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Messaggi Don Orione
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Autore: Flavio Peloso
Pubblicato in: Don Orione oggi

Qual è la “piccola opera” della Divina Provvidenza che gli Orionini religiosi e laici sono chiamati a continuare nello spirito e sui passi di Don Orione? Cosa comporta essere figli e figlie della Divina Provvidenza?

Figli della Divina Provvidenza è la qualifica che caratterizza tutti i seguaci di Don Orione. Il religiosi ne portano anche il nome.

Oggi però, in epoca di secolarismo – che è la forma moderna del paganesimo – non si crede più alla Divina Provvidenza, cioè alla presenza e all’azione amorosa di Dio nella vita degli uomini. È in crisi la fiducia nella Divina Provvidenza. Un carisma serve proprio quando quel valore evangelico è in crisi. Come serve un ricostituente soprattutto quando il corpo è debole.

Fiducia nella Divina Provvidenza

Casa della Divina Provvidenza fu il nome dato da Don Orione al primo collegetto, aperto a Tortona nel 1893. Due anni dopo, in una lettera al suo vescovo Bandi, presentava sé e i suoi seguaci con il nome “Figli della Divina Provvidenza”. Chiamò l’intera Famiglia carismatica da lui sorta “Piccola Opera della Divina Provvidenza”. Si firmava aggiungendo al proprio nome “della Divina Provvidenza”. Insegnò che “l’amore filiale e la confidenza verso il Padre che è nei cieli” è il “cardine della nostra spiritualità” .

L’esperienza della Divina Provvidenza costituisce la fonte, l’atmosfera e il dinamismo di Don Orione  e di chi ne vive il carisma.

La Chiesa è la grande “provvidenza” di Dio

La fiducia nella Divina Provvidenza vissuta e trasmessa da Don Orione si esprime come passione per la Chiesa nella prospettiva della salvezza dell’umanità. Perché? La Chiesa è la grande “provvidenza” che il Signore ha dato all’umanità per continuare nel tempo l’opera di salvezza già realizzata da Cristo (si veda Mt 9,35 – 10,15) e riassunta in quello slogan latino, difficile da tradurre e facile da capire: Instaurare omnia in Christo (Ef 1,10).

Leggiamo con attenzione questo importante testo con il quale Don Orione presentò la sua “Piccola Opera” per l’approvazione ufficiale della Chiesa.

L'opera della Divina Provvidenza, nei secoli avanti la nascita di Nostro Signor Gesù Cristo, era coordinata a disporre l'umanità a ricevere Gesù Cristo Redentore; e, dopo la venuta di Nostro Signore nel corso dei secoli nei quali la Santa Chiesa milita sulla terra, l'opera della Divina Provvidenza consiste nell'instaurare omnia in Christo…, unendo tutta l'umanità in un corpo solo, la Santa Chiesa cattolica, costituita da nostro Signore Gesù Cristo sotto la divina potestà dei Vescovi, in unione e dipendenza con la divina e suprema potestà apostolica del beato Pietro che è il Romano Pontefice. Il nostro minimo Istituto riconosce nel Romano Pontefice il cardine dell'opera della Divina Provvidenza nel mondo universo… e questo ha per fine suo precipuo… impiegarsi con ogni opera di misericordia… coll’intento di concorrere a rafforzare, nell’interno della Santa Chiesa, l’unità dei figli col Padre e, nell’esterno, a ripristinare l’unità spezzata col Padre ”.

Carità ecclesializzatrice

Chiaro? La “piccola opera” di noi Orionini, che formiamo la Piccola Opera della Divina Provvidenza, consiste nell’”impiegarsi con ogni opera di misericordia” per “concorrere a rafforzare l’unità dei figli col Padre” (qui si intende il Papa) che è il “cardine dell’opera della Divina Provvidenza”.

Giustamente, possiamo dire che il carisma orionino si esprime come “carità ecclesializzatrice”, perché “Quella carità che viene esercitata nella società nostra prendendo le mosse dall'amore al Papa e alla Chiesa, e mirando al raggiungimento di questo amore in tutti, è precisamente quella che meglio risponde al bisogno dei tempi. E tale è lo spirito da cui è informata l'Opera della Divina Provvidenza, tale è la sua fisionomia, il suo carattere tipico: Instaurare omnia in Christo!” (Nel nome, p.37).

A Oradea, la Chiesa è diventata simpatica

A conferma di questa specifica dinamica carismatica, mi vengono vari episodi. Per esempio quello ascoltato dal vescovo greco-cattolico di Oradea, Vasile Hossu, all’indomani della caduta del regime comunista in Romania. È una parabola carismatica. "Un giorno, viaggiando in auto con Don Lazzarin – raccontava il Vescovo -, fummo fermati dalla polizia che ci trattò in brutto modo e addirittura sprezzante nei miei confronti avendo saputo che ero vescovo. Don Lazzarin, dopo alcuni tentativi di addolcire il poliziotto ostile, disse che avevamo fretta di giungere a Oradea, dove eravamo aspettati dai Confratelli e dai ragazzi dell'orato­rio.

  • ‘Oratorio? Andate da Don Luigi, il prete dell’oratorio?’ - chiese il poliziotto.

  • ‘Sì, siamo suoi Confratelli’.

Il poliziotto cambiò di tono con noi e si mise a parlarci benevolmente dell'oratorio, dei ragazzi e del’aiuto dato alla gente povera. Vedete? - concluse Mons. Hossu rivolgendosi a me - l'opera da voi fatta all'oratorio, per i ragazzi e per i poveri sta rendendo amabile e stimata tutta la Chiesa di Oradea".

Sono fatti come questi che rivelano il dinamismo del carisma orionino nella vita ordinaria di religiosi e laici, nell’azione personale e nelle attività istituzionali: rendere la Chiesa amabile e stimata affinché possa compiere la sua missione provvidenziale di unire a Cristo. Con Don Orione, dobbiamo amare la Chiesa concreta: divina e umana, Papa, Vescovi, parroci e parrocchia, monasteri e comunità religiose, opere caritative e scuole, dottrina, liturgia e morale. È questa la Chiesa, che il Concilio Vaticano II ha definito “sacramento universale di salvezza” (Lumen gentium 48).

In Brasile e in Uruguay, la carità apre le porte della Chiesa

Un altro insigne pastore della Chiesa, il cardinale Paulo Evaristo Arns, arcivescovo di San Paolo del Brasile, anni fa scelse il nostro Piccolo Cottolengo come destinatario delle offerte della “campagna della fraternità” organizzata dalla Conferenza Episcopale. Definì quella grande opera di carità “l’apri porta della Chiesa cattolica nella città” perché essa creava simpatia e rendeva vicina al popolo la Chiesa e i suoi Pastori.

Simile apprezzamento l’ho ascoltato nel marzo scorso da Mons. Anselmo Pecorari, Nunzio apostolico in Uruguay. Incoraggiando il cammino del nostro Piccolo Cottolengo orionino di Montevideo, mi disse: “Il Piccolo Cottolengo è conosciuto e apprezzato in tutto l’Uruguay. Esso costituisce una buona carta di credito della Chiesa cattolica nella nostra società molto laica”.

Cari amici, amiamo la Chiesa! Quando Don Orione diceva “Figli della Divina Provvidenza, noi dobbiamo palpitare e far palpitare migliaia e migliaia di cuori attorno al cuore del Papa”, “specialmente i piccoli e le classi degli umili lavoratori, i poveri, gli afflitti, i reietti, che sono i più cari a Cristo”, non esprimeva solo un affettuoso ma vago sentimento. Egli ci trasmetteva il suo carisma, che è passione, stile, apostolato. È “la ragione e la forma di essere” di noi Orionini nella Chiesa.

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