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Messaggi Don Orione
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Autore: Flavio Peloso
Pubblicato in: Don Orione oggi

“Santo subito”. No, ma quasi. Il 1° maggio, la beatificazione.

La richiesta del famoso striscione, visto in tutto il mondo durante il funerale di Giovanni Paolo II, ha trovato risposta a soli sei anni dalla morte del Papa “venuto da lontano”. Il 1° maggio, Papa Benedetto XVI ha proceduto al solenne rito di beatificazione del Papa polacco, tra una ricomposta folla immensa di devoti giunta ad acclamare il nuovo Beato, simbolo della Chiesa del secolo XX.

Quel sorprendente eccesso di popolarità

Ero a Roma, quando morì Giovanni Paolo II. Il mondo restò colpito per la folla immensa accorsa nei giorni dei funerali.  Anche il mondo ecclesiastico rimase sorpreso non solo per l'eccesso quantitativo di presenze oltre ogni previsione, ma anche per l'eccesso qualitativo della partecipazione, così affettuosa, devota, credente. Molti ne scrissero, commentarono, tentarono spiegazioni. Tutti vi colsero un "di più" del puro e semplice (e ambiguo) successo che accompagna una personalità famosa.

La conferma di questo “di più” è venuta, a distanza di 6 anni, nei giorni della beatificazione. Di fronte al numero e, ancor più, di fronte ai volti e alle storie delle persone che 6 anni fa piangevano e nei giorni della beatificazione hanno gioito per Giovanni Paolo II, le categorie di successo, fama, popolarità sono insufficienti a spiegare il fenomeno di questo “di più” di partecipazione, in cui universalità e intensità si sono fuse insieme, contraddicendo il famoso principio del “quo maior extensio, eo minor comprehensio”.

Cos’è che spiega tutto?

Trovo risposta – l’unica valida, mi pare – in quanto detto di fronte a un analogo interrogativo sorto in casa nostra, orionina, a riguardo del “fenomeno Don Orione”. “Tra noi chierici – è Don Venturelli a testimoniare - negli anni ultimi della vita del Servo di Dio, ci si era posto il quesito quale fosse l'aspetto più profondo, giustificativo di tutta la vita e l'azione del nostro Padre. Le risposte furono varie, ponendo la spiegazione del "fenomeno" Don Orione alcuni nella carità, altri nella sua pietà, altri in altri particolari della sua personalità. A un certo punto intervenne a metterci zitti e d'accordo il compianto Don Biagio Marabotto che ci chiese « Ma dite: che cosa è che spiega tutto in Don Orione?Non è Dio? Ecco che cos'è, soprattutto, Don Orione: un uomo che vive di Dio».

Ecco cosa spiega anche il “fenomeno Giovanni Paolo II”: è Dio. Fu un uomo che ha vissuto di Dio. Un santo, appunto. Non c’è niente al mondo di più universale e di più intimo di Dio e di un uomo di Dio, di un santo. In Papa Wojtyła tutti si sono identificati e si sono ritrovati, pur nella diversità delle esperienze, culture e anche religioni. La vita di Dio, quando è autentica, non è mai elemento di divisione ma di coagulo, di fascino, anche per chi quella vita di Dio possiede solo frammentariamente, instabilmente.

Stratega della speranza

Il valore e le benemerenze del pontificato di Giovanni Paolo II sono ben note. A me piace ricordare che è “morto d’in piedi”, per dirla con Don Orione, al suo posto, al timone della barca della Chiesa, ove lo aveva voluto il Signore per quasi 27 anni.

La splendida parabola di vita di Giovanni Paolo II si è conclusa con l’icona sempre più fragile e sofferente del Crocifisso, così simile al Gesù della passione e ai tanti crocifissi della vita di ogni giorno. Anche per questa debolezza del corpo, Giovanni Paolo II è diventato testimone di Cristo universalmente eloquente e compreso.

Il papato di Giovanni Paolo II ha attraversato un’epoca segnata da numerosi conflitti internazionali, da tensioni interne ai singoli Paesi e dalla trasformazione radicale della società moderna. E’ stato un autentico stratega della speranza mediante la denuncia e la condanna di quanto offende la vita, dall’aborto alla guerra, dalle ingiustizie alle falsità, ma ancor più mediante la tenace promozione dei semi di bene, di pace, di dialogo, di solidarietà ovunque e da chiunque sorgessero. Soprattutto, il Papa del “Totus tuus” ha seminato Cristo, principe di pace, che toglie i peccati del mondo. Ha incarnato in pieno le attese del mondo sofferente, ha dato voce a chi non ha voce, ha dato speranza a chi – singoli e popoli - l'aveva perduta, senza distinzione di nazionalità, classe sociale, religione o colore politico.

Vivremo a lungo – noi Orionini, la Chiesa e il mondo tutto – di quanto il Papa ha trasmesso e insegnato: la sua presenza paterna e i contenuti del suo insegnamento hanno nutrito convinzioni, atteggiamenti e cultura che perdureranno a lungo perché hanno la vitalità del Vangelo.  

I nostri ricordi di Giovanni Paolo II

La Famiglia di Don Orione ha tanti motivi di riconoscenza per la benevolenza ricevuta da Giovanni Paolo II. Don Luigi Orione è stato tra i primi beati del suo pontificato (26 ottobre 1980) e tra gli ultimi santi (16 maggio 2004). Egli, che sapeva dello speciale amore del nostro Fondatore per la sua Polonia, nel 1980, non esitò a proclamare Don Orione patrono del suo pontificato, davanti al cardinale Stefan Wyszynski, all’arcivescovo Bronisław Dabrowski, orionino, e ai molti devoti giunti per la beatificazione del nostro Fondatore. Indimenticabile, fu il regalo del Papa con la sua presenza e il suo discorso – in parte improvvisato - nella Sala Paolo VI, il 15 maggio 2004, vigilia della canonizzazione, in occasione della Festa del Papa.

Sono una ventina i Discorsi e i Messaggi di Giovanni Paolo II in cui ha parlato diffusamente di Don Orione e del suo carisma. E’ venuto più volte in casa nostra: al Piccolo Cottolengo di Genova (21 Settembre 1985), al Centro Don Orione di Monte Mario (8 Giugno 1986), al Santuario dell’Incoronata di Foggia (26 maggio 1987), alla Parrocchia di “Ognissanti” (3 Marzo 1991) e alla Parrocchia “Mater Dei” (11 novembre 2001) di Roma.

Accenno a questi ricordi di Congregazione perché costituiscono un motivo della nostra riconoscenza verso Giovanni Paolo II, ma anche una risposta a chi descrive come un limite del suo pontificato il fatto che egli avrebbe puntato più sulla dimensione universalistica e popolare trascurando le realtà locali. Se con una piccola porzione di Chiesa come la Piccola Opera della Divina Provvidenza Egli è stato così attento e presente, significa che la sua azione capillare è stata forse meno reclamizzata ma non meno intensa.

Anche personalmente ho ricordi indelebili degli incontri con Giovanni Paolo II: nell’agosto 1979, quando mi benedisse il calice un mese prima dell’ordinazione sacerdotale; quando, officiale della Congregazione per la Dottrina della Fede, mi recai alcune volte in udienza;  soprattutto, quando il 7 luglio 2003 e poi il 19 febbraio 2004, in due solenni Concistori, promulgò il Decreto sul miracolo e sulla canonizzazione di Don Orione; infine, quando in quel mattino di sole del 16 maggio 2004, all’altare in piazza San Pietro ero davanti a lui, come Postulatore, per la peroratio durante il rito di canonizzazione. La mia percezione personale è pienamente interpretata dalle brevi parole che il teologo Yves Congar annotò dopo avere incontrato il vescovo Wojtyła, quarantenne, durante il Concilio: «Wojtyla fa una grandissima impressione. La sua personalità si impone. Da essa emana un fluido, un’attrattiva, una certa forza profetica, molto calma ma irresistibile».

Fluido? La santità, direi.

San Giovanni Paolo II prega per noi.

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