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Messaggi Don Orione
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Conferenza di Don Flavio Peloso ai Segretari/e Generali. Roma, 9 gennaio 2024.

IL  CAPITOLO GENERALE

AL SERVIZIO DEL CAMMINO DI RINNOVAMENTO DELL’ISTITUTO

 

Don Flavio Peloso FDP

Roma, 9 gennaio 2024

 

Premesse

  1. Il tema del Capitolo Generale è ampio e già molto trattato nei suoi differenti aspetti. Ognuno deve approfondire quello che ritiene più necessario per sé e per l’Istituto.[1]
  2. Il mio contributo offre il ricordo dell’esperienza di 7 Capitoli generali a cui ho partecipato (4 anche organizzati) e di tanti Capitoli provinciali.
  3. Il Capitolo Generale e i Capitoli Provinciali sono tra loro integrati nella normativa, nella dinamica e, in gran parte, anche nei contenuti, salve alcune peculiarità di partecipazione e di obiettivi. Pertanto, parlando del Capitolo generale sono sostanzialmente inclusi anche i Capitoli Provinciali.

 

SPUNTI DI MAGISTERO


Canone 631. § 1. Il capitolo generale, che ha nell'istituto la suprema autorità a norma delle costituzioni, deve essere composto in modo da rappresentare l'intero istituto, per risultare vero segno della sua unità nella carità. Al capitolo compete soprattutto: tutelare il patrimonio dell'istituto di cui al can. 578 e promuovere un adeguato rinnovamento che ad esso si armonizzi; eleggere il Moderatore supremo, trattare gli affari di maggiore importanza e inoltre emanare norme, che tutti sono tenuti ad osservare.  

§ 2. La composizione e l'ambito di potestà del capitolo siano definiti dalle costituzioni; il diritto proprio deve inoltre determinare il regolamento da osservarsi nella celebrazione del capitolo, specialmente per quanto riguarda le elezioni e la procedura dei lavori.  

§ 3. Secondo le norme stabilite dal diritto proprio, non solo le province e le comunità locali, ma anche qualunque religioso può liberamente far pervenire al capitolo generale i propri desideri e proposte.


Canone 632. Il diritto proprio determini con esattezza quanto riguarda gli altri capitoli dell'istituto e altre assemblee simili, cioè la loro natura e autorità, la composizione, il modo di procedere e il tempo della celebrazione.

È molto differenziata la suddivisione in circoscrizioni degli Ordini e Istituti, non solo per la territorialità ma anche per le autonomie e le competenze proprie delle circoscrizioni/province e, dunque, anche in quanto concerne i relativi Capitoli.


Il rinnovamento: scopo e dinamica del Capitolo

Nel concetto di rinnovamento è incluso il concetto di fedeltà, una “fedeltà creativa” come amava definirla Giovanni Paolo II. Fu il Concilio Vaticano II ad indicare nel Capitolo Generale il compito di imprimere ai vari Istituti un nuovo slancio di vita spirituale ed apostolica, superando quel certo immobilismo che vigeva fino ad allora. Tale compito fu speciale nel dopo Concilio (tre capitoli di rinnovamento anche delle Costituzioni) e divenne normale nell’accelerata fase di trasformazioni (sociali, culturali, religiose, economiche) divenuta permanente.

Perfectae Caritatis 2 precisava così in cosa consista il rinnovamento: “L'aggiornamento della vita religiosa comporta il continuo ritorno alle fonti di ogni forma di vita cristiana e allo spirito primitivo degli istituti, e nello stesso tempo l'adattamento degli istituti stessi alle mutate condizioni dei tempi”.

Allo scopo di aggiornamento/adattamento è andato sempre più accentuandosi lo scopo di profezia. Papa Francesco invita spesso a far parlare i carismi, a liberarne la profezia, perché il carisma non può essere “imbottigliato”.


Il rinnovamento è comunitario e autorevole

PC al n.4 precisa che “Stabilire le norme dell'aggiornamento e fissarne le leggi… è compito che spetta soltanto alle competenti autorità, soprattutto ai capitoli generali… I superiori, in tutto ciò che riguarda le sorti dell'intero istituto, consultino e ascoltino come si conviene i propri confratelli”.

“È necessaria la collaborazione di tutti, superiori e membri, per rinnovare la vita religiosa in loro stessi, per preparare lo spirito dei Capitoli, per adempiere il loro compito, e perché le leggi e le norme promulgate dai Capitoli siano fedelmente osservate (Ecclesiae Sanctae II, 2).


Il rinnovamento è sinodale, cioè si realizza con un “cammino insieme”

Nel concetto e nella pratica della sinodalità è intrinseco, oltre al significato di “insieme” anche il significato di “cammino”: “La Chiesa va avanti, cammina insieme, è sinodale. È lo Spirito il grande protagonista della Chiesa”. E proprio per questa condizione d’essere, “dobbiamo attuare un’ermeneutica pellegrina, cioè in cammino – Quando la Chiesa si ferma, non è più Chiesa, ma una bella associazione pia che ingabbia lo Spirito Santo”.[2]

È originale l’espressione “ermeneutica pellegrina”


Il rinnovamento avviene in comunione con la Chiesa

Nella sintonia con la vita della Chiesa i nostri Istituti ricevono rinnovamento e danno rinnovamento. “Il Capitolo generale, se riguarda dapprima il proprio Istituto, ridonda tuttavia anche a interesse della vita della Chiesa, la quale, dal rigoglioso fiorire della vita religiosa deriva gran parte della sua vitalità, dello zelo apostolico, dell'ardore nel consegui­mento della santità” (Magno gaudio, 1964). Questa osservazione di Paolo VI è ritornata come convinzione in tanti documenti e discorsi sulla vita consacrata. È la natura sinodale della Chiesa.

CAPITOLO GENERALE PROMUOVE E COORDINA IL CAMMINO DI RINNOVAMENTO DELL’ISTITUTO


I Capitoli avvengono prima della loro celebrazione e funzionano dopo la loro chiusura. Occorre stabilire e sostenere una adeguata consequenzialità di percorso e di metodo fra i tre momenti fondamentali dell'evento capitolare: indizione/convocazione, celebrazione e ricezione/attuazione. Diversamente, i Capitoli celebrano sé stessi e rischiano di ridurre progressivamente la loro funzione propositiva all'interno degli Istituti di Vita Consacrata.

Ciò implica che

  • il CG non sia un evento isolato, ma si inserisca in un cammino fatto e da fare insieme (sinodo – cammino insieme);
  • il CG deve essere concepito e inserito dentro il cammino organico e continuo della Congregazione come evento eminente e globale di formazione continua;
  • occorre stabilire autorevolmente soggetti, modalità e tempi per dare continuità al cammino dell’Istituto promosso dal CG.
     

Esempio di calendario sessennale del cammino da un Capitolo all’altro[3]

 

TUTTI IN CAPITOLO PER IL BENE DELLA CONGREGAZIONE
Preparazione, celebrazione e trasmissione del Capitolo Generale


Lettera di convocazione

Il punto di partenza per partecipare al Capitolo è la Lettera di convocazione, almeno sei mesi prima. Essa presenta in termini essenziali il tema generale del Capitolo.

Una successiva lettera di programmazione del CG articola qualche linea di sviluppo (o nuclei tematici) e presenta la metodologia di preparazione/partecipazione di singoli/comunità/provincia.

Il tema generale del CG va individuato prima, a partire dall’assemblea di verifica, tramite una consultazione nelle Province e l’elaborazione del Consiglio generale.


Articolazione del tema in nuclei tematici

Nella Lettera di programmazione sono stati indicati i nuclei tematici di revisione/ riflessione / progettazione sui quali siamo chiamati a confrontarci davanti a Dio e alla luce della nostra situazione. Ora, è chiesto ai confratelli, alle comunità locali e ai Capitoli provinciali di concentrarsi su di essi per individuare un cammino comune di Congregazione. Altri temi particolari saranno affrontati con modalità specifiche.


Il metodo del discernimento comunitario

Prima i Singoli religiosi, poi le Comunità e i Capitoli provinciali applicheranno il discernimento su ogni tema in tre successivi momenti individuando: la chiamata di Dio, la situazione nostra, le linee di azione.

  1. Cosa vuole Dio da noi? La chiamata di Dio viene dal vangelo e dal carisma, dal magistero della Chiesa e dal contesto concreto in cui viviamo. Il primo passo per una buona risposta è capire bene la domanda. Guardiamo in libertà di cuore e cerchiamo di capire cosa Dio vuole da noi. Se guardiamo solo a noi stessi finiamo per essere ripetitivi, stanchi, poco creativi. Ascolto di ciò che lo Spirito dice.
  2. Quale è la nostra situazione attuale? È dalla situazione (difficoltà e possibilità, persone e condizioni vitali) che emergono lacune, tradimenti, speranze, propositi e progetti. La tentazione di teorizzare è sempre forte. Si supera guardando alla situazione concreta in cui ci giungono gli appelli del Signore. La situazione, qualunque essa sia, è sempre degna di attenzione e di rispetto perché è il luogo dove Dio ci raggiunge e ci aiuta con la sua Provvidenza. Non sia uno sguardo generico e superficiale. L’analisi della situazione va fatta alla luce di quella chiamata che abbiamo individuato, nel primo passo, come volontà di Dio. Essa prepara alle scelte operative del passo seguente.
  3. Cosa dobbiamo fare? Siamo alla parte pratica della risposta; essa diventerà il contributo al discernimento e progetto comunitario. Il terzo passo ci porta a individuare le linee di azione[5] e le decisioni: sono la risposta agli appelli di Dio nelle situazioni in cui ci troviamo. Nel discernimento possono emergere scelte di vita per la propria conversione (e restano personali), per il bene della comunità (e vanno nel Capitolo della comunità) e, infine, per il bene della Provincia e della Congregazione (e saranno il contributo al Capitolo provinciale e generale). Si distinguano le linee di azione dalle decisioni (concrete, possibili, verificabili). Molto utile è un sussidio (quaderno) per il discernimento personale.


Le fasi del Capitolo

INNANZITUTTO: il contributo personale al Capitolo. Ogni religioso prende in mano il Quaderno personale di partecipazione al Capitolo.[6] Dedica un tempo o dei tempi per leggerne la parte introduttiva e soprattutto per fare il proprio discernimento sui temi in cui si articola il Capitolo (Cosa vuole Dio da noi? Qual è la nostra situazione? Cosa dobbiamo fare?). Annota il frutto del proprio discernimento nel Quaderno: questo aiuta la concretezza e anche un certo ordine per poter poi raccogliere insieme i contributi di ciascuno. Conviene che questo lavoro di discernimento avvenga nel contesto di un ritiro spirituale e comunque di una sosta “davanti a Dio”.


POI: il Capitolo nella comunità. Si programmi un tempo – meglio se continuato e con spazi di preghiera - per fare il Capitolo nella comunità. Si segue il medesimo schema del Quaderno personale.  I passi da seguire sono:

1) ognuno espone quanto è risultato dal suo discernimento personale;

2) il segretario annota su ciascun tema quanto ognuno ha offerto;

3) si apre la riflessione comunitaria cercando di pervenire a un consenso e a una priorizzazione su alcuni punti;

4) il segretario annota nel foglio non più di tre indicazioni per ogni tema: questo sarà il contributo della comunità da inviare al Capitolo provinciale.

        Importantissimo: si abbia cura che ci sia continuità tra quanto individuato come “chiamata di Dio”, “la situazione” e “le linee di azione”.


INFINE: il Capitolo provinciale. In vista del Capitolo provinciale verranno raccolti i contributi di tutte le comunità in un Instrumentum laboris. Nel Capitolo provinciale si valuterà ed elaborerà autorevolmente il contributo della Provincia al Capitolo generale sulla base di quanto pervenuto dalle comunità.

  Nel Capitolo provinciale si tratteranno anche i temi particolari riguardanti la Provincia stessa e si eleggeranno i Rappresentanti al Capitolo generale.


DA ULTIMO: il Capitolo generale. Sarà organizzato – per quanto riguarda il tema generale e comune – con lo stesso metodo e sulla base di quanto pervenuto dai Capitoli provinciali.

  Il Capitolo tratterà gli altri temi di comune interesse e procederà alle elezioni del Generale e suo Consiglio.

 

L'Instrumentum laboris

L’Instrumentum laboris è un sussidio che raccoglie e ordina il materiale pervenuto dai Capitoli provinciali e dalle Assemblee con lo scopo di rendere più agile la consultazione e il lavoro del Capitolo; si tratta di organizzazione il materiale, senza intervenire in alcun modo sui testi pervenuti che vengono riportati nella loro integrità.

Il compito di elaborare l’Instrumentum laboris è bene sia affidato alla Segreteria o Commissione pre-capitolare.[7] Nell’Instrumentum laboris deve essere raccolto e ordinato:

  • Il Regolamento del Capitolo, già approvato nei precedenti Capitoli, da aggiornare, eventualmente, da approvare. È nel Regolamento del Capitolo che si trovano le indicazioni pratiche sul suo svolgimento (relazione/revisione della relazione del superiore generale, formazione compito delle commissioni, lavori in assemblea, elezioni. ecc.).
  • I contributi sul tema generale pervenuti dai Capitoli provinciali, dal Consiglio generale e anche da singoli religiosi.
  • I contributi su temi particolari di comune interesse per la congregazione proposti nei Capitoli provinciali.
  • L’elenco dei partecipanti al Capitolo generale.
  • Le indicazioni metodologiche.
  • Il dizionario del Capitolo.
  • La proposta di calendario dei lavori e di orario giornaliero.
  • Altro.

 

Alcune osservazioni particolari

Altri contributi di singoli religiosi al Capitolo
possono essere inviati anche direttamente al Capitolo provinciale o generale. Possono riguardare: a) il tema generale del Capitolo, b) altri argomenti comuni di vita dell’Istituto. Questi contributi personali dovranno essere redatti secondo una apposita scheda per favorire il loro effettivo utilizzo.

Seguire il metodo. È la sfida di ogni Capitolo generale. Essendo vasto l’Istituto, con nazioni, situazioni, lingue e culture diverse, seguendo un metodo minimo si evita la confusione e dispersione dei contributi dei confratelli e delle Province. Solo così i Confratelli chiamati in Capitolo potranno elaborare i contenuti in continuità con quanto è risultato dal discernimento di confratelli, comunità e Province. Il Capitolo è generale non perché lo fanno i pochi rappresentanti generali, ma perché lo fanno tutti i religiosi.

Quale partecipazione di rappresentanti della Famiglia carismatica e di altri Invitati? Partecipano ovviamente solo alla fase di discernimento ed elaborazione delle conclusioni. Vanno inoltre fissati alcuni criteri generali: es. la partecipazione deve essere su invito, limitata ad alcuni ambiti, invitati nella proporzione di un quarto dei religiosi, il contributo è di carattere valutativo e propositivo, ma non decisionale.

Alcuni sussidi. È bene che la segreteria organizzativa predisponga piccoli sussidi per aiutare a vivere il Capitolo: sussidio per canti e liturgie; presentazione dei membri del CG (foto, nota di curriculum), un trittico-icona da esporre nelle cappelle o nelle sale di comunità, quasi un pro-memoria del Capitolo; una immaginetta con la preghiera per il Capitolo da recitarsi ogni giorno.

Ruolo del Segretario generale. È quello attribuito dalle regole dell’Istituto e di fatto richiesto dal Superiore generale e suo Consiglio. Molto dipende dall’indole e capacità del Segretario e anche da quanto chiede il Consiglio generale. Il suo ruolo si svolge prima e dopo il Capitolo. Normalmente, il Segretario esercita una funzione di memoria (orale e documentale) di quanto stabilito nella normativa canonica e di Istituto e di quanto programmato per lo svolgimento del Capitolo.

 

Come trasmettere il Capitolo. Vi sono varie modalità e van fatto un progetto di comunicazione immediata e in tempi brevi. Sono importanti gli Atti del Capitolo che contengono quanto è essenziale per la sua comprensione e attuazione: né un elenco di linee e di decisioni senza motivazione e una logica; né un trattato sul tema lungo a leggere e non pratico per l’attuazione. Un vademecum, un roteiro, una mappa da avere sempre presente lungo il sessennio nei momenti importanti (assemblee, incontri di direttori, segretariati, visita canonica, ecc.).

 

Circa le elezioni del Capitolo Generale. È un elemento molto delicato e molto corrisponde al clima e ai rapporti interni ad una Congregazione e nel Capitolo. Per certi aspetti ci sono regole molto precise, canoniche e di Regolamento del Capitolo, e per altri si sono fatte le esperienze più diverse privilegiando or uno or l’altro criterio e modalità: il discernimento puramente individuale o collettivo o tra gruppi provinciali, la discrezione e libertà personale, elezione secondo aree di appartenenza, secondo il ruolo da svolgere, secondo le categorie di competenza curriculare, ecc. Certo è essenziale la qualità umana e l’esemplarità religiosa in tutti quelli che si intende eleggere e poi gli altri criteri vanno tenuti compresenti… Se si ascolta con spirito retto quanto dice lo Spirito, tutto andrà per il meglio possibile.

 


[1]  Alcuni riferimenti: F. IANNONE, Il Capitolo generale. Saggio storico-giuridico, Dehoniane, Roma 1988, pp. 79-90; J. BEYER, Il Diritto della vita consacrata, Ancora, Milano 1989, pp. 255-270; V. DE PAOLIS, La vita consacrata nella Chiesa, EDB, Bologna 1991, pp. 226-239; J.F. CASTAÑO, Gli Istituti di Vita Consacrata (cann. 573-730), Ed. Millenium Romae, Roma 1995, pp. 155-156; D. J. ANDRÉS, Il Diritto dei religiosi. Commento esegetico al Codice, Ediurcla, Roma 19962, pp. 165-183; P.L. NAVA, L’Evento capitolare. Dall’indizione per la convocazione alla ricezione, Centro Studi USMI, Roma 1997; G. SCARVAGLIERI, Il Capitolo generale. Preparazione, celebrazione, attuazione, Ancora, Milano 2002; A. MONTAN, Capitolo, in Dizionario Teologico della vita consacrata, Ancora, Milano 2003; N. SPEZZATI, Il Capitolo generale. La storia come via pedagogica, in Aa. Vv., Nello stile sinodale. Percorsi della collegialità capitolare, LEV 2018, 12-34.

[2] Discorso agli operatori pastorali della Diocesi di Roma, 18 settembre 2022.

[3] Avere un Calendario che permetta di muoversi con continuità e insieme presuppone le scadenze fisse dei Provinciali e Consigli e dei Direttori locali. Nella mia Congregazione funziona così da alcuni decenni. Se per forza maggiore occorre procedere a nomine prima del termine, esse avvengono “ad completandum triennium”.

[4] Ciascun Segretariato attua ciò che del rinnovamento del Capitolo è di sua competenza: schede di formazione continua; riforme nella conduzione delle opere; attuazione di apertura/chiusura/conversione di case e attività; pastorale giovanile e vocazioni; rapporto con Chiesa locale e territorio; ecc.

[5] La linea di azione comprende: 1) un obiettivo da raggiungere preciso e vitale; 2) un’azione prolungata nel tempo, descritta come percorso da attuare; 3) iniziative per favorire la capacitazione (rendere capaci) dei religiosi a raggiungere l’obiettivo mediante il percorso; 4) ciascuna linea di azione deve essere introdotta da un richiamo alla situazione che la esige e ai valori/criteri religiosi che la motivano (Fondatore/carisma, Costituzioni, Magistero…).

[6] È strumento importante il Quaderno personale con lo schema di discernimento/proposta in esso contenuto perché sta a base del Capitolo dei Singoli, della Comunità, del Capitolo Provinciale e di quello Generale. Permette un certo ordine e la raccolta dei frutti che effettivamente vengono dalla partecipazione comunitaria.

[7] La leadership nella preparazione del Capitolo Generale/Provinciale è dei superiori in carica con la collaborazione di una Segreteria/Commissione precapitolare che ha una sua autonomia e autorevolezza nell’elaborare i contenuti dell’Instrumentum laboris. È bene che in tale Commissione precapitolare ci sia il Segretario generale come coordinatore o almeno membro.

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