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Messaggi Don Orione
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Una chitarra, nel cuore tanti pensieri e sentimenti diventati note e parole.

CANZONI DI GIOVENTÙ

 

Nel 1974, iniziando teologia a Roma, mi fu regalata una chitarra. Cominciai a tirarne qualche accordo, giusto per accompagnare canzoncine semplici con i ragazzi al catechismo del giovedì alle scuole elementari di Prima Porta (1974-1975) o alla Scuola “Nazario Sauro” di Monte Mario (1975-1979), nei campi scuola vocazionali o negli incontri con gruppi di giovani.
Nel cuore c’erano tanti pensieri e sentimenti e qualcuno finì per attaccarsi alle note degli accordi della chitarra. Piccole canzoni. Qualcuna la condivisi. Altre restarono su un quaderno che portavo con me. Ritornato sotto i miei occhi, quel quaderno mi ha suscitato un moto di tenerezza per un’epoca passata e per parole che, rilette dopo molto tempo, mi hanno fatto ancora del bene. E confermato nel cammino. Eccone alcune.

 

V O G L I A   D’ I N F I N I T O

Esperienza interiore fortissima, verissima, persistente. Una nenia semplicissima di quattro note, le prime, che mi accompagna ancora.

 

Quand’ero bambino volevo andare

Oltre la quercia di casa mia.

Ci sono andato e ho visto

Un biondo campo di grano.

 

Quand’ero ragazzo volevo andare

Oltre il colle del mio paese.

Ci sono andato e ho visto

Montagne ancora più alte.

 

Salito in un giorno di grande sereno

Abbracciato il mondo volevo di più:

voglio la vita, la felicità,

la gioia d’essere uomo.

 

E or che son uomo mi chiedo se un giorno

La vita che passa bastar mi potrà.

Tutto ci sfugge, ci lascia;

e dimmi: questo a che vale?


Quand’ero bambino volevo andare

Oltre la quercia di casa mia.

 

 

L I B E R T À

Questa canzone piaceva molto a mio papà. Un giorno gli rivelai che la storia dei due cani era stato lui a raccontarmela, quand’ero piccolo. Papà aveva l’istinto della libertà e della dignità.

 

Alla villa d’un ricco signore

se ne stava un vecchio cane pastore;

mangiava, abbaiava, correva contento…

ma da lontano quel canto sembrava un lamento.

 

CANTA, CANTA AMICO MIO

QUEL CHE CERCHI CERCO ANCH’IO:

È LA LIBERTÀ!

 

Un giorno venne avanti adagio

un vecchio povero cane randagio;

guardò da lontano quel cane beato,

ma presto s’accorse che era legato.

 

Il cane signore invitò l’arrivato:

“vieni e guarda, son ben sistemato;

ho prato, casa e carne per cena”.

“Si! Però ti lega una grossa catena.”

 

“Una libera corsa fra i prati,

guardare il mondo con occhi incantati,

cantare felice al sole che muore,

anche tu lo sai vale più d’ogni onore”.

 

Amico, non è il tanto che hai,

le parole che dici o il molto che fai

che darti potranno la felicità,

ma quello che sei nella tua libertà.

 

 

SIGNORE  MI  SON  COMPROMESSO

Un grido dell’anima in un momento decisivo della mia evoluzione umana e spirituale. Lopagno, luglio 1976.

 

SIGNORE MI SON COMPROMESSO,

NON POSSO PIÙ FARE A MENO DI TE;

ORMAI LA MIA VITA

NON È VERA VITA SENZA DI TE.

 

Quando ti sento lontano da me,

quando il buio nasconde il tuo volto,

mi sento venir meno la vita:

Cristo ritorna, ritorna da me!

 

Non posso contare sulle mie forze,

riserve o barriere, Tu sai, non ne ho più;

i ponti ho tagliato dietro di me:

Cristo cammina, cammina con me!

 

Tutta la vita ho giocato su Te,

puntare altre carte più non saprei;

sei Tu mia caparra di felicità:

Cristo canta, canta in me!

 

Della mia vita sei Tu il colore,

del mio agire sei Tu il sapore;

per esser completo ho bisogno di Te:

Cristo vivi, vivi in me!


 

S I G N O R E    C R E D O

La meditazione sulla fragilità e vanità della vita portà alla cruna dell’ago. Solo il il filo della fede può passarvi.

 

SIGNORE, SIGNORE CREDO,

MA DÀ  FORZA ALLA MIA FEDE

PERCHÉ POSSA VEDERE TE!  (2v)


Quando salire costa, quando il buio assale

Quando penso che tutto crolli intorno a me.


Vedo morire un fiore, vedo sfuggire la vita

Piango di nostalgia: corro incontro a Te…


Quando i miei progetti urtano gente stanca,

quando la forza d’amare viene meno in me.


Quando il cattivo ingrassa e il buono è nel dolore,

quando muore un bimbo: mio Dio non capisco più.


C’è chi offre  parole e chi dona dei soldi,

Tu Signore in croce sei salito un dì.


Vado triste e deluso la morte vince la vita

Il male schiaccia il bene: Cristo risorgi in me!

 

 

L A  SUA  R I S P O S T A

La ballata del trovatore. Dopo tanti sentieri interrotti e dialoghi finiti nel silenzio, ancora una possibilità: la sua Parola.

 

Signore mi stai guidando

per vie che non conosco.

Tu sai che son bambino

e ho paura di restar solo.

”Io sono il buon pastore,

prendo cura di tutti voi,

vi guido ad acque chiare,

a prati eterni di paradiso”. (Gv 10)

 

Io corro per questo mondo,

lotto, soffro stanco e deluso.

E mi chiedo “che cosa vale,

che cosa resta di tanti affanni?”

“Io sono la vera vite

e voi ne siete i tralci:

se voi restate uniti

porterete molto frutto”. (Gv 15)

 

 La vita è come un soffio

e corre verso la morte.

Che cosa pensar Signore

di questa vita che se ne va?

 “Sono in voi e voi in me:

e questa è la vera vita

amare sempre il vero Padre

e ritornare alla sua casa”. (Gv 17)

 

Signore non Ti vediamo

nella vita di ogni giorno.

Tu sei per noi estraneo

e Ti chiamiamo nostro fratello.

“Chi mia madre? E chi sorella?

E chi sono i miei fratelli?

Non chi dice “Signor, Signore”

ma chi fa il voler del Padre”. (Mc 3)

 

 

T  A  B  O  R

Canzone nata durante una settimana con altri giovani all’eremo “Tabor” sulle alture di Spello, vicino alla comunità dei Piccoli Fratelli di Gesù con Carlo Carretto. Era il 1976.

 

SIGNORE È BELLO PER NOI RESTARE QUI!

PIANTIAMO SUBITO QUI TRE TENDE

E RESTIAMO SEMPRE ASSIEME A TE,

ASSIEME A TE,  SIGNORE.


Giù nel mondo la vita è tutta un’angoscia;

il bene è deriso, l’amore è venduto,

tutto si compra, niente si ha;

ma a noi, Signore, basti Tu qui al Tabor.


Occhi pesanti di mille false luci

Non posson vedere la vera Luce;

Cristo Ti chiedo la povertà:

solo così Ti potrò vedere qui al Tabor.


Grazie Signore! Ho scoperto la vera Vita,

la pace dell’anima, la gioia d’amare,

il silenzio che adora, la lode che canta:

tutto perché t’ho trovato Signore qui al Tabor.


No, no, scendete! Cristo annunciate al mondo.

Voi siete sale, voi siete lievito,

piantate nel mondo le vostre tende:

là lavorate uniti a Me come al Tabor!”


SIGNORE È BELLO PER NOI RESTAR QUAGGIÙ

PERCHÉ VIVIAMO LO SPIRITO DEL TABOR

E RESTIAMO SEMPRE ASSIEME A TE,

ASSIEME A TE SIGNORE.

 


N O N   M ’I M P O R T A   S I G N O R E

La fine del dramma: nelle tue mani, Signore, consegno il mio spirito. Ormai, è questione di tempo.

 

NON M’IMPORTA  SIGNORE D’ESSERE QUA O LÀ

SOLO M’IMPORTA D’ESSERE DOVE MI VUOI:

NEL TUO VOLERE È LA MIA PACE

NEL TUO AMORE È LA MIA FORZA.


Son le tue mani e tuoi piedi,

tua bocca e tuo sorriso:

eccomi portami sempre

dove tu vuoi essere Signore.


Che importa stare sul tetto

o nascosto nel fondamento;

purché siamo pietre vive

costruiamo la Chiesa di Cristo.


Sei pugno di poco lievito

nascosto in tanta farina.

Tutto farai poi lievitare:

lo Spirito di Cristo è in  te.


Ho faticato tutta la notte.

Vedi, non ho preso ancor nulla

ma sulla tua parola, Signore,

calerò al largo le reti.


Che conta il tuo faticare,

parlare, pregare, insegnare…

quando il tuo Signore

ti voleva in croce con lui.


Non prendete nulla per la via

Né sacco, né pane o denaro

Perché ovunque voi andrete

“Io sono per sempre con voi!”

 

 

PADRE  M’ABBANDONO  A  TE

La fiducia e l’umiltà riacquistate rendono la quiete e l’impegno possibili. Rassegnazione o speranza? Il Padre, nient’altro.

 

PADRE  M’ABBANDONO A TE:

TU SEI PADRE,TU MI AMI

E SORRIDO ALLA VITA

PERCHÉ IN ESSA CI SEI TU.


Può forse un gabbiano che vola

Vedere la spiaggia lontana?

Può forse un uomo sapere

Qual è il suo passo domani?

Eppure di tanti passi

Tu sai fare un magnifico cammino.


Può forse la foglia d’autunno

Credere a nuova primavera?

Può forse un uomo che soffre

Sperare oltre il buio?

Eppure di tante morti

Tu sai fare vita e resurrezione.


Può forse un seme che spunta

Sognare la grande pianta?

Può forse un uomo che ama

Iniziare un mondo migliore?

Eppure di tante pietre

Tu sai fare cieli nuovi e terra nuova.

 


VAI!   VAI!   VAI!

Semplicissima. Quante volte l’ho cantata con i bambini a scuola, al catechismo, in chiesa.

 

VAI, VAI, VAI, MA PORTA CRISTO CON TE.


Portalo a chi non sa più sperare,

portalo a chi non sa più pregare.


Portalo dove si piange nel dolore,

portalo dove si crede nel suo amore.


Portalo quando il dubbio morde il cuore,

portalo quando la croce appar più dura.


Portalo perché è Lui la tua speranza,

portalo perché con Lui sarai più uomo.


Portalo sempre: avrai con te la pace,

portalo sempre: avrai con te la gioia.


 

CANTO  DEL GABBIANO

Mi fece pensare la lettura del libro "Il Gabbiano Jonathan Livingstone", poetico, saggio. Ma anche limitato e triste.

 

CORRI, LASCIA LO STORMO

E VOLA PIÙ IN ALTO,

IL CIELO È PIÙ GRANDE DELLE TUE ALI.

CORRI, VIVI L’AMORE

E SCOPRI UNA VITA PIÙ GRANDE DI TE.


Gabbiano le tue penne son bagnate

Dalla nebbia del porto.

Gabbiano, i tuoi giorni sono tristi

Come il fumo delle navi.

Sai, le tue ali son per volare

Sai, il tuo cuore è per amare.


Amico, “più  alto vola il gabbiano

E più vede lontano”

Amico, perché schiamazzi lì in basso

Sali e bevi l’azzurro.

Sali, i tuoi occhi son per la luce

Sali la vita è per l’infinito.


Gabbiano, un giorno torna allo stormo

E portalo su in alto.

Gabbiano, non stancarti mai di volare

E pensare con verità.

Si, dài  ali alla speranza.

Si, l’amore dà vita alla vita.

 


PRESENTE

Un sussurro. Pensando alla morte. Pensando alla vita. Solo l’amore conta. E tutto rende presente.


Quello che resta è ciò che abbiamo dato

Noi viviamo in chi abbiamo amato.


PRESENTE,  PRESENTE,  PRESENTE,  AMOR.


Quando il tuo cielo si tinge d’azzurro

è perché il sole è entrato in te.


Quando la vita scoppia nel cuore

è perché un altro l’ha fecondata.


Piccolo seme, gesto d’amore,

muore nel nulla ma spiga in lui vivrà.

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