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Messaggi Don Orione
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Nella foto: Benedetto XVI al Centro Don Orione di Roma - Monte Mario, 24.6.2010.

Il Superiore generale ricorda la benevolenza di Benedetto XVI verso la Famiglia Orionina.

GRAZIE BENEDETTO XVI

La conclusione del servizio petrino di Benedetto XVI.

 

Don Flavio Peloso

Il 28 febbraio, alle ore 20, Papa Benedetto XVI termina il suo servizio di successore di Pietro come Vescovo di Roma e dunque anche come Pontefice. Era iniziato alle ore 17 del 19 aprile 2005.

La notizia ha suscitato in me e in tutta la cristianità una grande commozione. Prima di ogni commento, è venuta spontanea e doverosa la preghiera e il ringraziamento a Dio per questo inestimabile dono della presenza e del servizio di Papa Benedetto XVI, "umile lavoratore nella vigna del Signore".

In queste dimissioni, atto imprevisto e inusuale da 7 secoli, c’è un’espressione radicale della sua grande umiltà e del suo senso di responsabilità, un atto di amore e di interesse per la Chiesa.

 

Non un rifiuto ma un’offerta

L'annuncio in latino è stato dato da Benedetto XVI al Concistoro dei Cardinali, l’11 febbraio, e poi al popolo di Dio durante l’udienza generale del 13 febbraio.

"Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino", ha detto il Papa, e pertanto "Ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005".

Benedetto XVI ha offerto la sua rinuncia come un libero e personale atto di amore alla Chiesa. L'ingravescente aetate – l’età che diventa sempre più pesante - è stata alla base di questa decisione di offrire la sua rinuncia.

L'ascoltai più volte, durante il tempo in cui gli fui vicino alla Congregazione per la Dottrina della Fede (1987-1992), esprimere la sua personale opinione della possibilità/convenienza delle dimissioni del Papa quando le condizioni personali non fossero tali da poter esercitare con sufficiente efficienza e responsabilità il suo ministero. Allora, certo non pensava né a Giovanni Paolo II, che stava bene, e tanto meno a Benedetto XVI.

Incontrai Benedetto XVI il 19 gennaio scorso, in occasione dell’udienza a Cor Unum, e poi gli fui vicino nella celebrazione per la Giornata della Vita Consacrata, il 2 febbraio; devo dire che mi parve particolarmente dimagrito e invecchiato, sorretto energicamente nel fare gli scalini.

Papa Wojtyla aveva dato con coraggio ammirevole la sua testimonianza di fede nella sofferenza della malattia. Papa Ratzinger con umile coraggio ha dato la testimonianza dell'assunzione dei limiti della vecchiaia e di amore al ministero per il quale non si sentiva più adeguato.


Il saluto e il grazie della Famiglia Orionina

Nella lettera inviata a Benedetto XVI, subito dopo l’annuncio delle sue dimissioni, ho scritto a nome di tutta la Famiglia Orionina:In questo momento in cui si accinge a passare il timone della barca della Chiesa in altre mani, possa esserLe di conforto la stima, la preghiera e l’impegno di tanti cristiani e dei figli e figlie di Don Orione sparsi nel mondo ma uniti nel vincolo di devozione e di speciale fedeltà professato con un quarto voto”.

È stata particolarmente corale e intensa la manifestazione di devozione a Benedetto XVI nel momento della conclusione del suo pontificato di 7 anni e 10 mesi. Preghiere e offerte penitenziali e di carità sono state fatte in ciascuna comunità in segno di comunione con Benedetto XVI.

Il Superiore generale ha guidato una rappresentanza di 500 Orionini all’ultima udienza, in Piazza San Pietro, il 27 febbraio 2013. I testo dell’ ultimo discorso è tutto da leggere per capire il cuore di Benedetto XVI e le ragioni del suo gesto di rinuncia al pontificato. Tutti in piedi per un lungo, commosso e interminabile applauso al termine delle sue parole. Sono state le sue ultime parole come Papa. Merita riascoltarle e rivederle per cogliere a pieno negli sguardi, nei gesti, nel dialogo con la grande folla presente, fatto di applausi e di silenzi, il rapporto cuore a cuore, confidenziale e solenne, di Benedetto XVI con il popolo cristiano in un momento tanto importante.

All’udienza, mi trovavo ai pedi del palco del Papa, consapevole di partecipare a un grande evento; il mio sguardo passava continuamente dal Papa, lì a 20 metri, alla folla che rappresentava tutta la cristianità. "Qui si può toccare con mano che cosa sia Chiesa – ha detto Benedetto XVI - non un’organizzazione, un’associazione per fini religiosi o umanitari, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti".  È il senso mistico di Chiesa a cui ci ha educato Don Orione.

Il 28 ottobre pomeriggio, l’elicottero che trasportava a Castel Gandolfo Benedetto XVI ha sorvolato la Curia generale; sul terrazzo si trovava il Superiore generale e altri Confratelli. Quello è stato l’ultimo saluto al Papa.

Giunto a Castel Gandolfo, alle 17.30 del 28 febbraio, Benedetto XVI ha rivolto le sue ultime parole da Papa ai fedeli che l'aspettavano.
Grazie! Grazie a voi!
Cari amici, sono felice di essere con voi, circondato dalla bellezza del creato e dalla vostra simpatia che mi fa molto bene. Grazie per la vostra amicizia, il vostro affetto. Voi sapete che questo mio giorno è diverso da quelli precedenti; non sono più Sommo Pontefice della Chiesa cattolica: fino alle otto di sera lo sarò ancora, poi non più. Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra. Ma vorrei ancora, con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia riflessione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e il bene della Chiesa e dell’umanità. E mi sento molto appoggiato dalla vostra simpatia. Andiamo avanti insieme con il Signore per il bene della Chiesa e del mondo. Grazie, vi imparto adesso con tutto il cuore la mia Benedizione. Ci benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.
Grazie, buona notte! Grazie a voi tutti!

Dal 28 febbraio, Benedetto XVI non è più Papa ma certo continuerà ad essere “Padre”. E sarà sempre Benedetto XVI.
Papa significa padre. Il Papa è il Padre spirituale e morale di tutti”, come ricordava Don Orione.
Sarà un Padre che non lavora, ma che prega, ama, dà buoni consigli e avrà lui bisogno di aiuto.

Alla morte di Pio XI, nel 1939, Don Orione scrisse “Noi non guardiamo se è Papa l’uno o l’altro, né il nome che ha, né il suo passato, no: si chiami Leone o Pio o Benedetto, poco conta”.
L’atteggiamento dell’Orionino è quello della fede, sull’esempio di San Luigi Orione: “L’altro ieri era Leone XIII, ieri era Pio X, oggi è Benedetto XV. Amici, per noi non ci deve essere differenza, è sempre il Papa che vediamo, è sempre il Papa che amiamo, è sempre il Papa a cui dobbiamo tutta la nostra venerazione, tutta la nostra obbedienza di discepoli e di figli”.

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