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Messaggi Don Orione
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Autore: Flavio Peloso
Pubblicato in: Don Orione oggi



Don Orione è noto nel mondo come santo promotore di una straordinaria opera a favore “delle umili classi popolari” continuata oggi dalla famiglia religiosa e laicale da lui fondata. La carità educativa è oggi attuata con notevole impegno di persone e di mezzi in tutta la Congregazione. Particolarmente rilevante è lo sviluppo scolastico in Argentina, Brasile, Cile, Italia (formazione professionale), Madagascar.

L’educazione, in tutte le sue articolazioni, costituì un aspetto primario dell’esperienza umana e sacerdotale di Don Orione. Ai fanciulli e ai giovani egli rivolse il suo apostolato instancabile fin dal 1893, quando, ancora studente ventenne di teologia, fondò a Tortona il Collegetto di San Bernardino, cui diede la forma giuridica di un “convitto paterno” per ragazzi, figli di famiglie povere. A questa prima opera seguirono tante altre, d’insegnamento classico, umanistico e professionale, per offrire ai giovani più svantaggiati una concreta possibilità di promozione umana e sociale nel contesto della carità evangelica.

La sua azione educativa fu volutamente popolare, cioè “rivolta al popolo”, “alle classi umili, alle masse del popolo, agli operai, alla gioventù” mirando al loro bene spirituale ma anche civile. “(Noi vogliamo) una democrazia che nel cristianesimo si ispiri, si rigeneri, si nutrisca. Noi non vogliamo essere democratici nel nostro cristianesimo, ma cristiani nella democrazia” (Scritti 119, 214).

Il suo metodo educativo

Don Orione non fu un teorico dell’educazione, ma fu un grande educatore e la sua importanza, nel quadro del cattolicesimo tra fine ’800 e ‘900, sta nella sua particolare prassi educativa improntata ad alcuni criteri fondamentali che strutturano un vero e proprio metodo. Ebbe come principali ispiratori Antonio Rosmini e Giovanni Bosco. Coltivò contatti e stima con  molte personalità del campo della pedagogia, quali Adelaide Coari, Adele Costa Gnocchi, Maria Montessori, Luigia Tincani, Clemente Rebora, Brizio Casciola, Giovanni Semeria, Armida Barelli, Ada Negri.

Don Orione adottò il sistema educativo integrale (dunque, non solo istruzione o addestramento) da lui stesso denominato cristiano-paterno. Tale sistema è una rielaborazione-integrazione del metodo preventivo, conosciuto quando egli adolescente fu a Valdocco con Don Bosco (1886-1889) e nei rapporti continuati con Don Rua e altri salesiani della prima ora.

“Paterno”

Convitto paterno” fu il nome della prima fondazione orionina a Tortona. L’aggettivo paterno individuava e descriveva la natura giuridica dell’istituto, aperto in forza degli articoli 251 e 252 della legge Casati del 1859 che permetteva la costituzione di scuole organizzate ed amministrate dai padri di famiglia. Era una formula che lasciava alle istituzioni scolastiche che vi facevano ricorso una certa autonomia amministrativa e anche pedagogica, senza però alcun finanziamento.

In primo luogo quindi, l’aggettivo “paterno”, con cui Don Orione qualificò il suo metodo, aveva un significato giuridico. Poi, l’aggettivo “paterno, con l’aggiunta di “cristiano, divenne la formula utilizzata per descrivere lo stile educativo. Infine, passò a indicare un vero e proprio metodo pedagogico, con caratteristiche specifiche di Don Orione e della sua Piccola Opera della Divina Provvidenza.

Mentre negli anni Trenta del secolo scorso, già si parlava molto del fenomeno dell’eclissi del padre nella società moderna, la qualifica paterno, scelta da Don Orione, poneva al centro del metodo pedagogico proprio la figura paterna (nell’uni-dualità di padre e madre) come cardine della società e come elemento irrinunciabile del processo di educazione e di sviluppo-integrazione personale, familiare e sociale.

«La Congregazione deve avere il suo sistema educativo. Il nostro sistema educativo dev’essere “paterno”. Dobbiamo diportarci con i giovani come si diporta un padre di famiglia che sa unire l’amore con il dovere» (Parola, 25 maggio 1932).

Don Orione desume e illustra cosa significhi in concreto la “cura” nell’educazione dal modello dei rapporti nella famiglia, illuminati dalla fede cristiana: "Amateli nel Signore come fratelli vostri, prendetevi cura della loro salute, della loro istruzione e d'ogni loro bene: sentano che voialtri vi interessate per crescerli (...) Non vi è terreno ingrato e sterile che, per mezzo di una lunga pazienza, non si possa finalmente ridurre a frutto; così è l'uomo" (Lettere II,  558). Il santo tortonese vede l’istruzione e la formazione innestati in nella cura di tutta la persona (“salute,  istruzione, ogni loro bene”) in una prospettiva di speranza cristiana che dona fiducia e alacrità all’azione educativa.

“Cristiano”

E’ l’altro dinamismo del metodo educativo di Don Orione.  “Vedere e servire Cristo nell’uomo”, sviluppare ed esprimere la “presenza divina nell’uomo” è il nobile dinamismo dell’agire educativo, dal quale scaturiscono e si alimentano gli atteggiamenti di autentico rispetto, di cura e, quasi, di devozione verso gli allievi nel rapporto educativo. Viene da pensare alla contemplazione di Michelangelo che “vedeva” il Mosè ancora dentro il masso informe di marmo, per cui metteva tutta la sua arte, tecnica e fatica per “tirarlo fuori”, per farlo emergere.

Se si eclissa il sacro, cala il freddo nell’azione educativa, perché essa ha sempre bisogno di molto calore, di speranza, come ha affermato recentemente anche Benedetto XVI: “anima dell'educazione, come dell'intera vita, può essere solo una speranza affidabile. Proprio da qui nasce la difficoltà forse più profonda per una vera opera educativa: alla radice della crisi dell'educazione c'è infatti una crisi di fiducia nella vita” (Lettera sul compito dell’educazione, 21 gennaio 2008). 

Si comprende che quando Don Orione definisce cristiano il suo metodo educativo non intende solo un riferimento di valori e di modalità pedagogiche, ma propone l’esperienza di Dio come fondamento, condizione e dinamismo dell’agire educativo fondato sulla ragionevole speranza cristiana.

            “Il Vangelo – egli scrive - è il più sublime trattato di didattica e di pedagogia che esista. La fede cattolica e il carattere saldamente cristiano, formato sul Vangelo e sugli insegnamenti della Chiesa, sono le forze più potenti del mondo morale”  (Lettera del 21.2.1922, Lettere I, 358).

A motivo della forte connotazione cristiana data al suo metodo educativo, Don Orione riteneva che “il sistema, così detto preventivo, non dice tutto, non mi soddisfa pienamente, non mi pare completo. Mi pare che, oggi, non sia più sufficiente o da tutti non così sufficientemente attuato. Finché esso è in mano di Don Bosco e dei Salesiani, praticamente è completato dalla religione, di cui essi lo animano; ma, quando è in mano di educatori borghesi, è quello che è, e fa quello che fa. Il nostro sistema, lo chiamiamo paterno-cristiano" (Lettere I, 241).

Quale pluralismo educativo?

C’è spazio per una convivenza dell’esperienza cristiana nell’attuale sistema educativo-scolastico italiano? Per certi aspetti sì. Il mondo educativo cristiano continua a vivere la sua passione educativa con propri progetti e istituzioni. Per certi aspetti, no. L’esperienza educativa cristiana, infatti, non convive a pieno titolo nel sistema scolastico, ma è relegata nel privato in nome di una neutralità culturale che isola più che valorizzare socialmente il suo contributo educativo.

Sogno il giorno in cui, anche nella scuola italiana, democrazia non significhi azzeramento dei modelli educativi (di ispirazione cristiana e altri), ma possibilità di espressione, di dialogo e di convivenza pubblica alla pari per tutti. Democrazia è possibilità di scegliere e non assenza di scelte. È pluralismo.

Per ora, intanto, funziona la stessa logica, solo apparentemente liberale, che obbliga, come ai tempi di Don Orione con la Legge Casati, a ricorrere a una scuola privata (a pagamento) per poter offrire ai figli e alla società un modello educativo condiviso e socialmente significativo.

Gestire la convivenza di molti modelli educativi è più democratico ma anche molto più complesso che gestire la loro totale assenza in favore di un purpurì imposto a tutti. Però, in qualche nazione ci sono riusciti.

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