relationes, che vede coinvolte la Congregazione per la Vita Consacrata e la Congregazione per i Vescovi.

Il documento, nelle sue indicazioni teologiche ma indirettamente pastorali e anche giuridiche, illustra il tema classico e fondamentale della comunione nella Chiesa. Evidentemente, tutto questo riguarda anche la Vita Consacrata, ma il focus del documento – mi pare – resta sui nuovi carismi (nuovi in senso storico) e sulle relazioni di nuove Associazioni e Movimenti con i doni gerarchici.

Del vasto fenomeno della Vita Consacrata, parte essenziale della vita e della storia della Chiesa fin dagli inizi, si parla esplicitamente nel numero 22c, nel contesto della Parte V riguardante “La pratica ecclesiale della relazione tra doni gerarchici e doni carismatici”. Lo leggiamo per intero.
“Il contributo di un dono carismatico al sacerdozio battesimale e al sacerdozio ministeriale è emblematicamente espresso dalla vita consacrata; essa, come tale, si colloca nella dimensione carismatica della Chiesa. Tale carisma, che realizza «la speciale conformazione a Cristo vergine, povero, obbediente» come forma stabile di vita mediante la professione dei consigli evangelici, viene elargito per «poter raccogliere più copiosi frutti dalla grazia battesimale». La spiritualità degli Istituti di vita consacrata può diventare, sia per il fedele laico che per il presbitero, una significativa risorsa per vivere la propria vocazione. Inoltre, non di rado, membri di vita consacrata, con il necessario assenso del proprio superiore, possono trovare nel rapporto con le nuove aggregazioni un importante sostegno per vivere la propria vocazione specifica ed offrire, a propria volta, una «testimonianza gioiosa, fedele e carismatica della vita consacrata», permettendo così un «reciproco arricchimento»”.

Certamente Iuvenescit Ecclesia è utile anche per comprendere e articolare le mutue relazioni tra religiosi e vescovi, tra identità della vita consacrata e comunione ecclesiale, in quanto ripropone la dottrina del Corpo mistico e del Popolo di Dio. Ma bisognerà attendere dal nuovo documento Mutuae relationes la formulazione   di nuove mediazioni giuridiche e di nuove dinamiche pastorali circa la coessenzialità tra doni gerarchici e doni carismatici incarnati nella forma di Vita Consacrata nella Chiesa.

Don Flavio Peloso

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